8 marzo 2011

MODA: DI CHI E’ LA CITTA’?


Con gli occhi e la mente ancora turbati dal ricordo della strabordante “occupazione” natalizia di piazza del Duomo, ai cittadini milanesi è toccato ancora di “godersi” altre inquietanti apparizioni. Apparizioni legate, questa volta, alla settimana della moda: una ennesima installazione mercantile sotto il povero Ottagono della Galleria – che ne ha già viste di tutti i colori – e un’enigmatica lunghissima baracca in telone biancastro a tagliare in due l’intera piazza del Duomo (siamo sempre lì!) e a precludere il sacro-santo godimento della vista prospet-tica più cara ai milanesi e ai turisti (dalla stessa settimana della moda richiamati in gran numero da ogni dove), proprio la “cartolina” della piazza più famosa della nostra città.

Si potrebbe obbiettare che si è sempre trattato di installazioni temporanee di pochi giorni (anche se da noi il Natale è durato molto più a lungo di quanto si potesse giustificare!). Installazioni che in fondo avevano anche lo scopo di “significare” festività ed eventi speciali, che consentono alla città di raccogliere sponsorizzazioni (speriamo) o comunque di dare un segno di partecipazione a fenomeni di eccellenza che ci sono propri e riconosciuti in tutto il mondo come moda e design, e che vedono ciclicamente Milano divenire il centro dell’attenzione internazionale.

Un bel dilemma! E’ pur vero infatti che le piazze e gli spazi simbolici pubblici sono, secondo la consuetudine storica, destinati all’espressione di istanze, manifestazioni e attività di interesse generale, a condizione che la loro occupazione / trasformazione risulti temporanea e reversibile. Ora questo tipo di ricorrenti “occupazioni / manomissioni” di luoghi pubblici sono in effetti sempre state temporanee e reversibili. Perché allora esse sollevano sempre le polemiche e feroci critiche che anche io ho spesso condiviso?

Evidentemente perché questi stessi luoghi pubblici, anche se non inviolabili, hanno un livello di civica “sacralità” che vuole se ne possa temporaneamente disporre solo quando ricorrano eventi e necessità veramente condivisibili e condivisi da un più ampio settore di opinione pubblica. Più ampio e più con essa in sintonia di quanto non sia una sfilata di moda o uno showroom promozionale, inevitabilmente percepiti come fenomeni elitari, che per quanto socio – economicamente rilevanti non possono arrivare a giustificare uno sfregio, che si percepisce come arbitrario e troppo mercantile, a luoghi simbolo per l’intera città, come appunto piazza del Duomo o il centro della Galleria.

Mario Bellini



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