18 gennaio 2011

VILLA REALE DI MONZA: UN FAVORE A CHI?


Le vicende storiche antiche e recenti della Villa Reale di Monza e dei Giardini sono note. Opera del Piermarini, il Parco è di pochi anni successivo. L’insieme costituisce un raro monumento di architettura, e di paesaggio. Pochi sanno che dopo la realizzazione vi fu il pericolo della sua demolizione per farne materiale da costruzione. In forme diverse la storia si ripete per ricavarne altro. Vicende, come il regicidio ne hanno accelerato l’uso improprio e il degrado, soprattutto nel dopoguerra. La complessa situazione della proprietà (Comune di Monza, Regione dopo l’abbandono di Milano che resta solo per il Parco, Stato) accompagnata da gravi ritardi nelle decisioni sui riconoscimenti delle stesse, non ha favorito il recupero architettonico e funzionale della Villa e del Parco (anche quest’ultimo vede compresenti le proprietà citate).

Dopo tentativi falliti per decenni, nel 2004 a Monza (Sindaco Faglia di Centro-Sinistra, precedente all’attuale Mariani di Centro Destra), viene indetto un Concorso internazionale e proposta una Fondazione per gestire restauro e fruizione, in accordo con la Regione e lo Stato. L’imminenza delle elezioni rende silenti le altre proprietà. Si conclude il Concorso con la scelta del Progetto del gruppo diretto dal professor Carbonara. La spesa prevista per il Restauro è rilevante (circa 120 milioni), ma compatibile dato il ruolo che potrebbe svolgere questo complesso unico: solo per le aree agricole dell’Expo si spende circa il doppio. Cito l’Expo perché il tema del 2015 (Nutrire il Pianeta, Energia per la vita) sembra trovare, nel Monumento storico di Villa e Parco di Monza, riferimento naturale e culturale, esempio di risanamento paesaggistico ambientale. Grande isola verde, agricola e boscata col Fiume Lambro, in un contesto tra i più densi d’Europa anche a fini produttivi che devono cambiare. Investimenti per l’Expo, ma duraturi nel tempo. Allo stato attuale la brillante idea dell’Expo diffusa, che fa capo al professor Battisti al Politecnico, vede anche la partecipazione di Monza con questa proposta, Cenerentola che speriamo sposi il Principe.

La nuova Amministrazione comunale (omogeneità politica di tutti gli attori istituzionali), decide di passare dall’idea della Fondazione a quella del Consorzio, debole e sotto la Regione. Quest’ultima dice che utilizza il Progetto vincente ma esclude i progettisti e passa ogni cosa alla lunga mano di Infrastrutture Lombarde che indice un Bando di concessione di Lavori Pubblici (art.144, D. Lgs 163/06, in questi giorni in conclusione anche per la seconda fase) che tra molte cose, sbaglia persino il Titolo (Ristrutturazione e non Risanamento conservativo). Si definisce un primo lotto-stralcio. La spesa pubblica (cifre confuse e non omogenee nel testo) per i lavori è di 23.385.154,26 € comprese spese tecniche meno l’IVA). La cosa strabiliante è che il denaro pubblico è di 18.969.628,94 € (compreso IVA), mentre al privato compete molto meno cioè, circa un quarto del tutto!

Ma ancora, trenta anni di Concessione (Il Consorzio ne vive venti)! 30.000 euro per l’affitto degli spazi commerciali di migliaia di mq più lo 0,5 % del fatturato! Non posso qui dilungarmi ma le perle sono molte dato che il lotto concerne solo la parte centrale della Villa (e il resto che fine fa?) I Giardini e il Parco? Negli atti il Nulla), le destinazioni “spaccano” importanti destinazioni in origine unitarie, la gestione economica appare difficile, confusa e con possibilità di equivoci. Alla gestione pubblica restano solo una trentina di giorni all’anno o poco più. L’idea di un grande punto di riferimento culturale di Lombardia diventa un banale affare. Non si è scelta la strada maestra, confondendo le opere con la gestione e il rapporto e ruolo in queste tra pubblico e privato.

Si sono cumulati ritardi e ora si sa solo che i partecipanti sono ridotti ai soliti “due” a giustificazione di una montagna che ha partorito un topolino che purtroppo può rodere, come se il destino della Villa riprenda quello della sua “demolizione”, in questo caso culturale. I dati economici esposti per le scelte del bando raccontano di una prospettiva difficile che genererà confusioni forse volute. Non semplici per “privati” realmente indipendenti e che si sono defilati dalla prima alla seconda fase del bando. Il tutto si è svolto nel massimo segreto, perché è ironicamente risaputo che quando si è in pochi ci sono meno “disturbi”. Le critiche in Consiglio a Monza e anche nella società civile e istituzionale a tutti i livelli sono state molte e giustificate. E’ sorto un Comitato che in poco tempo ha raccolto 10.000 firme all’insegna del motto “La Villa è anche mia”.

Il Sindaco ha detto che sono di Cittadini che non hanno capito niente, come i Consiglieri e la stampa. In Consiglio la maggioranza si è spaccata e vi è un ordine del giorno trasversale che chiede di fermare il Bando. Resta per ora l’amarezza che un rilevante complesso monumentale e paesaggistico ambientale pubblico venga “sradicato” dal suo contesto territoriale e quella che era l’ipotesi di un ruolo e centro di produzione storica, culturale e scientifica di grande rilievo nazionale e internazionale possa divenire invece uno strumento deformato da una gestione privata totalizzante di fatto a fini economici e con una forte spesa pubblica dietro le spalle. Resta il fatto che si proceda a “spezzettare” gli interventi lasciando nella totale incertezza il restauro delle altre ali della Villa e del Parco.

Alfredo Viganò



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