25 gennaio 2011

SALUTE DEI CITTADINI E RESPONSABILITÀ DEL SINDACO/2


Come detto nella prima parte del presente articolo (Arcipelagomilano n.2 III) Medicina Democratica ha avviato una riflessione sul tema della salute sperando che possa essere di stimolo a un dibattito nell’ambito dei programmi elettorali per il rinnovo del consiglio comunale. La povertà e l’emarginazione: A Milano le famiglie con reddito sotto la soglia di povertà sono almeno il 14% corrispondenti a 162.000 persone. Milano si direbbe una città ricca, ma non è così. Basta leggere il IX rapporto della Caritas Ambrosiana sulla povertà per rendersene conto: “La crisi ha allargato la fascia dei vulnerabili e trasformato i poveri in miserabili. La politica batta un colpo”. Ma la politica, quella che si confonde con il potere, ha tutt’altri interessi. Anzi avere più poveri e più emarginati permette di allargare il consenso con politiche razziste basate su un uso distorto del concetto di sicurezza.

Si potrebbe dire che per eliminare le guerre fra poveri occorre dare dignità ai poveri, quindi toglierli dalla loro condizione. Dei poveri non fanno parte solamente i nomadi e gli immigrati, ma anche molti italiani che non sono da considerarsi “vulnerabili cronici”, ma sono donne e uomini che hanno perso il lavoro o comunque sono vittima di un lento o improvviso rovesciamento economico (dovuto a cause diverse, non ultima la perdita della salute, propria o di qualche famigliare). Emarginati a tutti gli effetti nella nostra città sono i disabili, gli anziani non autosufficienti, le persone con disturbi psichiatrici, gli immigrati irregolari e non integrati.

Le politiche fino a oggi messe in campo dalle istituzioni socio sanitarie sono state quelle di scaricare sulle famiglie (magari in cambio di qualche soldo) la cura degli anziani malati cronici e dei soggetti con disturbi psichiatrici, con la tendenza anzi a trattare questi ultimi, così come gli immigrati, fondamentalmente come un problema di ordine pubblico. Gli anziani cronici non autosufficienti a Milano sono intorno ai 12.000. Circa il 30 % sono ricoverati e ai familiari viene richiesta l’integrazione delle rette nonostante siano decine le sentenze del TAR della Lombardia, alcune nei confronti del Comune di Milano, che hanno dichiarato illegittime tali richieste. L’applicazione della legge deve essere un punto fermo per il Comune.

Un’ulteriore fonte di disagio, quindi di malattia ed emarginazione, va ricercata nel degrado di molte abitazioni e di molte periferie. La lotta contro il degrado delle periferie deve essere parte integrante di questo programma che può essere stilato a partire forse da quella che in Milano ci sembra essere l’esperienza più significativa: quella messa in atto dal Comitato di quartiere Molise – Calvairate – Ponti. Il Comitato ha realizzato una serie di relazioni con tutte le associazioni e i movimenti presenti nel territorio. Ha stilato un programma che vede impegnati decine di volontari e operatori nel campo dell’educazione – istruzione, nella difesa dei diritti degli inquilini, nel sostegno alle persone con malattia mentale in gran parte abbandonate in mini appartamenti fatiscenti; intervenendo in tutte le situazioni di disagio.

I principali temi ambientali da affrontare sono l’inquinamento dell’aria e le emissioni degli inceneritori, la salvaguardia dell’acqua, la rimozione dell’amianto. Ci soffermeremo rapidamente solo sui primi due. Gli effetti sulla mortalità dell’inquinamento atmosferico sono attendibili, lineari e prevedibili. La fonte di tale inquinamento è da attribuirsi per il 70% al traffico veicolare. Riferendosi ai parametri dell’OMS si può calcolare che l’eccesso di inquinanti in città provoca annualmente circa 199 morti per gli effetti a breve termine e circa 1178 per gli effetti a lungo termine. Questo significa che, dandosi degli obiettivi anche minimi, una riduzione del 10% dell’inquinamento dell’aria porterebbe a 240 morti evitate ogni anno. Stiamo parlando solo di morti tralasciando tutte le considerazioni sulle patologie respiratorie.

Studi preliminari condotti sull’esperienza dell’ECOPASS, in linea con analoghe ricerche condotte a Londra, hanno dimostrato l’assoluta inutilità di questo provvedimento ai fini di una riduzione dell’inquinamento: in sostanza non si sono rilevate differenze tra zona ecopass e zone periferiche non ecopass. Crediamo non sia necessario inventare nulla e sia sufficiente attraversare le Alpi per capire come si possano coniugare politiche di mobilità sostenibile a un ambiente più sano e a città più vivibili e anche, perché no, belle. A Milano la gestione dei rifiuti non è certo esemplare: la quota di differenziata è tra le più basse di tutta la regione.

Non è solo uno scarso impegno ma una precisa scelta politica: si è deciso di investire negli inceneritori ampliando l’impianto di Figino, perché grazie a una legge dello stato, votata e prorogata dai governi di entrambe le coalizioni, gli inceneritori (termovalorizzatori, come vengono definiti dai nostri amministratori), sono considerati fonti di energia rinnovabile (andando per questo incontro anche a sanzioni dell’UE). Ricevendo in questi anni, insieme agli impianti di biomasse, oltre l’80% dei fondi destinati alle fonti di energia rinnovabile. Stiamo parlando di oltre un miliardo di euro all’anno. E’ evidente che se si prendono finanziamenti per bruciare rifiuti non si ha nessun interesse a promuovere la raccolta differenziata.

Fra gli inquinanti emessi dagli inceneritori figurano numerose sostanze chimiche persistenti, bioaccumulabili, alcune delle quali già classificate nel gruppo 1 (cancerogeni certi per l’uomo) dallo IARC (il prestigioso Istituto di Ricerca sul Cancro francese). Autorevoli studi dimostrano un eccesso di patologie cardiovascolari e respiratorie e di tumori nelle popolazioni che vivono nei pressi degli inceneritori, Tutto ciò impone che in tempi brevi e certi, si ripensi tutta la politica della gestione dei rifiuti e si arrivi alla chiusura degli impianti di incenerimento; anche in questo campo le esperienze positive sono molteplici e non bisogna inventare nulla.

Maurizio Bardi



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