23 novembre 2010

MILANO OLTRE I SUOI CONFINI


La corsa delle primarie milanesi ha messo in luce come nessuno dei candidati, nel tentativo di formulare proposte per affrontare i grandi problemi della città, abbia considerato ricette che partissero dalla necessità di un confronto con i Comuni dell’hinterland che vivono identiche situazioni. Per quanto attiene ai grandi problemi della metropoli – mobilità, traffico, inquinamento, trasporti pubblici, abitazioni, governo del territorio, consumo di suolo, sviluppo sostenibile – molti ritengono infatti non sia più procrastinabile l’esigenza di coordinare le azioni di Milano città con quelle dei Comuni dell’hinterland. Ma nessuno ha parlato di area metropolitana. La prima formulazione del termine “area metropolitana” risale alla Legge n°142 del 1990. Quel testo, che avviò l’unica vera e radicale riforma degli Enti Locali che il nostro Paese abbia finora conosciuto, avanzava finalmente l’idea che le grandi città italiane dovessero non solo condividere, ma amministrare insieme ai Comuni che le circondano le numerose problematiche che affliggono il loro territorio.

A confermare la dimensione sovracomunale che queste dinamiche rappresentano ci sono anni di statistiche e di cifre sui flussi di traffico e di pendolari, sugli effetti dell’inquinamento e della conurbazione. Eppure, venti anni dopo quella Legge, le aree metropolitane sono rimaste sulla carta, mentre per molte di queste aree i flussi di traffico si sono intensificati fino a un livello quasi insostenibile e le inefficienze dei servizi di trasporto pubblico sono oggetto delle proteste quotidiane dei pendolari, lungo ferrovie e strade che attraversano cittadine, periferie e metropoli tra edifici senza soluzione di continuità. La lungimiranza del legislatore di vent’anni fa non è riuscita ad accendere nei parlamentari italiani un simile spirito di iniziativa e oggi siamo alle misure che mettono pezze temporanee senza che nel contempo si adottino processi di cambiamento strutturale.

Ma se a Roma nessuno è stato in grado di dare attuazione alla Legge 142, a Milano non ci si è certo dati da fare. Dopotutto come potrebbe pensare a soluzioni di respiro “metropolitano” un’Amministrazione come quella che ha governato Milano negli ultimi quindici anni? Non ha saputo trovare soluzioni neppure fra i suoi confini al traffico che soffoca la città e quel centro storico in cui l’Ecopass avrebbe dovuto fare miracoli. Nessuna soluzione allo stato di abbandono delle periferie, gestite solo come un problema di ordine pubblico. Nessuna idea innovativa su una dinamica di mobilità che persiste nel porre Milano al centro di un sistema che invece si sviluppa anche secondo direttrici che corrono attorno ai suoi confini e che Milano di fatto ignora. Questo fallimento risiede soprattutto nella scelta di non vedere la dimensione sovracomunale delle problematiche milanesi, scelta tanto illogica quanto anacronistica in un mondo in cui a farla da padrone sono – non da oggi ma da oltre venti anni – i processi di globalizzazione.

Ebbene, a fronte di tutti questi elementi critici nessun candidato alle primarie ha posto l’accento sulla dimensione sovracomunale dei problemi di Milano e sulla conseguente necessità di affrontarli congiuntamente ai Comuni dell’hinterland. È però ormai indispensabile leggere i problemi e le loro possibili soluzioni in modo diverso da quanto sino ad ora si è fatto. Milano deve saper guardare lontano, uscire dai propri confini per saper dare soluzioni adeguate a minacce ambientali e sociali che diventano sempre più pericolose.

Ora che abbiamo un candidato sindaco per Milano, con la speranza di poterlo presto annoverare tra i colleghi, voglio rivolgere un appello a Giuliano Pisapia perché spenda almeno una parte del tempo che deve dedicare a preparare programmi e parole chiave sulle quali giocare la sua prossima campagna elettorale, al confronto con i Sindaci dell’hinterland sui grandi problemi di Milano, che sono ovviamente anche i nostri. Tutti ne abbiamo un disperato bisogno. E se Pisapia si accorgesse che da questo confronto potrebbero uscire proposte maggiormente convincenti per gli elettori milanesi, forse non si arriverà a costituire l’area metropolitana, ma certamente verrebbero poste solide basi perché finalmente nel prossimo futuro si possano affrontare alcune delle più rilevanti problematiche che investono la vasta area del milanese.

Eugenio Comincini*

*Sindaco di Cernusco sul Naviglio



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