8 febbraio 2011

OPERAI SANS PAPIERS: IL PD A DETROIT


Metti una sera, dopocena, in un circolo del PD. Di fronte, casualmente, un operaio (Oreste) e un professore universitario (Lamberto), un giuslavorista, di sinistra però. Lo ammettiamo, il caso è quasi irreale, come è eccezionale trovare un operaio in un circolo del PD. Ma tant’è, così ci è stato detto. Dunque l’operaio e il giuslavorista, ciascuno con il proprio bagaglio. Sta un po’ zitto l’operaio, ma qualcosa gli rode mentre guarda parlare il professore. Alla fine, lo prende da parte e comincia un breve dialogo che raccontiamo per come ci è stato riferito.

Oreste “Ma scusa, professore, non ho capito tanto bene: se il PD difende i lavoratori perché è d’accordo per licenziarli più facilmente?” Lamberto “Non è che li voglia far licenziare più facilmente, è che gli imprenditori, se non possono farlo, non adattano a tempo le imprese al mercato, e tutta la nostra economia si indebolisce, riducendo alla fine il benessere per gli stessi operai”. Oreste “Capisco, ma per adattare le imprese sopra i quindici dipendenti c’è la Cassa, mentre al di sotto già fanno quello che vogliono. Per quale motivo allora gli imprenditori si lamentano?” Lamberto “Perché la Cassa è farraginosa, costa ed è sottoposta alla contrattazione con i sindacati” Oreste “D’accordo costa, ma son soldi nostri, e poi, se l’operaio non ricevesse l’integrazione salariale, come camperebbero i negozianti e quindi tutti quelli che vendono a loro?”  Lamberto “Ma io non propongo di non dare più nulla, ma semmai di dare una sorta di buonuscita di circa 12-24 mensilità”

Oreste “Certo, ma intanto io sono fuori dalla fabbrica e chi mi rida il posto di lavoro?”  Lamberto “Sono previsti servizi di sostegno e poi a questo punto il mercato del lavoro è più flessibile: le imprese assumono più facilmente se possono più facilmente licenziare” Oreste “Ho capito. O meglio ho capito che mi chiedete di scommettere su qualcosa che forse avverrà, mettendo sul piatto l’unica garanzia che ho: il posto di lavoro. Un bello scambio: una promessa contro una certezza. E gli altri cosa mettono sul tavolo? Non mi dirai che l’economia italiana dipende solo dalla rigidità dell’occupazione dei lavoratori nell’impresa privata?  Lamberto “Onestamente, no. Pesano evasione fiscale strutturale, disservizi e sprechi della pubblica amministrazione, lavoro nero, manomorta delle organizzazioni criminali, rendite finanziarie e speculative”.

Oreste “Bene, mi fa piacere che su questa cosa siamo d’accordo. Ma allora perché non si mette mano anche lì, anzi prima di tutto lì? Per l’operaio, il posto di lavoro è l’unica ragione di sopravvivenza, mentre per tanti strati sociali i privilegi sono qualcosa in più di questa! Se sacrifici devono essere fatti, prima di toccare la carne viva degli operai si tocchi il grasso di altri, e tu sai bene di cosa parlo”  Lamberto ” Si, credo di capire, ma questo non vuol dire che non si debba rendere più flessibile l’impresa e l’economia in generale”. Oreste “Di nuovo c’è qualcosa che non capisco. Dici di essere d’accordo con me, ma poi insisti sulla tua posizione. E poi scusa, se il costo del lavoro è una parte sempre meno importante del costo del prodotto, perché non si guarda altrove: tecnologie, impianti, logistica, interessi bancari; e poi quanto investono i padroni nelle imprese?”

Lamberto “Ecco hai toccato un punto delicato: le nostre imprese sono piccole e sottocapitalizzate, e sai perché lo sono? Per la presenza dell’art. 18 che ingessa il sistema e scoraggia la crescita dimensionale delle imprese” Oreste ” Siamo tornati al punto di partenza. Se le imprese soffrono, la colpa è degli operai che non vogliono farsi licenziare! Ma scusa, se le imprese son piccole non guadagnano come si spiegano i 100 MLD di capitali portati di soppiatto all’estero e sanati con lo Scudo Fiscale? E Dio solo sa quanti altri sono tuttora nascosti. Non erano ottime risorse per capitalizzare le imprese?” Lamberto “Sono d’accordo, ma il PD ha subìto questa decisione, non l’ha presa e l’ha denunciata” Oreste “E’ vero, ma allora non si può dire che la piccola dimensione delle imprese ha impedito il profitto e la capitalizzazione: se hanno messo da parte 100 MLD, vuol dire che prima di essere “risparmi” sono stati “profitti”?

