30 novembre 2010

LE ISOLE SI FACCIANO SCIALUPPE


Alla lettura di Arcipelago nei mesi mi sono piacevolmente abituato. Spesso son d’accordo con svariate opinioni. Alcune volte meno. Sul PGT, alla fine, mi pare che ci siamo capiti. L’opposizione non “svendeva nulla” e le isole dell’Arcipelago non dicevano solo i loro “NO”. Son pronto a scommettere che nei prossimi mesi, poi, sul tema del Piano di Governo del Territorio, saremo proprio dalla stessa parte svolgendo l’unica funzione possibile: quella di una mobilitazione dura per dare alla città tutta un’altra idea di governo della trasformazione urbana e quindi del suo “futuro”.

Sul PD e le dimissioni – dico delle mie date e respinte, senza balletti ma nella chiarezza: non sempre a sinistra è stato così, colpisce che qualcuno le consideri un fatto formale, poiché tale formalità non si consuma quasi mai – dicevo sulle medesime non mi dilungo. Mi pare inevitabile che dopo appuntamenti come quelli delle primarie i soggetti politici al loro interno si interroghino a fondo. Specie se gli esiti sono stati differenti rispetto alle aspettative.

Invece mi rivolgo proprio a voi (e a quelli come voi) che vi chiamate Arcipelago. Ora state in campo, o in mare se preferite. Se siete isole fatevi scialuppe, per dirla con poche parole. Metteteci la faccia, in estrema sintesi. Anche partecipando direttamente alla competizione politica. Candidatevi nelle liste che preferite (nel PD son ben altri rispetto a me che avranno il compito di preparare le “candidature” ma sono pronto a credere che sarà un partito ben accogliente e ospitale). Insomma: non limitatevi a fornire consigli e spunti, critiche e stimoli, non limitatevi al ruolo degli opinionisti attendendo il prossimo esito da commentare. C’è bisogno di tutti e di ciascuno. So che il lavoro “culturale” (ah, se manca) sia di per sé già carico di contenuto politico, nell’accezione più bella e piena del termine.

Tuttavia credo che se si chieda ripetutamente alla politica di modificare il suo agire e il suo modo di essere, se si chieda alla politica qualche lente nuova, un vocabolario più efficace, qualche segno non abituale, una sana rottura delle abitudini, beh, se lo si fa (e giustamente), allora, in un tempo e in una città come queste, ci si deve “buttare”. Giuliano Pisapia può davvero trovare la sua forza se diviene l’espressione di una pluralità di voci, facce e storie. Non diffidate, stateci. Non considerateli gesti minimali. Il mare è ampio.

Pierfrancesco Majorino*

*Capogruppo Pd Comune di Milano



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