8 febbraio 2011

A MILANO IL PM NON È UN PUBBLICO MINISTERO


Ci risiamo! Ogni anno, in questo periodo, scopriamo che i giorni di superamento del limite di 50 μg/m3 per il PM10 saranno molti di più del consentito dalla UE, e che questo ci porterà al pagamento di multe salate. E ogni anno le istituzioni competenti, e in primis la Regione Lombardia e il Comune di Milano, dopo una iniziale caduta dalle nuvole, balbettano citando studi in corso, rimedi futuri, e intanto dispongono misure che essi stessi sanno essere inefficaci, quali i blocchi domenicali di singole città di cui si parla. Al massimo, si tratta di misure di sensibilizzazione dei cittadini, ma, come hanno dimostrato i dati sperimentali del passato, e come da molte parti del mondo scientifico si sostiene, metodologicamente insufficienti per affrontare un problema di dimensione quanto meno regionale.

Si, perche’ il particolato atmosferico viene solo in parte emesso dalle fonti di combustione e da altre sorgenti. In parte invece si forma per combinazione chimica tra componenti gassosi emessi da varie fonti. E quindi, in parte, i gas emessi dalle sorgenti si combinano tra loro mentre viaggiano nell’atmosfera sospinti dal movimento delle masse d’aria, e a volte generano materiale particolato in luoghi diversi rispetto a quelli delle emissioni originali. Ma anche il particolato direttamente emesso dalle sorgenti viaggia, sospinto dal movimento delle masse d’aria, e quindi viene respirato anche da chi si trova in un luogo diverso rispetto al luogo dell’emissione. Inoltre, la componente piu’ tossica del PM10, che, essendo particolarmente fine, penetra nel polmone profondo, è la componente PM2,5 e ancora più la componente PM1. Essa viaggia, sospinta dalle masse d’aria, e non viene facilmente abbattuta neanche dalla pioggia.

Cosa significa tutto ciò? Ovvio: non basta una politica locale per affrontare un problema globale. Non basta l’Ecopass nel centro di Milano per diminuire la presenza di PM10 nell’intera area milanese. Non basta una domenica a piedi, e neanche tutte le domeniche a piedi per controbilanciare sei giorni alla settimana di emissioni di inquinanti. Ma allora, che fare? Primo, ritornare allo stile di un Paese serio, distinguendo tra la volgarita’ del reality di Ruby e Silvio in atto da tempo e la serietà delle persone che si assumono delle responsabilità’ e le conseguenti attività di governo. Poi, discutere e fare!!! Cosa?

1. Il Piano di Governo del Territorio della città di Milano e delle principali città’ della Lombardia dovrebbe essere concepito con l’obiettivo di diminuire la quantità delle emissioni in atmosfera, sia da traffico, che da riscaldamento che da attività produttive. Questo è un requisito per un PGT che pretenda di guidare lo sviluppo del territorio nel prossimo decennio 2. Le misure atte a contenere l’inquinamento atmosferico devono nascere dalla competenza e dalla libertà di giudizio del mondo scientifico. Non vi è spazio, data la gravità del problema, per pareri scientifici addomesticati da ragioni di opportunità dettate da questa o quella maggioranza. Al legislatore nazionale e regionale tocca mettere in pratica i suggerimenti liberi e autorevoli che vengono dalla scienza, legiferando di conseguenza. L’amministratore locale ha il dovere di applicare la legge, che deve essere uguale per tutti.

3. L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) è lo snodo fondamentale per raccordare la competenza del mondo della scienza (Università, CNR, enti di ricerca, etc.) con l’attivita’ del legislatore. Essa non è un organo di mediazione tra la politica e il mondo delle competenze, ma un canale di valorizzazione del libero giudizio degli esperti. E i suoi dirigenti non hanno colore, ma dignità di uomini competenti e liberi nel giudizio. 4. Sottoporre le politiche di contenimento dell’inquinamento e i loro risultati al vaglio di esperti indipendenti. 5. Solo dando autorità a chi ha competenze si può ottenere consenso a politiche che comportano sacrifici. Politici screditati non vengono creduti neanche dai loro sostenitori.

Tutto cioò è elementare, e viene fatto correntemente in Europa. Perché non da noi? Eppure ne avremmo un particolare bisogno perché la collocazione geografica della Pianura Padana la rende un caso particolarmente difficile da affrontare. E i casi difficili si affrontano utilizzando tutto ciò che hanno imparato gli altri Paesi. Altrimenti, avremo nel Presidente Formigoni e nei suoi tecnici dei nuovi Lysenko. Lo ricordate, Lysenko. Fu il principale propugnatore di una visione politicizzata della biologia. Furono celebri le sue battaglie contro la scienza accademica. Le sue teorie, oggi completamente screditate, applicate all’agricoltura sovietica, ebbero esiti disastrosi.

Certo, nel Paese di Ruby e di Berlusconi il rigore scientifico e il rispetto per chi ha competenza non è molto popolare. Ma i nostri figli e i nostri nipoti, quando dei succitati non sarà rimasta traccia neanche tra i “cattivi” della storia patria, che cosa penseranno di noi? Forse che eravamo furbescamente complici. E allora, coraggio! Non tutti, anche nello schieramento governativo, sono d’accordo per la minimizzazione e la banalizzazione dei problemi del territorio e del suo governo. Basta citare Croci, fatto fuori dal Sindaco di Milano (qui poco Sindaco e molto portaordini) perché voleva fare sul serio. E l’occasione la abbiamo: il referendum che si svolgerà tra poco!

Bruno Rindone


 



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