1 marzo 2011

NORDAFRICA. IMPORTARE LA RIVOLUZIONE


Provo una sensazione di disagio quasi fisica nel vedere le immagini dei massacri in Libia, perpetrati, e non è una sottolineatura da poco, non dalle truppe fedeli alla nazione, ma da mercenari (quindi che lavorano per danaro, non per lealtà) mentre nella inquadratura a fianco appare un certo signore di Arcòre, che si comporta garrulo in modi per i quali non trovo nel dizionario nessun appellativo che non rischi di farmi andare in galera. Così lascio dei punti di domanda e chi vuole, per esempio la Signora Santanché, può anche mettere Grande Stati-sta (suona anche bene: “Il Grande Statista di Arcòre”. Vedi l’intervista con Luca Telese su Il Fatto/Misfatto Domenica, 27 Febbraio 2011: “trovo straordinario il Presidente Berlusconi”).

Di fronte a uno Zeffirelli piuttosto scontroso e a un Letta visibilmente sulle spine, il ?????? di Arcòre fa il gesto dell’ombrello a una giornalista, felice come un bambino, anzi come il Ministro Rotondi quando pensa di aver detto una cosa molto intelligente, raccontando incredibili panzane e tirando fuori il bunga bunga di Gheddafi con la sfrontatezza di chi, sentendosi impunibile, osa sfoderare una volgarità senza fine, senza arrossire e senza la minima considerazione di quello che sarebbe per chiunque, ma soprattutto per un uomo di stato, un doveroso ritegno per l’immane massacro che si consuma nelle stesse ore a pochi chilometri di distanza. Un massacro confrontabile, per numero dei cadaveri e per ferocia selvaggia a quelli provocati in Cecenia e in Georgia da un altro amico del ?????? di Arcòre, “l’amico Putin”.

Penso a miei studenti, giovani che hanno oggi attorno ai vent’anni e che passeranno tutta la loro vita adulta in questo paese, nei prossimi tre quattro decenni, e mi viene voglia di gridargli che dall’altra parte del Mediterraneo si sta facendo una nuova storia tutta di giovani. Se in Italia fossero al potere non i servi pagati (sottolineo) del decrepito signore che si fa portare le ragazzine in casa e che con Gheddafi – oltre (forse) a quelli della nazione, che tutti i governanti devono fare- ha fatto i suoi affari. ma anche qualche giovane non ancora corrotto, capirebbe che l’Italia invece di giocare sempre più a fare la Terronia d’Europa, potrebbe assumere un ruolo di leadership in quell’area. I mercenari ci sono anche qui, le parole di Verdini (il cacciatore di teste del PDL) la dicono lunga sul carattere delle “migrazioni” politiche. Verdini dice di essere “disgustato da alcune richieste” di coloro con cui ha trattato. Sic! Se Verdini è “disgustato” figuriamoci una persona normale. (http://www.liquida.it/search/denis-verdini-richieste/)

Ragazzi svegliatevi, non fatevi corrompere dal cinismo osceno e ributtante di questa classe dirigente che si è arricchita durante il “dominio comunista in Italia”. Questa classe dirigente di evasori, estortori di lavoro nero, sfruttatori delle risorse altrui, prima con la svalutazione e poi approfittando dell’inerzia di chi stava al governo chiudendo il conto con una svalutazione del 50%, approfittando del cambio di moneta con l’Euro e, naturalmente dando la colpa all’Euro, tanto i babbioni ci credono. Questa è la classe dirigente che per pagare le multe delle quote latte a poche decine di imbroglioni truffatori, che dovrebbero essere in galera per dichiarazione falsa, ruba i soldi alla ricerca sul cancro e che dopo aver gridato contro i politici corrotti mette i propri figli e le proprie amanti in cariche pubbliche pagate con i nostri soldi, che vi invita a consumare mentre non avete neppure i soldi per mangiare, e via orripilando, non ha la minima capacità di visione per permettere di fare accordi con quelli che oggi sono nelle strade, ma che domani governeranno in quelle aree. Siamo stati due volte in Libia, la prima abbiamo commesso delle atrocità inenarrabili, la seconda abbiamo fatto affari con un feroce e ridicolo dittatore: i fescennini che il Grande Statista di Arcore gli ha permesso di fare a Roma, non fanno parte del normale bagaglio di convenevoli imposto dalla diplomazia. Fano parte del bagaglio di buon gusto, eleganza e classe tipico del cesarismo brianzolo del ?????? di Arcòre, piacciono a questo signore esattamente come piacevano a Gheddafi.

L’altra fonte di disagio è l’immensa distanza tra quanto sta accadendo nel Nord Africa e le reazioni e i luoghi comuni che ci vengono propinati dalla meschina ignoranza delle nostre classi dirigenti. Per anni vi hanno dipinto le società islamiche come costituite da pletoriche moltitudini di invasati a piedi nudi. Era facile per qualsiasi troupe televisiva andare in qualche piazza mediorientale trovare la solita bandetta di sfaccendati disposti a mettersi la bandana dei martiri e, all’ordine, a bruciare qualche bandiera in mezzo a raffiche al cielo di KA47. Qui non abbiamo visto nulla di simile, ma solo folle immense perlopiù di giovani uomini e donne, capaci di resistere alle vere raffiche della polizia o dei pretoriani, niente bandanne da martiri niente Grande Satana, niente Allah Allah, niente linciaggi anche quando sono state messe le mani addosso a mercenari che fino a un minuto prima avevano massacrato donne e bambini.

In pochi minuti di televisione sono caduti nel cesso anni di fallacismo pompato: non abbiamo visto le masse invasate, ma un popolo esasperato che la prima cosa che ha fatto dopo la sommossa è stata quella di pulire le strade. Capito? Pulire le strade. Andate a proporlo, non a Napoli, ma in qualsiasi città italiana dopo una partita. A Bengasi liberata dai pretoriani di Gheddafi, dove si è riunito il primo abbozzo di un governo spontaneo? Non in una moschea, ma in un laicissimo tribunale e i gruppi spontanei di vigilanza hanno cominciato a proteggere le università e le sedi delle industrie petrolifere. E si potrebbe continuare a lungo, ma è facile prevedere l’obiezione, che è successo così dovunque, poi vedi l’Iran. Certo la fase degli “entusiasmi collettivi” che creano vaste “aree di eguaglianza”, come spiegò anni fa Pizzorno con i suoi studi sulla partecipazione, non dura sempre, e forse neppure a lungo, ma i confronti subito fatti dai soliti superficiali con l’Iran o l’Afghanistan, servono solo a confondere invece che a chiarire.

In Iran lo Shah aveva una opposizione clericale diffusa che da anni si organizzava all’estero e che non faceva mistero del proprio integralismo. I miei studenti iraniani, perlopiù di sinistra, che allora erano tra i tanti che popolavano le università italiane, avevano ben chiare le idee quando dicevano a noi entusiasti e ignoranti che se avesse vinto Khomeini in pochi mesi, come fu, li avremmo rivisti in Italia (quelli sopravvissuti). Le pellicole della ferocia con cui le folle persiane (ma anche quelle rumene o croate, per dire) liquidavano per strada i sostenitori dello Shah le abbiamo viste tutti, non assomigliano in alcun modo alle immagini che abbiamo visto ora.

Il punto è, miei cari studenti e altri giovani ventenni, che questi eventi cambieranno radicalmente tutti i paesi della regione, ma ormai è chiaro che cambieranno anche voi e il vostro e il nostro paese. Non mettete la testa sotto la sabbia: il cambiamento è già in corso e avrà esiti di grande portata. Svegliatevi, ma svegliatevi per davvero, non guardate soltanto al petrolio e al PIL rebus sic stantibus, e alle migrazioni, sono fatti reali ma parziali, guardate a tutte le possibilità future. Si è tanto cianciato di Mare Nostrum, da parte di un nazionalismo così miserabile e straccione che sedeva sul petrolio (le prospezioni italiane lo avevano già trovato) e si ostinava fare gli uliveti con i pozzi artesiani a vento per sistemare i contadini veneti nella logica delle canzonette (“C’è una chiesetta amor, nascosta i mezzo ai fior”) e dell’ideologia localistica del regime.

Ma oggi questo è davvero il Mare Nostrum: l’Italia sta lì in mezzo e ha una enorme responsabilità e potenzialità. Purtroppo la reazione di questi giorni denota la miserabile ignoranza di questo governo in materia internazionale: i nostri maggiori responsabili politici dichiarano la loro sorpresa di fronte agli eventi nordafricani, in particolare della Libia, un paese in cui, come si può capire benissimo dalle interviste, si parla comunemente italiano, per una lunga e alquanto infelice storia. Adesso nessuno capisce nulla e lo dicono, ma in tutti questi anni, il Ministero degli Esteri, la Presidenza del Consiglio, e anche enti privati che hanno guadagnato molti soldi, quante risorse hanno investito, quante borse di studio dato, quanti centri universitari di ricerca sostenuto per accumulare conoscenze su queste società che hanno culture non immediatamente comprensibili?

Non dico che qualche borsa in più in antropologia avrebbe permesso di precedere i moti, non è questo il compito delle scienze sociali, ma avrebbe permesso di disporre di mappe conoscitive un pochino più precise e ora non assisteremmo allo spettacolo, che trovo un pochino inverecondo, di una classe politica, ma anche più in generale di una intera cultura, che oltre al “bunga bunga” sulla Libia contemporanea ha appreso ben poco. Tutti sono andati a sdottorare nei vari tal shows, libri come “Culture in bilico. Per una antropologia del Medioriente” di Ugo Fabietti (Bruno Mondadori, Milano 2002) io non li ho mai sentiti citare; non ho sentito nessun libro o quasi a dire il vero.

Fate un rapido esperimento mentale: tra qualche mese, se l’area non si incendierà di guerre civili o peggio (esito che spero nessuno dei nostri governanti voglia favorire, perché saremmo tutti trascinati nella catastrofe) in tutti questi paesi ci saranno governi provvisori e molto probabilmente saranno in corso elezioni cruciali da cui dipenderanno gran parte delle sorti del nostro paese e di tutta l’Europa. Staremo alla finestra a sentire i vari Ahmadinejãd? Oppure cercheremo di entrare nel dibattito politico-culturale per vie assolutamente legittime, perché tutti in questi paesi guardano a noi europei come a modelli da importare e, dopo decenni di propaganda locale, vorranno sapere molte cose dagli Europei. Chi mandiamo a rappresentarci nei loro dibattiti televisivi (o anche solo nei nostri, visto che tutti guardano le nostre televisioni). Mandiamo in Egitto “il Grande Statista di Arcòre” a spiegare alle donne egiziane chi era e cosa faceva a casa sua la nipotina di Moubarak?

Oppure lo mandiamo in Libia a spiegare alle famiglie di donne, vecchi e bambini massacrati da Gheddafi, cos’è il bunga-bunga e perché non voleva “disturbare” il massacratore mentre mitragliava i suoi concittadini? Oppure ancora, ai giovani tunisini che vogliono scuole e università gli mandiamo tutta la compagnia di giro, Gelmini in testa, che da mesi sta cercando di chiudere le nostre scuole pubbliche e le nostre università dicendo che l’istruzione fa male e fa fare le rivoluzioni? Oppure mandiamo di nuovo il Grande statista moderno con il Cardinale Bagnasco a dire che le scuole pubbliche sono una catastrofe e che è meglio ritornare alle madrasse? (tanto poi il Vaticano un accordo per aprire anche lì un po’ di scuole cattoliche lo troverà sempre). O mandiamo Giuliano Ferrara nella sua nuova veste di Porfirio Rubirosa sovrappeso con il vestito alla Italo Balbo e la Santanché con “i tacchi a spillo lucertolati” (lo dice lei, sempre a Luca Telese) a spiegare alle giovani nordafricane che a noi i veli non piacciono, salvo quelli delle baiadere, oppure ai giovani che sono andati a mani nude contro i mitra, che non bisogna essere moralisti e che la modernità è nell’edonismo da lupanare per la terza età propugnato da Ferrara e Santanché?

Oppure mandiamo le ministre e le donne in carriera che hanno fatto a botte per andare a sentire Gheddafi, assieme al Rettore della Sapienza Frati che in quella riunione si è sprecato a tesserne le lodi, a spiegare quale era la filosofia del Rais sulle donne? Oppure ancora mandiamo Calderoli con la maglietta con le immagini di Allah o Maroni con le foto dei morti nel canale di Sicilia o nei lager di Gheddafi? Se ci pensate bene nessuno di questa classe dirigente sarebbe ben visto da governi che hanno rovesciato i loro tiranni, ma alcuni di questi personaggi certamente non potrebbero neppure mettere fuori il naso in una piazza nordafricana senza rischiare il pomodoro marcio.

Tocca a voi, ai più giovani, cancellare queste vergogne e a trovare un modo per riacquistare quella leadership e quella legittimità cui il nostro paese può del tutto legittimamente aspirare. Ragazzi, svegliatevi, datevi da fare il futuro è vostro, non di quelli della mia età che devono solo evitare di lasciare delle rovine. Voi non volete andare a finire a chiedere un posto a Verdini né volete trovarvi dover andare con il cappello in mano dal Trota, cui il padre Bossi ha affidato il controllo di tutti posti che la Lega controlla nei media per premiarlo di essere stato bocciato alla maturità. E voi ragazze vorrete continuare a fare le escort dei vari Berlusconi, e a ad accapigliarvi perché a una regala la Mini e a un’altra, che invece è disposta a scopare con il “culo flaccido”, regala un posto in consiglio regionale? Trota e l’altra pagati con i nostri soldi. Volete per caso entrare in politica perché il Capo continui a chiamarvi le “mie bambine” anche dopo che siete diventate ministre?

Per favore svegliatevi, uscite di casa, liberatevi di questa cappa di oscenità e dei volgari panico-fondai. Andate in giro a cercare quei ragazzi e ragazze, libici, egiziani, tunisini, magrebini, arabi, persiani e di tutte le altre nazioni che noi ospitiamo nelle nostre università, fabbriche e imprese e nei quartieri delle nostre città, e che domani saranno i padroni delle loro terre. Fate amicizia, fatevi raccontare, parlate, imparate, amatevi, abbracciatevi, suonate e cantate assieme le musiche straordinarie che tutti questi paesi sanno dare al mondo, se capita, pregate, ma anche mangiate i cibi comuni, che come le musiche i nostri paesi hanno portato in tutto il globo, cercate insieme di trovare un futuro e una speranza per tutti, buttate alle ortiche il cinismo sozzo e la paura imbrattante che questi governanti corrotti cercano di instillarvi.

Il futuro e vostro, non fidatevi di noi vecchi e non credete che noi possiamo in alcun modo farlo per voi. Come è avvenuto 150 anni fa e non solo con l’Italia contro i tiranni di allora, oggi si è aperta una finestra di opportunità fantastica e grandiosa per le vostre generazioni, sarà un disastro se non la saprete usare, ma un progetto meraviglioso se ne userete bene. E tocca a voi dei paesi come l’Italia, che avete più risorse, prendere il timone, ma se sbagliate rotta, dall’altra parte vi attende un destino terribile: o la modernità consapevole, condivisa, intelligente e solidale, oppure l’oscurantismo e la barbarie. Sono caduti molti diaframmi davanti a questa scelta generazionale. Svegliatevi: e se necessario incazzatevi qualche volta anche voi, non lasciatelo fare solo alle formiche o ai vostri coetanei delle sponde meridionali.

Guido Martinotti

 



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