Lamberto “Questo è oggettivo, te lo concedo, ma stiamo ragionando su fattori che sono al di fuori della nostra portata” Oreste a questo si arrabbia “E no, a questo punto, non te la puoi cavare così. Mi dici di essere d’accordo e poi concludi che si possono tagliare solo i miei “vantaggi”, come se fosse solo colpa mia se le imprese non assumono e se il sistema Italia è stagnante e iniquo?”  Lamberto “Non sto dicendo questo, solo che anche certe visioni “antiquate” dei diritti degli operai contribuiscono a questo malessere, rendendo più difficile l’assunzione dei giovani”. Oreste: “Questa poi non me la bevo proprio. Mio nipote lavora in una società di servizi, al disotto dei quindici dipendenti. Eppure proprio lì, anche se possono licenziare senza problemi, fioriscono stage, borse e contratti di ogni tipo, salvo quelli a tempo indeterminato! La verità è che gli imprenditori vogliono solo risparmiare sul costo degli stipendi, altro che flessibilità”

Lamberto “Si può esserci anche questo fenomeno, ma non cambia che le nostre imprese abbiano bisogno di flessibilità e lo stesso il mercato del lavoro” Oreste “Ma cosa vuol dire? Per quale motivo ti nascondi dietro le parole? Ti rifaccio la domanda di prima: quanto pesano le “cattive abitudini” delle altre fasce sociali sul nostro malessere economico? E per quale motivo il PD invece di mettere all’ordine del giorno la lotta contro queste cose, pensa principalmente a ridimensionare le nostre conquiste di lavoratori? Conosco un sacco di gente che non dichiara quasi nulla, ma gira in SUV ed ha una bella villa. Qualcosa non quadra”. Lamberto “Cos’è, invidia sociale? Che cosa brutta!! Oreste “No, non è invidia, ma domanda di giustizia e occhi aperti sul mondo. Non capisci insomma che se mi chiedi di rinunciare a qualcosa di tanto essenziale come il posto di lavoro, io, operaio, a mia volta chiederò conto di tante altre cose, in nome della giustizia e dello stesso benessere generale? L’ho sentito o letto da qualche parte: è il Patto sociale non scritto, se lo tocchi in un punto, devi sistemarlo anche negli altri”

A questo punto, Lamberto tace pensieroso, poi sbotta “Ma cosa vuoi da me, io sono solo un giuslavorista, non posso occuparmi di tutto, non sono un tuttologo, queste sono cose politiche che non hanno a che vedere con la mia specializzazione tecnica”. E Oreste a sua volta “Ah ecco. Se fai il gommista, fallo pure, ma non pretendere che ogni guaio della macchina dipenda dalle gomme. Magari dipende anche dal motore, dalla trasmissione, dal cambio. Servono una visione generale e una revisione generale. Noi operai siamo anche disposti a parlare delle nostre gomme, ma solo se si guarda ai guai di tutta la macchina, anche perché si corre il rischio di avere gomme nuovissime su di una macchina senza motore. Una macchina che è stata fatta tanti anni fa, che si è arrugginita in molte parti. Abbiamo sempre fatto sacrifici, (è la nostra specialità) e non ci spaventerebbe certo farne anche ora, per noi, le nostre famiglie, i giovani di cui tanto parlate senza ricordare che sono i nostri figli. Figurarsi!! Ma con le carte ben chiare sul tavolo, e ci aspettiamo che il PD stia al tavolo con noi, senza fare l’occhietto agli altri giocatori”. Così, Oreste e Lamberto si sono salutati e sono tornati a casa, un po’ più convinti, per motivi opposti, che le cose così proprio non vanno.

Giuseppe Ucciero



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti