23 novembre 2010

PD, CAVALLO CHE PERDE NON SI CAMBIA?


Pd: cavallo che perde non si cambia. Questo sembra essere il nuovo motto del Partito Democratico milanese. Niente dimissioni, tutto come prima. Non voglio qui mettere in discussione le capacità dei vertici, regionale, provinciale e cittadino e le loro responsabilità per i risultati delle primarie perché non conosco i meccanismi decisionali reali all’interno del Pd – a cominciare da quanto venga da Roma – e debbo solo giudicare da uomo della strada guardando ai risultati: il Pd non è riuscito a far prevalere il suo candidato.

Non bastano i numeri secchi del risultato per avviare un ragionamento e per questo ho scelto di mettere a disposizione dei nostri lettori l’analisi del voto realizzata da Termometro politico su iniziativa del Forum Nuovi linguaggi, nuove culture del Pd, i cui grafici sono in calce e nella Gallery. Anche i sondaggi non sono uno strumento perfetto e spesso divergono tra di loro ma sono una buona base di riflessione. Perché chiedere allora comunque le dimissioni? Perché quasi tutte le analisi del voto che abbiamo pubblicato noi, ma anche altri più autorevoli fogli, hanno sottolineato che i votanti, alla fin dei conti, guardano più all’immagine dei candidati che non ai loro programmi e di quest’opinione sembrano anche essere i dirigenti del Pd.

Se le cose stanno così e se si vuol dare del Pd un’immagine di rinnovamento bisogna seguire la via maestra di tutte le vicende dei piccoli e grandi partiti europei: chi “appare” responsabile di un cattivo risultato si deve dimettere. Inutili dunque i proclami all’apertura del partito alla città, al riconoscimento del ruolo della società civile, all’inclusione – richiami tardivi – se non sono accompagnati dalla prima mossa: la richiesta e l’accettazione di dimissioni. Sono le dure leggi della politica piegata per necessità allo spettacolo.

Anche i media hanno le loro responsabilità quando tendono alla spettacolarizzazione ad ogni costo, utilizzando sempre la parola e “vittoria” e “sconfitta” piuttosto che non “maggioranza” e “minoranza” e di questo linguaggio finiscono con l’essere vittime anche i dirigenti di partito. Nulla di drammatico a patto che tutto questo non renda difficile o anche solo più ardua la seconda fase delle primarie: la sintesi tra i programmi dei diversi candidati per accogliere le spinte e le sollecitazioni emerse dal voto nel suo distribuirsi sui singoli candidati e la collaborazione tra questi ultimi nella campagna elettorale per le prossime amministrative.

Abbiamo scelto di mettere nella nostra homepage tre video interviste su questo tema ai candidati Boeri, Onida e Pisapia piuttosto che non riferirne il pensiero in un’intervista scritta, per non falsarne il pensiero e perché ogni loro parola ha il suo peso solo nell’esatto contesto in cui è collocata. Ora spetta a loro e ai partiti, il Pd in particolare, scegliere la strada che si intende percorrere senza perdere di vista l’obbiettivo vero: il centro sinistra di nuovo al governo della città.

 L.B.G.

 consulta i grafici



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti