15 febbraio 2011
Uscendo da Milano verso Vigevano, prima che la via Lorenteggio diventi la Nuova Vigevanese, lungo il confine tra Milano e Corsico si è sviluppato un Centro Terziario di notevoli dimensioni sui due lati della via Lorenteggio e attorno alle sue parallele Kuliscioff a nord e Gonin a sud. L’impatto visivo è molto forte soprattutto dalla parte di via Kuliscioff, per la presenza di edifici progettati dallo stesso studio e caratterizzati per l’uso in facciata di curtain-wall alternati a vaste superfici in marmo bianco o in pannelli in alluminio. Questo insediamento terziario è nato dall’utilizzo delle ampie aree a destinazione industriale previste dalla Variante Generale dal PRG del 1980.
Ma come è stato possibile realizzare del terziario su aree a destinazione industriale? Dapprima questa destinazioni hanno mantenuto tipologie edilizie coerenti con le funzioni di uffici e laboratori nelle percentuali previste, per poi passare progressivamente e senza farsi troppi scrupoli a progettare tipologie edilizie chiaramente a uffici dove l’unica differenza d’uso dei locali era la scritta della destinazione sulle planimetrie. Poi finalmente Comune e Regione verificato il madornale errore della Variante Generale al PRG dell’80 di prevedere (con il terziario già dilagante in città) ampie aree a destinazione industriale, hanno creato strumenti urbanistici per permettere diverse utilizzazioni, prima attraverso la delibera del Comune del 1995 per le Aree Dismesse, e poi attraverso la legge Regionale sui PII (Piano di Intervento Integrato) del 1999.
Dal punto di vista delle infrastrutture viabilistiche questo Centro Terziario, (contrariamente a quello della Bicocca che puntava sulla Gronda Nord poi non realizzata), è nato ben servito dalle infrastrutture esistenti essendo all’incrocio di due assi portanti esistenti, la Lorenteggio / Vigevanese sulla direzione est-ovest, e il recente asse portante nord-sud che dal Gallaratese serve l’ospedale San Carlo, il capolinea della MM1 Bisceglie scendendo a sud, grazie al ponte di Aldo Rossi su FFS e Naviglio Grande, a raggiungere il Ronchetto sul Naviglio e la via Buccinasco. Il servizio di trasporto pubblico è invece assolto da normali linee di superficie, insufficiente per un Centro di queste dimensioni. La linea MM1 a Bisceglie è a 900 metri da via Kuliscioff, e anche la linea MM4 prevista in questi ultimi anni in partenza dalla stazione di San Cristoforo verso Linate ignora la sua presenza, prevedendo la fermata più vicina in via Segneri a 1200 metri di distanza sempre da via Kuliscioff.
A questo punto è bene ricordare che i servizi pubblici più importanti come Stazioni, Ospedali, Università, Centri Sportivi e Centri Terziari decentrati dovrebbero essere serviti direttamente dal mezzo pubblico più efficiente e cioè la rete della MM. Cosa che non è stata così intuitiva, come sembra, per il Comune di Milano che non ha previsto, nel nuovo PGT, di servire con la MM centri Ospedalieri di grande importanza come il Sacco a nord, IEO e CERBA a sud e ovviamente neanche il Centro Terziario del Lorenteggio.
Questo problema il Comune non se lo è posto probabilmente perché questo Centro non è stato frutto di un unico Piano Esecutivo, (come la Bicocca o Milano Fiori 1 e 2), ma di formazione spontanea come somma di piccoli interventi, senza avere un Disegno Urbano complessivo e senza neanche poter godere del coordinamento e contestualizzazione con l’esistente, che era previsto a carico del Comune dalla normativa di attuazione dei PII e che si è rilevato del tutto inefficace. Il risultato di questa carenza di pianificazione urbanistica è l’accumulo disordinato di tanti edifici di altezze e anche orientamenti diversi, la mancanza di una piazza pedonalizzata che poteva valere come baricentro urbano (e dove far attestare il mezzo pubblico) e uno studio globale delle aree a verde. Ci troviamo di fronte a un vero disastro del Disegno Urbano, insufficientemente mitigato dalla buona architettura e dalla ripetizione degli stessi materiali per le facciate di una parte degli edifici.
Su questi progetti è necessario dire qualcosa di più, perchè l’anima architettonica dello studio Gantes e Morisi che li ha prodotti è proprio quest’ultimo architetto, che anche in progetti in altre parti di Milano, ci propone una alternativa ai banali parallelepipedi vetrati di questi ultimi anni con l’introduzione di parti piene accanto a quelle vetrate realizzando edifici termicamente meno costosi del tutto-vetro e più adatti al nostro clima, rivalutando all’interno di questi “l’ombra” altrettanto importante assieme alla “luce” per il disegno dell’architettura e per il confort degli utilizzatori. Ma anche riconfermando una “italianità” nel disegno di queste torri già introdotta da Ponti nel Pirellone.
Gianni Zenoni