11 gennaio 2011

Scrivono vari 12.1.2011


Scrive Marco Romano a proposito del programma di Pisapia – Sono contrario a che il candidato sindaco della sinistra, Giuliano Pisapia, presenti un programma. Pisapia ha avanzato la propria candidatura senza l’appoggio preventivo di nessuna forza politica organizzata, chiedendo di dare fiducia alla sua persona a partire dalla cognizione che i suoi sostenitori avevano del suo carattere, della sua personalità, della sua vita, e che lo hanno scelto per questo.

Quello che Pisapia spero mi offra è l’onestà intellettuale, e l’onestà intellettuale è in se stessa una virtù rara, consiste nell’avere su ogni argomento i propri punti di vista ma essere anche disposti, al momento nel quale in effetti occorra prendere decisioni con conseguenze amministrative e dunque sulla vite degli altri, a rimetterle in discussione ascoltando anche pareri diversi, quelli dei quali forse non ha conosciuto neanche l’esistenza prima di venire eletto.

Fischkin ha fatto curiosi esperimenti, mostrandoci come un gruppo di persone, chiuso in una stanza a dibattere seriamente e a fondo su un problema, cambi spesso la propria idea in seguito alla conoscenza di nuovi argomenti prima insospettati: d’altra parte tutti noi ci formiamo spesso un’opinione sulla base delle nostre conoscenze, spesso inevitabilmente non del tutto approfondite – del resto queste nostre opinioni servono soprattutto per creare un legame simbolico con i nostri interlocutori, non per prendere effettivamente decisioni che al momento non ci competono – sicché il metodo suggerito da Fischkin sembra quello giusto per affrontare problemi quando Pisapia sia sindaco, ascoltare i pareri anche di quanti non sembrano pensarla come noi ed essere capaci di scegliere i propri interlocutori senza pregiudizi ma soltanto sulla base di una nuova fiducia personale – e per questo occorre intelligenza – proprio come i suoi elettori hanno scelto lui.

Ed è infatti per questo atteggiamento intellettualmente libero che apprezzo di Pisapia, per quanto lo conosco. Un programma è al contrario la registrazione dei propri pregiudizi – li avrà anche Pisapia – ma, quel che è peggio, un programma viene steso come registrazione dei pregiudizi di tutti quelli che debbono dargli il proprio appoggio, nel caso i diversi partiti sulla scena politica milanese e gli altri tre candidati sindaci presentati alle primarie, che ritengono di dovere in questo modo marcare in modo inequivocabile la propria presenza e il proprio sostegno Ma invece vorrei proprio che questo governo – se mai ci fosse – sia in tutto e per tutto un governo di Giuliano Pisapia, un governo continuamente aperto su ogni sorta di problemi, mano a mano che dovessero presentarsi, in piena libertà di scelta, e non messo lì con il presupposto di attuare un programma patchwork che registra quanto i soci hanno preteso di inserire per vedersi riconosciuti come membri a pieno titolo della coalizione. Vorrei ricordassimo l’esperienza recente del governo Prodi, se dall’esperienza possiamo trarre qualche lezione.

Scrive Alberto Maffi a proposito del programma di Pisapia – Ho visto con soddisfazione il video in cui Pisapia, affiancato dagli altri candidati, annuncia la nascita di “Officina per Milano”. Mi chiedo e chiedo a Pisapia e sodali (e mi rivolgo soprattutto, per competenza professionale e sensibilità artistica, all’arch. Boeri) se non ritengano opportuno che vengano fin d’ora segnalati problemi urbanistici di Milano da includere nella loro futura azione di governo. Do per scontato che la risposta sia positiva e inizio subito a scrivere pro domo mea. In questi giorni di frenetica attività nelle strade milanesi si è improvvisamente posto mano, dopo che per 65 anni non si era fatto assolutamente nulla, a una ristrutturazione della piazza degli scavi del c.d. palazzo imperiale romano (che si trova, per chi non lo sapesse, fra via Brisa, via Ansperto, via Vigna, via Gorani e via Morigi, ma stranamente non è considerata una piazza).

Si sta procedendo a una radicale ristrutturazione dello spazio stradale, tracciando nuovi profili di strade,costruendo marciapiedi, predisponendo l’alloggiamento di alberi ecc. fondamentali. Il primo, che ha una notevole rilevanza dal punto di vista del metodo, è che nessuno ha interpellato gli abitanti del quartiere e in particolare delle case cui fanno capo i nuovi tracciati viabili. E’ stata invece esposta, affiggendola alla cancellata che protegge gli scavi archeologici, una planimetria della piazza così come risulterà a lavori ultimati.

Ora, a me piacerebbe che la nuova amministrazione comunale, se avrà Pisapia alla testa, interpellasse gli abitanti di una zona dove si procede a un mutamento rilevante della facies urbanistica prima di decidere i lavori e non mettendoli davanti al fatto compiuto, per di più sbeffeggiandoli esponendo il piano dell’opera già decisa in alto loco (oppure, come il solito in Italia, bisogna costituire il comitato di protesta, dare fastidio, per non dire di manifestazioni più virulente ?). Vengo così al secondo difetto, questo sostanziale. A mio parere un intervento sulla pavimentazione e la viabilità di uno spazio in piena città romana antica ha senso solo dopo che si è definita la struttura che s’intende dare alla piazza. In questa piazza si trovano appunto i cospicui resti del c.d. palazzo imperiale, cioè il monumento romano più importante della città, nonché la c.d. torre di Ansperto, che, dopo il crollo della torre di Pavia, avvenuto credo una quindicina d’anni fa, è stata ingabbiata con impalcature, ormai del tutto arrugginite, e lasciata in completo abbandono. Ciò a dimostrazione di una vergognosissima incuria non solo da parte della Soprintendenza archeologica, ma anche e soprattutto del Comune di Milano, che non si è nemmeno sognato di cercare lui quei quattro soldi necessari a restaurare un monumento, che, a sua volta, risulta una delle più importanti (e rare) testimonianze dell’architettura medievale a Milano. Aggiungo che la maggior parte della superficie della piazza è attualmente adibita a parcheggio: quindi sarebbe facilissimo proseguire lo scavo del “palazzo imperiale”, visto che, appunto dopo 65 anni di letargo, le pubbliche autorità cittadine sembrano essersi improvvisamente accorte della situazione di degrado di questo gioiello del centro storico. Credo che a nessuno possa sfuggire quale importanza potrebbe avere, anche in vista della mitica Expo, un serio intervento sull’intera struttura della piazza, che è collegata naturalmente al complesso di S. Maurizio, al circo romano, a S.Ambrogio ecc. Invece cosa fa il Comune? Si limita a fare un progetto di nuova pavimentazione, sparge qualche albero a pioggia, come se ci trovassimo in qualche anonimo slargo di periferia.



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