1 marzo 2011

MILANO. POLO CIVICO PER IL COMUNE


La video intervista a Bruno Tabacci, pubblicata sul numero scorso di ArcipelagoMilano, ha smosso le acque, un po’ stagnanti, della prossima contesa cittadina per le elezioni amministrative. Anche perché il personaggio spicca per le sue doti di particolare concretezza lombarda e milanese, di cui si sente il bisogno, dopo tante affermazioni retoriche e perentorie da parte dei contendenti in lotta. Sembra appunto che il futuro sindaco debba occuparsi di tutte le questioni sul tappeto, disperdendo le energie amministrative in una congerie di provvedi-menti che finiscono per essere tutti insufficienti o elusivi.

Si sente invece il bisogno di qualcuno che, paradossalmente, non abbia in testa un’idea di Milano (città della moda o del design o della finanza o della ricerca o di quant’altro) ma voglia dedicarsi ai quattro/cinque problemi importanti della città e li affronti con l’impegno e la competenza necessari. Questo è in linea col concetto di sussidiarietà: che Milano sia quella che i milanesi vogliono che sia, purché rispettino le poche regole che tutelano la libertà altrui. In qualche modo serve un buon regolamento edilizio ma forse non servono piani regolatori o di governo del territorio.

Penso quindi a un sindaco che affronti il problema ambientale, nei suoi aspetti tecnologici, sanitari, distributivi, economici e di sviluppo (si vedano i cinque referendum che andremo a votare), che si concentri sulle infrastrutture di comunicazione (Milano è in ritardo sulla banda larga, sia fissa che mobile e sul WiFi) e che soprattutto si dedichi a un piano o progetto sociale che va dall’edilizia sociale (nel decennio 2001-2010 si stimava un fabbisogno di 47.000 alloggi), al sostegno alle famiglie povere (15% e oltre), alla ricerca di lavoro, all’espansione dell’offerta di strutture per l’infanzia che alleggeriscano il peso sulla donna che lavora. Faccia queste cose il sindaco e dimentichi molte delle altre, incentivando il volontariato che a Milano risolve già molti problemi.

Per far questo, gli schieramenti in campo sono inadeguati, o perché condizionati da interessi spesso lontani dal bene pubblico o perché ostaggi di vecchi schemi o ideologie. Purtroppo c’è il rischio che la battaglia amministrativa si risolva al primo turno senza consentire quella riflessione più consapevole che normalmente si svolge fra il primo turno e il ballottaggio. Ci vuole il ballottaggio.

Si è pensato allora a un polo civico, animato dai cittadini che condividono questi principi ed eventualmente sostenuto da forze politiche estranee ai due schieramenti: quello che è stato chiamato terzo polo e di cui Bruno Tabacci è un esponente di spicco, in particolare a Milano. Sono stati fatti anche i nomi di Salvatore Carrubba, che poi ha declinato la sua disponibilità, di Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale, che pare tuttora in lizza, di Edoardo Croci, che forse meglio di altri poteva proporsi come personaggio indipendente proposto dalla società civile, infine di Bruno Tabacci, che nell’intervista ad Arcipelago ha dato la sua disponibilità.

Naturalmente, quando si tirano in ballo le forze politiche, nascono piccole questioni di bottega che mal si conciliano con l’interesse pubblico. Certo non ha senso che le forze del terzo polo stiano in prima fila a proporre simboli o marchi. E’ meglio che facciano un passo indietro rispetto alla società civile milanese. Sarà possibile tutto questo? E sarà possibile proprio con Bruno Tabacci? Se questo si realizzasse, non poco merito andrebbe proprio ad ArcipelagoMilano.

Franco Morganti



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