18 gennaio 2011

UN’IDEA PER EXPO: ASFALTIAMO IL BOSCOINCITTÀ


Solo a Milano, solo in Italia, può accadere che un Parco urbano, apprezzato in tutta Europa, vissuto da milioni di fruitori nei 36 anni di esistenza, sia messo in discussione. Questo accade con Boscoincittà, a Milano, la città di Expo, la città che vorrebbe nutrire il pianeta, salvandolo dalla catastrofe agro – alimentare. Boscoincittà è un parco atipico nel desolante panorama milanese. Un vero bosco, gestito da Italia Nostra, con la collaborazione di centinaia di volontari e abitanti della zona, attraverso una Convenzione stipulata con il Comune di Milano. In discussione oggi non è solo la Convenzione, che ha consentito negli anni lo sviluppo di un’area verde, boschiva, umida, rifugio di specie animali, unica e d’inestimabile valore culturale, sociale e storico oltre che ambientale, a costo zero per chi la vive.

In discussione è l’idea che si possa vivere il territorio, i parchi, il verde urbano svincolandolo dalle logiche del profitto e del consumo, senza attività commerciali o ludiche a impatto ambientale, senza il ginepraio di finte associazioni che mascherano clientele politiche. Ma si sa nella Milano che “cunta dumà i danè” questo è impensabile ed è altrettanto impensabile non soddisfare il sottobosco di clientelismo no profit in area Compagnia delle Opere che si sta divorando tutto quanto di pubblico, demaniale, Nostro, esiste in questa città.

Quello che oggi potrebbe accadere a Boscoincittà, se il Comune non rinnoverà la Convenzione, è un film che abbiamo già visto con altri parchi, come Sempione o Trenno, sempre più occupati da attività private, pseudo-onlus, società sportive. Lo abbiamo visto anche con le piscine e gli altri impianti sportivi privatizzati, in questo caso con clientele anche per gli ex-AN. Non dimentichiamo infine l’uso dello spazio pubblico urbano sempre più appaltato al business di turno, soprattutto nelle zone centrali della città, ma sempre più negato, vigilato, mal tollerato se frutto solo della spontanea aggregazione delle persone.

Questa è la città ideale per chi ha pensato un PGT, che sacrifica al privato, più o meno profit, territorio, pezzi di città, scelta dei progetti; un PGT applica la sussidiarietà in ogni ambito possibile, dalle scelte urbanistiche e abitative alla gestione di servizi e strutture. E non è un caso che, a fronte di dichiarazioni di un presunto PGT ambientalista, tanto sbandierate da Moratti, Masseroli & Co, oggi sotto attacco sia Boscoincittà, collocato in un contesto dove le residue aree agricole non edificate sono di proprietà di un tale chiamato Ligresti e che a 200 mt da Boscoincittà faceva atterrare elicotteri laddove c’era Cascina Melghera e le sue attività agricole ora dismesse.

Lo stesso Ligresti che, a becco asciutto per il momento nel business Expo, spera, vuole e preme perché il PGT compensi i suoi apppetiti. Sono anni che sulle aree che circondano Boscoincittà girano i peggiori avvoltoi della speculazione immobiliare. Far saltare il tappo, “riformando” le modalità di gestione del parco, è la prima garanzia per i signori del mattone, che in un futuro vicino avranno meno disturbi a rivendicare cambi di destinazione d’uso e diritti volumetrici (con Boscoincittà ottimo parco condominiale magari…). Cosa impossibile nell’attuale situazione di gestione.

Allora diamo alla Moratti un suggerimento: getti il cuore oltre l’ostacolo, lasci che Expo sia veramente e imperituramente ricordato dai milanesi e dal mondo ed esca dagli indugi. Boscoincittà è incompatibile con la Milano dei grattacieli, dei tunnel, della speculazione e della rendita finanziaria: ASFALTIAMOLO. Non nutrirà il pianeta, ma sa quanti posti di lavoro per un bel po’ di mesi.

Luca Trada*

*Comitato No Expo



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