21 dicembre 2010

LA SALUTE E IL SINDACO CHE VERRÀ


Gli anziani ci ricordano che se c’è la salute c’è tutto. Eppure i nostri amministratori sembrano sordi alla necessità di interventi, di buon senso, che riducano il carico nocivo per la salute della vita urbana. Milano, con la sua aria malata, con i suoi ritmi pressanti e l’indifferenza dei suoi amministratori per l’esigenza profonda dei cittadini di un comune sentire “civile” o civico che tuteli il benessere collettivo, ormai da tempo sta sprofondando in un oblio che fa ammalare, non solo fisicamente, noi cittadini. Eppure gli interventi che riabilitino la nostra città sono a portata di mano. Serve un pensiero chiaro e onesto, un’azione che gli dia corpo, che riconosca quanto è importante l’ambiente fisico e morale in cui si vive, si cresce, si studia, si lavora, per preservare il benessere e la salute di ciascuno di noi. Mi piace pensare che solo un candidato sindaco che sappia scaricare a terra con coraggio questo pensiero e che ridia dignità al benessere collettivo come filo conduttore sarà vittorioso.

Le città, scriveva Hillman, sono l’ambiente naturale dell’uomo, appartengono alla natura umana. Possibile che si faccia tanta fatica a ottenere che quell’ambiente così vicino a noi e che tanto influisce sulla nostra vita, venga protetto e con esso i suoi abitanti? Possibile che, in un Paese come il nostro, la cui storia ha creato città che sono esempi straordinari di armonia fra uomo e costruzioni, sia tanto difficile per chi ci amministra oggi capire l’intima necessità del cittadino di preservare ambiti diffusi di bellezza, armonia, ripensando le città come strutture dove l’anima trova la bellezza? Oggi, purtroppo, questa bellezza della “natura urbana” deve essere difesa non solo in termini di strutture, ma ancor di più in termini di spazi, di possibilità per chi vi abita di mantenere accettabili la qualità degli elementi naturali, fra tutti per prima l’aria che respiriamo, di non essere aggredito da processi, che come scrive Hillman, si riducano a “mere funzioni di servizi secolari ed efficienti”.

Solo un sindaco che dimostri di condividere l’esigenza profonda dei milanesi di godere di un ambiente vivibile sarà un buon sindaco per Milano e avrà realmente la possibilità di raccogliere una sufficiente “dose” di consenso che gli permetterà di governare bene Milano a dispetto di lobby e interessi particolari. E quel buon sindaco, se ci sarà, lo sarà per tutti, non solo per alcuni. Penso all’inquinamento atmosferico di Milano. E’ un problema sociale. L’Agenzia Europea per l’Ambiente stima che l’aria milanese abbia tali livelli di polveri sottili da potersi ricondurre all’inquinamento atmosferico, rispetto a una situazione di aria pulita, circa quattro mila morti all’anno. Forse non sono morti “taggate” come si direbbe oggi. Ma ci sono e probabilmente sono più vicine a noi di quanto non pensiamo. E la morte non è ovviamente l’unica conseguenza della mal’aria.

Anche chi può permettersi di “prendere aria” nel fine settimana fuggendo da Milano si ammala di inquinamento. In uno dei più recenti rapporti della ricerca del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea sull’inquinamento lombardo, si denuncia che i livelli di benzo (e) pirene nell’aria di Milano – inquinante utilizzato come indicatore dei micidiali e cancerogeni idrocarburi policiclici aromatici – sono più che doppi rispetto al limite obiettivo che entrerà in vigore il 1.1.2012.

Questo inquinamento dipende essenzialmente da automobili, dai camion e furgoni che ogni giorno entrano, escono e circolano da e per Milano. Eppure i nostri amministratori non sono stati capaci, negli ultimi dieci anni e più, di cogliere le soluzioni a portata di mano: ridurre drasticamente il trasporto privato, mettere in grado i cittadini e i pendolari di spostarsi con i mezzi pubblici e educarli a farlo, far diventare la sostenibilità e la cura dell’ambiente una moda da seguire, un sistema su cui investire. Nel dramma di Arthur Miller “Erano tutti miei figli”, un industriale che durante la seconda guerra mondiale ha venduto pezzi per aerei difettosi causando la morte di molti piloti, al termine dell’opera comprende tragicamente di avere, con il suo comportamento, rovinato la sua stessa famiglia. E’ difficile sostenere che chi ci ha amministrato sino a oggi non sapeva. E é chiaro che la mancata adozione di provvedimenti ha contribuito a far crescere o comunque a mantenere stabile, il numero di quelli che si sono ammalati in questi anni, e di quelli che sono morti per l’inquinamento di Milano. Il dramma di Miller rivela che spesso chi ha grandi responsabilità è preda di facili viltà e troppo tardi comprende il reale peso del proprio errore.

In tema di aria a Milano non servono mezze misure, ma coraggio e informazione, in modo che le misure possano essere condivise come indispensabili per il benessere comune. Serve liberare le strade – dando spazio alle bici e ai mezzi pubblici che corrano veloci e frequenti. Servono soluzioni pratiche di mobilità e piccoli interventi capillari, spesso più semplici di quanto si creda. Davanti alla scuola di mio figlio scorre una splendida pista ciclabile che collega l’intero plesso scolastico che serve più di cinquecento famiglie. Ma fra la pista ciclabile e la scuola scorre una strada con relativo attraversamento micidiale che rende la scuola irraggiungibile in bicicletta. Quanti genitori e bambini di quelle cinquecento famiglie avrebbero in questi dieci anni adottato la bici per spostarsi se quel percorso fosse stato messo in sicurezza? E’ un piccolo esempio. E ce ne sarebbero tanti altri.

Uno per tutti. L’offerta degli alberi del Maestro Abbado aveva un valore simbolico così forte che il suo fallimento, allorché si è sciolta in mille distinguo di ogni possibile parte politica e competenza professionale, ha rappresentato la punta dell’iceberg di un’incapacità della politica e della cultura milanese di realizzare e condividere progetti che abbiano come filo conduttore non il lucro, ma il benessere collettivo. Da anni, ci avete fatto caso, a Milano si stanno abbattendo, presumibilmente con gran lucro di chi esegue il lavoro, moltissimi grandi alberi, e vie bellissime e verdi si stanno trasformando in luoghi aridi con alberelli sapientemente piantati per entrare nelle statistiche comunali. Nel silenzio assoluto.

Quanto questa mal’aria, questo inaridimento della città e l’aggressione del traffico che depriva non solo bambini e giovani di spazi vitali, influisca sulla qualità della vita credo sia ormai un sentimento condiviso dai milanesi. Vorrei, da cittadina, offrire al sindaco che verrà l’ostinazione di credere ancora che una vera svolta è possibile. Il pensiero forte della salute dei suoi cittadini, cambiando il filo conduttore di questa città dall’interesse di pochi al benessere di molti potrebbe, ne sono convinta, dare forza alla campagna elettorale e spazio a una vera nuova epoca per Milano.

 

Anna Gerometta



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti