16 novembre 2010

LA MELA SPACCATA E AVVELENATA


Con l’aria che tira…il 14 novembre non è stato un brutto giorno per Silvio Berlusconi: il Milan ha vinto il derby, la Ferrari del rivale Montezemolo ha perso il mondiale…e il PD ha perso le primarie milanesi. E’ indubbio che un candidato sindaco molto caratterizzato a sinistra (almeno fino a ora, come biografia personale…) renda più semplice la conquista del centro da parte della destra. E’ vero anche che oggi a sinistra si spera nella scomposizione del centro-destra e che la presentazione di un terzo polo/candidato renda molto più probabile l’arrivare al secondo turno.

Ma se alla fine restassero in campo un candidato di destra e uno di sinistra siamo così convinti che “il centro” voterebbe a sinistra? Ma proviamo a ragionare sulle primarie intanto. Primo: la partecipazione inferiore al previsto. Il maltempo non spiega (con Ferrante c’era la neve!). Piuttosto diciamo che con Prodi (100.000, ottobre 2005) e con Ferrante (80.000, gennaio 2006) il clima politico era diverso, l’unione più unita, le primarie una novità, e dunque…nessuno si sarebbe opposto a una gonfiatura dei dati… (vedete che le bugie hanno le gambe corte…).

Tutti d’accordo: ha perso il PD. Perché? A mio avviso perchè: – marcando in modo eccessivo Boeri come proprio candidato ha trasformato le primarie in un referendum sul PD; – non ha saputo ne mantenere una egemonia culturale sull’elettorato di opinione ne ribattere con forza alle critiche, ne evitare le divisioni; – la sua “allegra armata da guerra” era di cartone (ovvero non è andata oltre il cerchio ristretto dei suoi aderenti…).

Ora Cornelli e Martina mettono a disposizione il mandato “per favorire il dibattito”.Più dignitoso di quanto fecero Majorino e Mirabelli dopo la sconfitta di Ferrante nel 2006 e Casati dopo quella di Penati del 2009, o lo stesso Martina dopo le regionali del 2010, ma il fatto che sia convocata non solo una direzione, ma anche un’assemblea provinciale per domenica e lunedì prossimi (organismo pletorico riunito raramente e per votare elenchi già confezionati) lascia intendere che il dibattito lo si voglia chiudere alla svelta (del resto si sa…ogni volta c’è la retorica dell’unità davanti al nemico e davanti alle scadenze elettorali…).

Ma non ha perso anche Boeri? Non ci ha messo “del suo”? Certo ha perso anche Boeri, a mio avviso per questi motivi. – È partito tardi. Dal 1 settembre al 14 novembre ha avuto solo settantacinque giorni per dire chi era e quali erano le sue proposte; – “l’abbraccio mortale” (e reciproco) col PD lo ha stritolato; – Il luogo comune, molto pettegolato a sinistra, che un architetto che lavora per istituzioni governate dal centro destra debba essere necessariamente “colluso” gli ha creato quasi un odio da parte di certa sinistra (tra parentesi non ho mai capito perché Gae Aulenti, Fuksas e altri lo possano fare non smettendo di essere icone della sinistra radicale…). Va dato atto però a Stefano di essersi messo in gioco con generosità e di aver costituito un valore aggiunto di idee, di coinvolgimento di una Milano operosa e creativa, giovanile, una Milano della solidarietà e della conoscenza: speriamo questo piccolo patrimonio non vada perduto.

E ora? Il centrosinistra si trova spaccato a metà come una mela. E’ questo il paradosso delle primarie di coalizione “alla italiana”. Competono e si combattono forze e persone che poi devono fare squadra. Non è tanto il sodalizio tra persone o partiti (che poi sta insieme non fosse altro che per solidarietà elettorale). Il problema (avvelenato) è quello degli elettorati. L’avremmo avuto anche se vinceva Boeri. Una parte di elettorato di sinistra non l’avrebbe mai votato. Purtroppo è ancora pesante a sinistra una zavorra ideologica di chi vede imprenditori, artigiani, commercianti e liberi professionisti (cioè tutti quelli che lavorano ma non sono dipendenti pubblici o privati) con la puzza sotto il naso, come sospetti speculatori, inquinatori, evasori fiscali, comunque vicini al sistema di potere berlusconiano.

Ma con questo approccio non si capirà mai Milano, né si riuscirà a vincere le elezioni. Naturalmente si salvano sempre quelli che “dicono cose di sinistra”… Pare che questi siano gli “uomini nuovi” della sinistra italiana che vanno per la maggiore: i sessantenni come Vendola con un raffinato linguaggio visionario e insieme la capacità di nominare propri “fedeli” nelle Asl pugliesi; o come Pisapia che si commuove per le vittime sul lavoro e insieme difende De Benedetti e diversi terroristi.

Ora il problema è tutto di Pisapia: come convincere l’elettorato di non essere il candidato solo della sinistra radicale, solo dei laicisti. Come cercherà Pisapia di “allargare lo schieramento”? Con una sua lista? Forse lo aiuterà Onida, che toltosi il sassolino di aver danneggiato chi nel ’95 gli preferì Masi alle Regionali e stavolta gli ha preferito Boeri, potrebbe contribuire a dare un’altra picconata a questo partito irrisolto tra riflessi pavloviani da vecchio PCI (senza averne la forza e la capacità di egemonia culturale) e incapacità di una nuova sintesi e azione efficace.

 

Pier Vito Antoniazzi

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti