22 febbraio 2011

IL CAVALLO NON BEVE. LA FRUSTA DI FORMIGONI


Eccoli, sono arrivati, i grandi fustigatori, un piccolo e agguerrito esercito di talebani dell’economia e della società: Ferrara, moderato come sempre, Berlusconi, Formigoni e altri minori. Gli uomini del colpo di frusta. Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. Quando parlano del colpo di frusta per far partire l’economia ci si domanda per chi sono le frustate: Marchionne, per quanto lo riguarda, non ne ha fatto mistero. Gli altri ambigui e gesuitici. Alla fine il più spiritoso, si fa per dire, è stato Formigoni che ha declinato il colpo di frusta in 12 provvedimenti a suo dire taumaturgici: semplificazione e sburocratizzazione, attrattività del territorio, start up di nuove imprese specie di giovani e donne; rete di affiancamento alle imprese in difficoltà, graduale riassorbimento della disoccupazione e occupazione giovanile; sostegno al credito; aggregazioni e reti di impresa e distretti del commercio, ricerca e innovazione, diffusione della banda larga e ultralarga, green economy, agricoltura, nuovo anticipo dei fondi PAC, accordo di programma con le Camere di commercio. Un invito ai lettori di Arcipelagomilano: chi non ha mai sentito parlare di provvedimenti di questo tipo si faccia avanti per il nostro concorso “Il sordo del secolo”.

Se poi lor signori non fossero al Governo da lustri, Formigoni dal 1995, Berlusconi dal 1998, potremmo pensare a una loro recente presa di coscienza dei problemi italiani e lombardi ma così non è e ormai parlano come un disco incantato. L’unica novità è la frusta. Per noi naturalmente che dovremmo saltare nel cerchio come vogliono i padroni del circo. Tutto questo sciorinare e raccontare di provvedimenti come fossero verità rivelate o come dicono i latini “ore rotundo” (che traduco per i Lumbard: ” con la bocca a cùu de gaijna”) mentre Milano, sotto le loro ultradecennali e amorevoli cure, affonda lentamente, come ci racconta oggi su queste pagine Edoardo Ugolini. La capitale industriale del Paese arranca, arretra e non è più nemmeno in testa alla classifica del Pil per abitante e tanto per progredire si rinchiude sempre di più nei suoi angusti confini quasi il suo auspicabile destino fosse di diventare come l’isola di Manhattan di un Paese immaginario illusorio proposto da uno strumento urbanistico irrealistico e folle.

Una città di plutocrati nani fieri delle distanze che li dividono dal resto dei cittadini ma esclusi dal novero dei veri grandi capitalisti mondiali: provinciali persino in questo. Ma tra tutti i provvedimenti dei quali si parla c’e sempre un grande assente: l’ambiente. L’ambiente come cura e attenzione ma anche l’ambiente come investimento. Come investimento è inutile dilungarsi: le politiche d’investimento ambientale richiedono mezzi economici imponenti ma soprattutto continui e, se è vero che danno occupazione, non danno visibilità a breve quindi non sono “politici”. L’ambiente come prevenzione e attenzione è un costo per le aziende e per la collettività e se anche i singoli cittadini mostrano una ampia disponibilità a cambiare il loro stile di vita pur di salvare l’ambiente, per le aziende sono solo aumenti di costi di produzione e dunque…

C’e un ultimo aspetto del quale ci parla su questo numero di Arcipelagomilano Ferruccio Porati a proposito dello svincolo autostradale di Paderno Dugnano: la tutela dei cittadini dall’inquinamento acustico e atmosferico generato da nuove opere stradali. Qui il discorso si fa lungo e complesso e riporta a responsabilità passate oltre che presenti. L’insensata polverizzazione edilizia che caratterizza i territori dei Comuni lombardi in particolare rende difficile se non impossibile realizzare opere d’infrastrutturazione viaria senza provocare peggioramenti (e quindi proteste) da parte delle comunità interessate da queste trasformazioni territoriali. Ormai non possiamo che piangere sul latte versato ma, per quel poco che ci resta ancora del nostro territorio, teniamo a mente che la mancata previsione di assetti territoriali futuri aggraverà i problemi in termini di costo e di consenso: due facce della stessa medaglia.

L.B.G.



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