30 novembre 2010

COME SOSTENERE PISAPIA


Considerazioni sulle primarie del 14 novembre a Milano. L’affluenza. Era lecito pensare a un risultato più ampio. 67.000 contro 82.000 per Ferrante (e 64.000 per quelle del solo PD per Bersani/Franceschini/Marino dello scorso anno). Ci si poteva aspettare maggior partecipazione perché ci sarebbe stato un confronto fra candidati di qualità. Ma la pessima giornata di pioggia non ha aiutato, però neppure la neve aveva aiutato le primarie di Ferrante, mentre aveva favorito la partecipazione il bel sole per quelle del PD dell’anno scorso. Sembra che si sia votato di più in centro che in periferia e che Pisapia sia andato meglio in centro che in periferia. Conclusione? La disaffezione alla politica è una tendenza ancora in corso. E’ possibile dire che c’è meno gente che si accalora per la politica, ma che quella gente che se ne occupa tende a soluzioni più radicali, più emotive, meno riflessive?

Il risultato. Pisapia ha vinto nettamente. E’ stata premiata la sua scelta di presentarsi fin da luglio. Di aver imposto le primarie, anche se la segreteria Cornelli aveva sempre con coerenza detto che le primarie si sarebbero fatte. Certo Vendola ha teso a presentarlo come suo candidato fin da luglio, alla sua presentazione. Pisapia non è stato penalizzato dalla sua partecipazione alla manifestazione della FIOM a Roma, né da qualche sviolinata di troppo al Leoncavallo. Il suo consenso pare che sia stato più rilevante nel centro che in periferia, per cui si può concludere che c’è maggior tendenza alla radicalizzazione nella borghesia che negli strati popolari. O che lo spirito dei girotondini, della “borghesia riflessiva”, dell’antipolitica di “sinistra” sia ancora prevalente e la scarsa caratterizzazione del PD offra troppi spazi di manovra a queste posizioni, peraltro destinate solo a distruggere e mai a costruire.

Boeri è stato sconfitto. Non sono state sufficienti le sue caratteristiche di conoscenza delle problematiche urbane a livello internazionale, la sua capacità di proposta anche puntuale su temi rilevanti per la città, la sua conoscenza della città. Troppo serio il linguaggio così scevro da demagogia. Troppo percepito come un borghese, sia pure illuminato, catapultato in politica ma senza un seguito autonomo. Gli hanno anche nuociuto le esperienze professionali che necessariamente lo hanno messo in contatto con interessi immobiliari, anche se i suoi contributi sono sempre stati orientati ad altri esiti, non certo ai mc, come si è visto nel caso del progetto architettonico/paesistico per l’expo 2015. Ma i toni di Dario Fo come quelli di Marco Vitale erano francamente inaccettabili.

Il PD milanese è stato sconfitto. La candidatura di Boeri è stata troppo presto sposata da troppi dirigenti del PD. Era opportuno che Boeri avesse cominciato da solo per corroborare l’immagine di una scelta civica (richiesta peraltro dal PD stesso da molti mesi) e che il PD, individuate le indicazioni di linea ritenute strategiche, avesse motivato politicamente la sua scelta dopo un paio di settimane. Insomma ci voleva meno fretta e più politica. Ma il PD non poteva non scegliere tra i candidati. Se non l’avesse fatto quel tanto di antipolitica che aleggia nei media avrebbe irriso il partito che avrebbe sostenuto lo sforzo organizzativo delle primarie, ma non avrebbe avuto il “coraggio” di pronunciarsi. Il pronunciamento fatto a tempo debito avrebbe avuto più forza. E ben argomentato politicamente avrebbe aiutato di più Boeri che era il candidato più attrezzato culturalmente per la Milano del futuro e per battere il centrodestra.

L’antipolitica però si è fatta sentire pesantemente e usando l’errore tattico del PD ha messo in campo una continua, puntigliosa, insistente delegittimazione del maggior partito del centro sinistra. Un vero peccato che il professor Onida abbia cavalcato questa linea, arrivando a dire in TV che i partiti non devono immischiarsi nella scelta dei candidati. (Il paragone con l’America non è pertinente perché in quel paese esiste un sistema bipartitico per cui le primarie si fanno all’interno di un partito o dell’altro, peraltro assai diversi da quelli europei, e non esistono coalizioni).Questa scelta di Onida è stata premiata nelle zone del centro città e dove si è affermata in modo consistente è stato a danno di Boeri e mai di Pisapia.

E ora, che fare? La scelta di sostenere Pisapia è irrinunciabile. Il problema è come sostenerlo. E soprattutto come comportarsi se ci dovesse essere coincidenza con elezioni parlamentari anticipate. Occorre fare ipotesi di comportamento diverse anche se non troppo perché non è infrequente un voto amministrativo che ha risultati diversi da quello politico dello stesso giorno. Fenomeno più vero nei piccoli centri che in quelli maggiori, ma non da sottovalutare. Partiamo dal caso più semplice. Non si fanno elezioni anticipate. E c’è una regolare campagna amministrativa a Milano (come a Torino e alcune altre grandi città). I temi amministrativi prevarranno. Sulla critica al malgoverno di Letizia non credo che ci siano problemi a concordare con Pisapia argomenti e toni da assumere.

Così pure per riprendere la tradizione milanese del Comune che si consulta, che negozia le scelte con le grandi strutture milanesi dell’associazionismo imprenditoriale come delle grandi organizzazioni sindacali. Nel rispetto della laicità dell’Istituzione comunale pone grande attenzione alle problematiche poste dalla presenza della Chiesa Ambrosiana come delle comunità religiose degli immigrati (ortodossi e islamici). Anche nei confronti della Lega non sarà difficile avere lo stesso linguaggio (è culturalmente inadeguata al governo di una città europea – alimenta la paura anziché combatterla). Più problematico l’accordo per avere una linea corretta su sicurezza e integrazione. Occorre chiarire con Pisapia l’atteggiamento da assumere verso la pulsione antilegalità presente nei movimenti radicali con cui Pisapia ha spesso avuto rapporti di vicinanza.

Più facile in vece il rapporto con Pisapia per quanto concerne l’amministrazione della Giustizia: il suo garantismo è più che sufficiente. Nessuna difficoltà sul welfare cittadino, vanto della storia del riformismo milanese, che va tuttavia aggiornato alla realtà multietnica di oggi nonché alla presenza sconosciuta nel passato di così tanti anziani e diversamente abili. Mentre è problema difficile ma nel merito non nei rapporti col candidato, la questione della finanza municipale, che peraltro va affrontata urgentemente e deve essere un asse portante della campagna elettorale.

Dove invece ci sarà molto da aiutare Pisapia è sulle questioni di collocazione geopolitica di Milano poiché il rapporto Europa/Oriente (Cina India) tenderà ad aumentare e l’Italia potrebbe essere tagliata fuori se la nuova “via della seta” (connessione ICT e ferroviaria dalla Cina all’Olanda), in corso di realizzazione e finanziata dall’UE, dovesse attestarsi solo sull’asse Germania/Olanda. La TAV per Milano e l’Italia è quindi essenziale e più per il corridoio ovest/est che nord/sud. Non è ancora risolto inoltre il tema della o delle stazioni della TAV. Anche la semplificazione/specializzazione del sistema aeroportuale lombardo nonché la sua accessibilità è essenziale per Milano.

Altro argomento indispensabile per governare Milano è il tema dell’adeguamento alle convenzioni internazionali delle politiche urbane per le risorse: umane, naturali, fisiche e immateriali. La gestione /riduzione dei rifiuti è strategico e va svolto su scala metropolitano o meglio regionale. Così pure sul sistema della mobilità delle persone (integrazione ferrovie/metropolitane – parcheggi nelle stazioni del sistema ferroviario). Per la mobilità delle merci è altro discorso che interessa grandemente Milano e che richiede un rapporto pubblico/privato inedito. Le questioni della ricerca devono vedere un ruolo attivo del Comune nel prospettare/organizzare la collaborazione del sistema universitario col sistema delle imprese, nonché di facilitatore delle iniziative per lo sviluppo della creatività. Insomma il riformismo milanese deve trovare le forme del suo aggiornamento alla economia della conoscenza e alla società multietnica, un nuovo welfare urbano per la coesione sociale di cui Milano ha bisogno deve partire da programmi pubblici che sappiano poi utilizzare la grande risorsa del volontariato.

Se le elezioni amministrative si svolgeranno contestualmente con quelle politiche il quadro sarà più complicato. Poiché gli schieramenti potrebbero essere diversi tra i due livelli. E per farsi capire dai milanesi si dovrà operare uno sforzo si esplicitazione dei temi amministrativi con precisi riferimenti ai temi nazionali. Si dovrà parlare molto di fatti e poco delle tematiche di schieramento. Però occorre che il PD milanese da subito avvii un intenso lavoro di messa a punto di temi politico amministrativi su cui chiamare a una collaborazione le organizzazioni del partito verticali (Gruppi Idee Progetto) e orizzontali (circoli e zone). Questa è la condizione per essere presenti e dare un contributo di qualità nella campagna elettorale per Pisapia Sindaco.

Maurizio Mottini



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti