3 dicembre 2010

FUTURO ITALIANO: SOGNO O INCUBO


Io ho un sogno. Forse sarebbe meglio dire una speranza, anzi diciamo un’utopia. Questo “sogno”, non riguarda me – intendiamoci -, ma la gente che magari un giorno abiterà l’Italia. Ho un sogno che si chiama Paese, Stato, Civiltà. In questo sogno: la gente promuove i propri ideali, perché ci crede e non per tornaconti personali. In questo sogno: ci sono intellettuali e figure di spicco che aiutano la gente parlando, indicando la strada e agendo concretamente. In questo sogno: si smette di parlare di fascismo e di comunismo e si inizia a parlare di politica reale e di interventi seri. In questo sogno la gente ragiona con la propria testa e vuole essere il primo aiuto di se stessa.

Questo sogno: non accetta più mezze figure e dipinge la mafia per come è realmente, combattendola fino alla sua totale scomparsa. Questo, è un sogno chiamato democrazia, dove ognuno conta per sé, e non ci sono più ciarlatani elevati a santoni che sproloquiano di demagogia. In questo sogno, questo giovane paese di 150 anni, diventa uno Stato – vero – dando un grosso insegnamento al mondo. Questo è un sogno: dove la gente s’informa prima di scioperare, prima di contestare, prima di blaterare circa pseudo mancanze di libertà personale e s’informa anche prima di votare.

Un Paese nel quale, svegliandosi alla mattina, la gente pensi ai proprio doveri oltre che ai propri diritti. Un paese dove nord/sud siano effettivamente tali, tanto quanto il giorno e la notte sono due facce diverse e complementari dello stesso bellissimo, magico quadro. Uno Stato dove essere rappresentante del popolo – a ogni livello – è una responsabilità prima che un onore. In questo paese: la coca e le mignotte, la Ferrari e il conto in banca, non sono il termine massimo, ma lo sono invece: la voglia di crescere e di scrivere pagine di storia. Uno Stato che la smette di guardare a se stesso come unione forzata di popoli che non hanno niente a cui spartire: siamo italiani nelle differenze non siamo italiani per condanna.

Un Paese nel quale non c’è più il “bauscia” né il “terrone”. Uno Stato nel quale: la mafia, i delinquenti e i corrotti in toto siano additati come tali e combattuti; non stimati e protetti. Una Società nella quale l’omertà è l’unica clandestina irregolare e inaccettabile. Un Paese in cui il Papa impari dal prete missionario che viene ucciso in Africa mentre suda per Gesù Cristo. Uno Stato nel quale una persona venga valutata per quello che è, non per i soldi che produce o che può spendere. Un Paese nel quale l’acqua naturale è la base solida e lo champagne è la piacevole eccezione. Uno Stato che capisca il vero e profondo significato etimologico del termine: “Stato sociale”. Un Paese che aiuti l’individuo a eccellere, ma non si dimentichi di quanti – col proprio lavoro – danno a esso la possibilità di primeggiare.

Un sogno nel quale l’economia torni a valorizzare i punti forti del nostro Paese, nel quale la cultura – quella vera – venga sempre incitata e supportata, e dove l’Italian style sia osservato con ammirazione e stupore. Uno Stato nel quale essere ultras vuol dire essere primo tifoso, andare allo stadio e, finita la partita, tornare a casa. Un paese nel quale le forze dell’ordine facciano rispettare quest’ultimo, onorandolo esse per prime. Uno Stato nel quale le forze dell’ordine possono campare del loro lavoro e non essere corrotte per sfamare le famiglie. Un Paese nel quale non ci sia bisogno di tornelli e tessere, perchè ognuno fa diligentemente e liberamente quello che vuole senza ledere la libertà altrui. Un Paese nel quale la Costituzione e i Codici portanti vengano modernizzati a immagine e somiglianza di un popolo che soffre, e non viceversa. Un Paese nel quale tornino: giustizia e magistratura. Uno Stato nel quale una persona abbia la propria visione politica ma si comporti in maniera retta al di là del colore della propria bandiera.

Un Paese nel quale Roma non è ladrona, Milano non è moda e Napoli non è colera, ma solo tre gemme di cui tutti dovrebbero andare fieri. Un Paese nel quale le famiglie tornino a educare i figli, ad amarli e a interagire con loro. Uno stato nel quale la scuola aiuti a crescere e insegni materie concrete, non una scuola politicizzata che formi uomini non liberi. Un Paese nel quale: essere ricco non vuol dire essere di destra ed essere povero non vuol dire essere di sinistra. Un Paese che venga accettato dal mondo perché prende decisioni giuste e in maniera autonoma e non perché si accoda nel farlo o stringe alleanze per petrolio e interessi. Un Paese nel quale la maggioranza governi con rettitudine e non, al contrario, che per avere la maggioranza stringa accordi insensati. Un Paese: che per primo capisca cosa vuol dire politica e come essa nasca dalla sazietà del popolo. Un Paese nel quale gli handicappati siano tali, i gay pure e i tran-sex anche, perché non è un nome a ghettizzare ma, piuttosto, i tanti preconcetti espressi in maniera fintamente democratica. Un Paese nel quale la prostituzione e la pedofilia siano reati e non motivi da barzelletta.

Un Paese dove fare il politico non è sinonimo di fare il pappone. Un Paese nel quale la donna possa essere tale. Un Paese nel quale l’opposizione sia tale, gli imprenditori siano tali, i lavoratori siano tali e i sindacati capiscano il senso etimologico di quest’ultima parola, comportandosi di conseguenza. Uno Stato nel quale lo sballo non sia l’unico modo di estraniarsi dalle difficoltà. Un Paese che non accetti più chi afferma che la cultura è di sinistra perché la cultura in quanto tale è senza bandiera e partito. Un Paese che si senta tale e nel quale ognuno sia orgoglioso di farvi parte. Un Paese responsabile e giovane. Un Paese che sia conscio dei suoi problemi e orgogliosamente si rimbocchi le maniche andando avanti.

Un Paese tanto forte da trasmettere i propri valori e la propria cultura senza mai prevaricarne altre. Un Paese nel quale lo sport rimanga sport. Un Paese nel quale la vittoria non coincida mai con l’umiliazione dell’avversario. Un Paese formato dal tifo pro e mai da quello contro. Un Paese: coraggioso, umile e ottimista. Un Paese multiculturale e multiforme. Un Paese che non rifiuti nessuna forma di arricchimento, sotto nessuna forma essa si presenti. Un Paese, che sia pioniere e luce nel mondo della cultura e dei cambiamenti, che riparta dall’uomo per tornare a esso e che non abbia paura di assumere misure drastiche per cambiare rotta nei confronti della corruzione e del nichilismo.

Un Paese nel quale tu che mi stai leggendo, finisca, annoiato, questo pezzo perché questo elenco già ti appartiene nel profondo dell’animo, tuo e tuo solo per sempre. Penso che solo gli stupidi non avranno fiducia nell’umanità, ma penso che solo i più stupidi ne avranno per più di un secondo. Ti auguro tu possa cancellare la seconda parte della frase. Tu ci sei, esisti…non mollare.

 

Jacopo Landi



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