23 novembre 2010

CALCHI TAEGGI. EFFETTO DOMINO


Prima domanda: cosa sta succedendo nel territorio e nell’economia milanese? Seconda domanda: c’è un nesso tra le due cose? Le difficoltà di Ligresti nella ristrutturazione del debito, i guai di Risanamento con il sequestro di Santa Giulia, l’assegnazione commissariale della bonifica Sisas a Pioltello-Rodano, la svolta giudiziaria a Segrate nell’operazione Santa Monica, infine il sequestro dell’area Calchi Taeggi. Manca qualcosa? Certamente, ma limitiamoci ai casi scuola. Ligresti e Risanamento: senza entrare nel dettaglio, quello che tutti capiscono è che l’intreccio tra banche e mondo immobiliare è ormai qualcosa che va oltre “la mostruosa fratellanza siamese”.

Il finanziamento del dolo e del marcio negli anni venti e trenta si spiegava con le conseguenze della guerra e con la pigrizia del laissez faire, di cui non era ancora stata scritta la fine. E poi, in definitiva, si finanziavano le industrie, per quanto decotte. Oggi si finanzia il polo negativo dell’economia, si finanziano la rendita e il drenaggio di capitali. La teoria economica non lascia scampo. Lo aveva spiegato bene Schumpeter già un secolo fa: il processo del credito è fragile perché, creando potere d’acquisto cui non corrispondono beni reali e men che mai nuovi beni, non può che risolversi in una compressione del potere d’acquisto stesso. Siccome il rischio è l’inflazione da credito, la contropartita del rischio deve essere adeguata. Perché la contropartita sia adeguata, il credito deve finanziare lo sviluppo, anzi nella sua essenza “il credito è essenzialmente creazione di potere d’acquisto al fine di cederlo all’imprenditore”. Non al rentier, che dello sviluppo rappresenta appunto il momento opposto, quello regressivo.

In un contesto diverso, recentemente l’hanno spiegato altri economisti. Kobayashi propone uno stimolante parallelo tra questa crisi globale e la crisi giapponese degli anni novanta e sostiene che l’unica strada, per ridare fiducia al sistema, è quella di ripulire i bilanci delle banche e ammettere le perdite, soprattutto per quanto riguarda gli asset immobiliari, che nelle crisi non riescono più a svolgere la funzione di mezzi di scambio. E con ancora maggior autorevolezza il premio nobel Stiglizt, a proposito degli Usa, ribadisce, per evitare la lugubre normalità di una crisi infinita, la necessità per le banche di deprezzare il valore delle ipoteche e ammettere le perdite. Non si capisce perché, se l’Italia è un paese abbastanza virtuoso dal punto di vista finanziario, si continui a percorrere la strada del non ritorno.

Torniamo ai nostri casi scuola e vediamo perché sono tali. Debito Ligresti. La strategia è sempre la stessa, fare soldi con le holding di famiglia e scaricare le perdite su azionisti e risparmiatori. La galassia societaria serve a questo e la ristruttuarazione del debito, in pratica, significa altri soldi e maggior compromissione col sistema bancario. È per questo che gli istituti meno coinvolti sono più restii: meglio perdere poco oggi o rischiare di perdere molto domani? Risanamento. A Santa Giulia si è bonificato poco e male. Prima hanno trasformato i costi di bonifica in volumetrie edificabili e poi hanno imbrogliato anche sulle bonifiche e accumulato fondi neri. Hanno avuto i diritti, preso i soldi da Edison, hanno sovrafatturato, non hanno fatto le bonifiche e alla fine c’è stato l’intervento della magistratura. Oggi il piano finanziario che quel fallimento ha evitato non regge, nemmeno alla luce della acrobatica cessione delle aree Falck, perché bisogna accantonare nuove risorse per le bonifiche. In questo caso il dolo e il marcio che le banche continuano a finanziare non sono per niente metaforici.

Segrate Santa Monica. Più che un caso scuola, l’impresa immobiliare dei Siano è la vera nave scuola del sistema immobiliare milanese. Per non pagare le tasse e per togliersi un peso hanno conferito l’operazione in un fondo immobiliare chiuso. La Cassa di Risparmio di Ferrara gli ha dato 147 milioni e messo a disposizione una Società di Gestione Risparmio. Poi per costruire, si fa per dire, pare che la banca abbia dato un’altra quarantina di milioni a questa SGR, che di nome fa Vegagest. Nel frattempo i Siano hanno avviato altre operazioni analoghe. Tutta roba grossa, il parco delle cascine a Pioltello preso dai Benetton, le aree ex Galbani di Melzo e chissà cos’altro. Ponzi era un ragazzino al confronto! La banca è quasi fallita e comunque non dà utili. Prima che venisse commissariata dalla Banca d’Italia, erano quasi riusciti a scucire altri sessantacinque milioni a Enasarco. Sono riusciti a scucire 175mila metri cubi (per ora) al comune di Pioltello, che tanto non lo controlla nessuno. Nel 2007 il fondo immobiliare aveva già tirato fuori dal nulla una plusvalenza di 10,6 milioni per una finanziaria che nel frattempo aveva ceduto a Grossi una società, quotata in borsa e controllata dalla ‘ndrangheta, che fa, cioè dovrebbe fare, bonifiche. Se ne occupa la polizia valutaria.

Avete presente quell’enorme voragine tra via Adda e via Pirelli? Sono sempre loro, anche la banca è la stessa e anche la SGR. Il fondo immobiliare no: quello di Santa Monica si chiama Aster, questo Miluce. In via Adda il palazzo preesistente era occupato dagli zingari. L’allarme sociale ha titillato la generosità del comune e ha accelerato le procedure. Niente lacci e lacciuoli! Risolta la pratica col comune di Milano, gli zingari li hanno dirottati a Pioltello. Adesso che hanno convinto anche il comune di Pioltello e che faticano a farsi dare soldi dalle banche per costruire altri quartieri modello li hanno dovuti mettere nelle roulotte. Intanto le famiglie che abitano l’unico palazzo di Santa Monica completato pagano decine di migliaia di euro per mantenere in funzione le pompe che impediscono l’allagamento dei box. Hanno costruito in falda e non hanno nemmeno impermeabilizzato, riuscendo persino nell’impresa di creare un’emergenza ambientale in una zona dove l’unico rischio è di prendere il raffreddore.

Calchi Taeggi. Non è da oggi che la normativa sulle cave prevede delle norme per il conferimento dei rifiuti. Era una cava della famiglia Cabassi, quelli di Assago e dell’Expò, ora l’area appartiene alla Società Acqua Marcia di Francesco Caltagirone, il cugino dell’altro Francesco, quello di Monte dei Paschi, ecc. Anche qui, come per Risanamento, vale la legge del contrappasso. Risanamento doveva risanare Napoli già nell’ottocento e centoventi anni dopo ha inquinato Milano. L’Acqua Marcia, che si chiama così non perché puzza ma perché prende il nome del pretore Quinto Marcio Re che un secolo e mezzo prima di Cristo aveva portato l’acqua a Roma, è la gloriosa società che poco dopo l’unità d’Italia in meno di due anni realizzò il nuovo acquedotto della capitale. È la storia incompiuta della bella finanza nazionale, quella che aveva tentato di modernizzare e unire il paese: la Bastogi, Acqua Marcia, Risanamento, Beni Stabili. E che oggi dà lavoro soprattutto alla magistratura: Talchi Taeggi, Santa Giulia, Ponte Lambro. Erano sorte per fare le ferrovie, per portare l’acqua alle città, per debellare il colera, per dare case decenti ai popolani. Oggi saccheggiano la città e portano una montagna di zavorra all’economia del paese.

Mario De Gaspari

 



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