16 febbraio 2011

IL DOPO EXPO


Che ne sarà dell’area dell’Expo a manifestazione conclusa? Al contrario di quanto avveniva in passato, quando tutto veniva lasciato un po’ al caso e si risolveva in architetture enormi ma inutili e inutilizzate, oggi la destinazione dell’area nel dopo-Expo viene progettata già nel masterplan iniziale. Al momento, il comitato organizzatore di Expo 2015 sem-brerebbe orientato verso la costruzione di un’Expo leggera, nella quale la maggior parte dei padiglioni sarebbero strutture temporanee, destinate a essere smontate dopo l’evento, e solo poche costruzioni – simbolo sarebbero stabili. La proposta è di trasformare il lascito di Expo 2015 in un innovativo parco ludico – educativo, in grado di raggiungere a regime fino a due milioni di presenze/anno, che riprenda in modo più ampio e spettacolare il tema dell’Expo, legato all’alimentazione e allo sviluppo sostenibile.

Dal centro della Terra fino all’Universo sarà il viaggio virtuale che compiranno i visitatori, lungo il quale verranno sollecitati su varie tematiche: scienze della Terra, salvaguardia della biodiversità, coltivazione e alimentazione, osservazione satellitare per il monitoraggio della Terra ed esplorazione dell’universo. Ho già avuto modo di presentare questo progetto alla società Expo 2015 corredata da uno studio di fattibilità che ha visto il coinvolgimento di un gruppo di lavoro multidisciplinare di cui fanno parte liberi professionisti, docenti universitari con competenze tecniche, scientifiche, nonché specialistiche nel settore dei parchi ludico educativi. La proposta è ora al vaglio. Secondo il progetto dell’Expo, lo spazio espositivo sarà organizzato come un grande parco botanico planetario, dove ogni Paese potrà mettere in mostra le coltivazioni esemplari della propria sovranità alimentare e le tecniche che ha sviluppato per rispondere alle esigenze alimentari della popolazione, con campi agricoli sperimentali, orti, giardini, serre, padiglioni di trasformazione del cibo e cinque aree bioclimatiche con grandi serre dove verranno riprodotti i principali biomi o modelli climatici planetari.

Proprio da queste mega – serre e dall’esperienza dell’Eden Park, il caso di un parco di edutainment cresciuto attorno a due serre di questo tipo in Cornovaglia, prende spunto l’idea. L’interesse e la curiosità del pubblico per coltivazioni e specie non endemiche alle nostre latitudini sono tali che per trasformare serre di questo tipo in una vera e propria attrazione sarebbe sufficiente aggiungere altre specie ornamentali a quelle già coltivate. A quest’attrazione primaria se ne possono aggiungere, ben altre, sempre sfruttando idee e strutture già previste per l’Expo: la sala auditorium prevista nel Performance Center potrebbe facilmente essere tematizzata e ospitare un cinema 4D (tanto di moda nei parchi attualmente), con filmati dedicati a tematiche di vulcanologia e scienze della Terra o magari, per rendere le cose più fantasiose, con un’avventura ispirata a ‘Viaggio al centro della Terra. Sempre nel Performance Center, la sala multimediale, una volta arricchita da un planetario digitale di nuova generazione, resterebbe in quanto si tratta di una struttura che si collegherebbe al tema generale del parco e che in effetti nella zona di Milano ancora manca, e prenderebbe il nome di Cupola dell’Universo.

Le vie d’acqua e i laghetti, che rivestono un ruolo tanto importante nella progettazione dell’Expo, potrebbero essere convertiti in percorsi navigabili per battelli elettrici a energia solare, assolutamente in linea con l’impostazione eco-sostenibile del progetto. Anche al di fuori delle attrazioni strettamente dette, le strutture dell’Expo potrebbero essere facilmente riconvertite all’uso di un parco. Il Palazzo Italia potrebbe diventare uno shopping center per gadget del parco, libri, giochi e attrezzature didattiche sui temi trattati. CascinaTriulza, esempio di architettura rurale lombarda, di cui si è immaginata la trasformazione a grande museo dell’alimentazione, potrebbe ospitare spazi dedicati alla vendita di prodotti enogastronomici e agro-alimentari, e alla ristorazione a kilometro zero, utilizzando alimenti freschi e sani provenienti dal circondario.

Eugenio Repetto

 

 



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