22 febbraio 2011

PIÙ MUNICIPI E MENO CONSIGLI DI ZONA


Mi vorrei inserire nel dibattito in corso all’interno dello schieramento che sorregge Giuliano Pisapia sindaco di Milano per portare un’esperienza di quindici anni passati nel decentramento e soprattutto per una verifica dall’osservatorio privilegiato rappresentato dalla mia professione. Non consigli di zona ma municipi. I consigli di zona sono enti inutili e quindi pericolosi. Non hanno poteri. Non riescono neppure ad avere le informazioni necessarie sugli eventi che accadono nel loro territorio. Non hanno nessuna programma-zione. O diventano delle municipalità oppure è meglio fare a meno di uno strumento amministrativo che si è andato progressivamente svuotando.

All’inizio, nel 1980, nelle intenzioni e in qualche atto della pubblica amministrazione, vi era la premessa per un vero decentramento. Per esempio i consigli di zona avevano effettuato i rilievi per stabilire il degrado abitativo nelle varie zone. Le priorità degli interventi di manutenzione stradale venivano stabiliti dalle stesse zone dopo preventivi sopralluoghi e classificazioni degli interventi necessari. Esisteva anche un bilancio partecipato con l’elenco degli investimenti necessari, annuali e triennali, da inserire nel bilancio di previsione del Comune. Anche la gestione del Demanio doveva avvenire direttamente nei consigli di zona. Da queste premesse invece ne è scaturito un ente inutile che serve solamente per dimostrare che il Comune è democratico. Tutto è partito dagli assessori che non volevano saperne di cedere parte del potere decisionale. Ma ha contribuito anche una cultura amministrativa che, allora come ora, vuole che le decisioni importanti si prendano nelle secrete stanze.

Nella prossima giunta il potere delle municipalità deve essere reale perchè: 1) la partecipazione dei cittadini diventi effettiva. Chi va al municipio a chiedere informazioni su qualunque materia amministrativa sarà in grado di avere risposte immediate o quasi; 2) i municipi garantiscono un maggior controllo sul territorio, dalle licenze commerciali, ai lavori edilizi, alla sicurezza; 3) i municipi garantiscono interventi immediati e appropriati in caso di guasti di ogni genere; 4) i municipi sono in grado di trovare i provvedimenti più appropriati in caso di sostegno sociale. Per questo devono avere la stessa autonomia dei comuni e devono godere di fondi propri per decidere gli interventi necessari senza dipendere da altre istituzioni.

Ho visto che nel dibattito in corso nelle officine volute da Pisapia qualcuno è preoccupato per i trasferimenti del personale. Ma ora come alle origini è solo l’organizzazione centrale che deve riorganizzarsi in zone corrispondenti alle municipalità. Sarebbe troppo oneroso trasferire tutto l’apparato burocratico nelle diverse zone anche se nella prospettiva dell’area metropolitana dove le municipalità saranno dotate di una maggiore autonomia questo trasferimento si renderà necessario.

C’è un aspetto che riguarda il ruolo delle municipalità nella vita politica e sociale che mi preme mettere in evidenza ed è la lotta alla criminalità organizzata. In una città come Milano dove tutto si può celare diventa fondamentale avere il controllo del territorio e un rapporto con i cittadini in grado di rendere l’attività amministrativa come un libro aperto consultabile da tutti e in grado di segnalare le anomalie che altrimenti non si riescono a riscontrare. Insomma i municipi sono una nuova democrazia per Milano, uno strumento che distingue il centrosinistra dalla destra.

Michele Crosti*

direttore Radio Popolare

 

 



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