21 dicembre 2010

L’IMMAGINE. UN PROBLEMA PER PISAPIA


A volte un’immagine vale più di mille articoli. Questo manifesto evidenzia alcuni dei problemi che Pisapia deve affrontare. Una parte dei suoi sostenitori alle primarie ha ottenuto un successo che può spendere per ridare rappresentanza politico istituzionale a un’area che negli ultimi tempi aveva vissuto un declino di rappresentanza ma non necessariamente di forza elettorale.

Alle ultime elezioni regionali Rifondazione ha preso il 2,8% e Sinistra e Libertà il 2,9%, 15.000 voti cadauno circa, Di Pietro il 7,6% (39.000 voti), Grillo il 3,2% 16.000 voti. Vale la pena ricordare che Rifondazione e Grillo non erano nella coalizione di Penati. Alle provinciali rifondazione il 2,1% (11.000), la lista di sinistra 1,6% (8.000), i comunisti lo 0,9 (4.500). Altre liste di sinistra 5.000 voti. Di Pietro il 7,3% (38.000). Alle comunali del 2006 Rifondazione prese il 4,2% 25.000, Dario Fo 13.000 2,1%, Comunisti italiani 1,5% 9.500, Di Pietro 1,5% 9.500. In pratica l’area di sinistra ha un peso minimo del 6% e uno massimo che supera il 10% considerando solo una parte degli elettori di Di Pietro e Grillo di “sinistra”, ma con questi tutti supera il 15%. Nel 2001 Rifondazione aveva il 6% come Di Pietro.

Divisioni, mancanza di leadership, personalismi hanno reso negli anni sempre meno incisiva questa forza all’interno dell’opposizione milanese e delle coalizioni, tanto che Penati poteva affermare in campagna elettorale: “Io ho rotto con Rifondazione in nome della stabilità”, in pratica diceva “sono inaffidabili e non servono”, siamo sul Corriere della Sera 18 marzo 2010, solo sette mesi fa… La vittoria di Pisapia alle primarie ottenuta spostando un segmento dell’elettorato più moderato di “appartenenza” PD e con l’appoggio di altre minoranze (socialisti) offre a quest’area la possibilità di recuperare un ruolo da protagonista nella coalizione e di sconfessare gli ultimi anni di strategia del PD tutto proteso a cercare alleati al centro e a considerare la sinistra residuale. Impresa fino a qualche mese fa impensabile, considerando anche che il numero dei consiglieri comunali da eleggere si è ridotto.

Per eleggere dei consiglieri occorre presentare delle liste (ovvio ma non troppo), alle ultime elezioni concorsero 34 liste. I candidati in totale furono 1.361, per eleggere un consigliere lo sbarramento reale fu al 2%. Difficile oggi fare conti ma diciamo che senza la presenza di una lista del sindaco, che ha sempre un grande appeal, e pur in presenza delle liste civiche, che in genere di appeal ne hanno avuto poco, per l’area di sinistra è l’occasione per bilanciare il rapporto con il PD e forse per invertire una tendenza che dal 1993 (quando la sola Rifondazione prese 85.000 voti) in poi li vede in costante calo.

Per raggiungere questo obbiettivo qualsiasi ‘spin doctor de noatri’ avrebbe suggerito di sfruttare l’onda delle primarie e la popolarità di Pisapia. Ed ecco spiegato il manifesto, che non è neppure filologicamente scorretto, perché senza queste forze Pisapia non avrebbe potuto battere Boeri e il PD. Tuttavia vi è una possibile contraddizione, non semplice da risolvere in termini di comunicazione. Pisapia è “la sinistra unita”? che vince?

L’impianto del poster è utile per attrarre consensi o invece giustifica coloro che preferiscono un candidato centrista per battere la Moratti? Per non parlare del centro destra che si vede offrire su un piatto d’argento un utile elemento di campagna elettorale. Ma sarebbe giusto non dare legittima soddisfazione a chi fin dall’inizio ha creduto in una candidatura più radicale? Al dunque, il manifesto di cui sopra serve a vincere o aiuta a perdere?

 

Walter Marossi



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