22 febbraio 2011

MILANO DOMANI PIÙ “TRIENNALE”


L’evento Expo 2015 ha avuto il merito di fissare una data per ripensare sostanzialmente all’immagine della nostra città. Si potrà criticare quanto si vuole il nuovo, impressionante, sviluppo urbanistico in atto, ma dobbiamo prendere atto della trasformazione che ci proietterà in un’altra realtà. Possiamo toccare con mano, quotidianamente, la crescita dei grattaceli delle Varesine, di City Life, del Portello per non parlare di tutte le altre iniziative, che sicuramente stanno stravolgendo l’immagine della vecchia Milano, sia di quella un po’ austera, ottocentesca e dei primi del novecento, sia di quella, molto spesso di scarsa qualità, nata dalle macerie dell’ultima guerra. Insomma ci dovremo abituare a vivere in un’altra città diversa da quella che conosciamo e amiamo, anche se dobbiamo ammettere che questa sia purtroppo da tempo decaduta ai margini dell’Europa che conta, per molti aspetti oramai assolutamente superata in un impietoso confronto con le principali città europee.

Pensando al futuro dobbiamo essere coscienti che non è sufficiente ricorrere alle “archistar” per ridisegnare l’immagine della nostra città. Il passo importante e fondamentale sarà recuperare la sua anima, che le dia una precisa identità e la faccia diventare una meta irrinunciabile per noi e per il turista internazionale, al pari di Parigi, Londra, New York o Roma. E quest’anima viene dalla cultura, dove Milano ha tradizioni che non possono essere dimenticate. Buona parte degli artisti del Museo del Novecento qui ha operato e ha lasciato delle tangibili tracce. La Scala è nota da due secoli nel mondo e i nuovi teatri non chiedono altro di poter ospitare performance, conferenze e concerti. Non a caso il giovane Mozart, tempo fa, per imparare, è passato da qui.

Ora il motore che può riavviare questo sogno è la Triennale, che dovrebbe riproporsi come avvenimento periodico e attrattivo della sperimentazione (come lo era una volta) delle avanguardie, insomma dei giovani artisti e non solo italiani, che devono poter avere un palcoscenico a cui affacciarsi e presentarsi al pubblico. Un anno si potrà avere la Triennale delle Arti figurative, un anno la Triennale di Architettura e del Design, e un anno la Triennale della Musica e del balletto (Perchè dimenticarsi del massimo delle nostre eccellenze, la Scala ?). Il tutto in sinergia e coordinato in un programma di insuperabile qualità (ne esistono tutti i presupposti) e la cui periodicità ne faciliterà la comunicazione e la presentazione sul mercato italiano ed estero. Ciò che sarà proposto potrà dare una committenza e un obiettivo agli artisti, potrà arricchire la città con opere che vi potrebbero rimanere; trattandosi di arte contemporanea si creerà scalpore, nasceranno polemiche e ci possiamo scommettere, discussioni, ma si darà vita alla città.

Ci si deve chiedere (e preoccupare, in questi tempi di vacche magre) con quali mezzi poter realizzare il tutto. Il “federalismo”, verso cui siamo diretti, deve farci escludere aiuti provvidenziali dall’alto. L’operazione deve essere autogestita e/o gestita a livello locale. La “tassa di scopo” che potrà essere introdotta, come avviene in altre città, potrà esserne lo strumento. La soluzione deve arrivare dalle considerazioni da cui eravamo partiti e quindi pensare fin da subito a un grande disegno (nella fase di progettazione) che il sostegno avvenga da parte di chi ha il massimo interesse alla promozione della città. Chi ha interesse a collocare sul mercato le migliaia e migliaia di nuovi metri cubi di edilizia di cui si prevede la costruzione deve anche pensare a stimolarne la domanda che non può generarsi da sola.

Si è parlato del recupero di 700.000 milanesi che nell’ultimo decennio hanno abbandonato la città; ma perchè dovrebbero ritornarvi se non si fa nulla per rendere interessante questa scelta? Sotto altro punto di vista, se pensiamo a tutti i milanesi che hanno una seconda o terza casa a Roma o a Venezia, per non dire a Parigi, Londra o NewYork, perchè non pensare che anche gli abitanti di Lugano, Basilea, Zurigo, Stoccarda, Monaco o Lione, non sentano la necessità di avere stabilmente una residenza nella nostra città per partecipare alla sua vita, e ai suoi eventi? Ma tutto questo non può verificasi in termini improvvisati e miracolistici, ma deve essere promosso e programmato e potrà essere realizzato nel momento in cui la Città (e chi la amministra) esprimerà una idea lungimirante e globale, coinvolgente, a fianco delle infrastrutture materiali, anche le basi per realizzare una migliore qualità della vita alla quale tutti noi aspiriamo.

 

Raffaele Valletta

 



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