16 novembre 2010

CARO PD ANCHE I CITTADINI NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO


Tre cose rapide sulle recenti primarie. Primo il tormentone dei numeri. Non so chi sia stato il von Clausewitz che ha lanciato lì 100mila come target: leggo “meno di 70 mila votanti rispetto ai 100mila attesi”, ma attesi da chi? Era ed è una cifra totalmente cervellotica, derivata da un errore concettuale e fattuale sulla natura delle primarie, che abbiamo già denunciato da queste pagine la settimana scorsa. Le primarie non sono (e sottolineo NON) uno strumento per mobilitare “il popolo” quale che esso sia: sono uno strumento diretto esclusivamente ai militanti. E’ vero che Machiavelli sosteneva che il Principe, come l’arciere deve mirare alto perché poi la freccia arrivi al punto giusto, ma lui stesso ha poi preso granchi solenni.

Nel nostro mondo dell’immagine, come dice Giddens, dominato dalla “doppia ermeneutica” cioè dalla incontrollabile riflessività dei messaggi, se dici una castroneria ti ritorna in faccia violentemente. Alcuni dirigenti politici confondono il pep talk che fa il coach nello spogliatoio, per gasare i propri, con l’avveduta pretattica che il medesimo allenatore fa di fronte alle camere. Alle docce deve gridare “go, go, go, gli faremo… ecc ecc”. Davanti alle camere però sa benissimo che se dice faremo 10 gol e poi ne fa solo 8 sarà crocifisso mentre se dice faremo 2 gol e poi ne farà 3 sarà osannato. Quindi, per favore, ragazzi, la prossima volta stecca e gesso e calma: portare quasi 70mila militanti a fare una scelta difficile, in una giornata di scighera pesante è molto, non poco, se usiamo parametri razionali di confronto, non quelli del “treno dei miei pensieri”.

Potevano essere un po’ di più? Forse sì, e vedremo dopo, le analisi, ma in ogni caso si tratta di poche migliaia in più in meno: non le decine di migliaia che svolazzano sui titoli di questi giorni. Il genio della comunicazione, che ha detto “100mila” (una cifra da Miracolo a Milano) dovrebbe adesso venire a spiegarci come cavolo pensava di recuperare 20mila militanti in più dal 2006 (Ferrante) dopo anni in cui il PD e gli altri hanno fatto a gara per demotivare i propri sostenitori e con un elettorato di sinistra che in questi anni non ha mai superato i 280mila voti. Se si esclude Ferrante tutte le altre primarie hanno avuto numeri più bassi,59mila nel 2009 per Bersani e  64mila per Veltroni nel 2007.

Da dove dovrebbero essere arrivati 36mila militanti in più rispetto al 2009? Dal cielo con la sbrisola? Ripeto non si chiamava “la gente” o “i milanesi” a dare una bastonata a Berlusconi: si chiedeva ai militanti una scelta difficile sul bastone migliore da scegliere per combattere il centro destra. Come ha detto un intelligente e freddo ascoltatore della trasmissione di Radio Popolare condotta con l’usuale competenza da Bacchetta, è ben diverso votare per eleggere un candidato contro un altro, dallo scegliere tra quattro possibili nomi quello che meglio potrà vincere le elezioni.

Come altri commentatori, Giangiacomo Schiavi, osservatore attento della realtà milanese, nota che le primarie del centrosinistra hanno rappresentato, indipendentemente da quel che ognuno può pensare del risultato, un segno importante di riscossa civica. Schiavi però va oltre e accomuna questo segnale agli sforzi che Letizia Moratti sta facendo per trovare una via diversa, proponendo così Milano come rinnovato “laboratorio politico del Paese”, come lo era stato all’epoca del primo centro-sinistra. Il mio amore per la città, che peraltro negli ultimi tempi si è non poco intiepidito, non mi permette di seguire Schiavi in tutto il ragionamento. Anzi il discorso di Berlusconi alla Convention (e dagli con’st’americano della ringhera!) della Moratti, fatto a distanza con voce roca, mi ricorda assai più il discorso di Mussolini al Lirico del Dicembre 1944. “Vinceremo!” Poi poco dopo, via! Travestito da tedesco.

Era impressionante vedere quel palco del Nuovo gremito di famigli e clientes affastellati come funghi chiodini su un ceppo e con quella immagine oleografica di un Berlusconi con la pelle liscia e luminosa da Mao Tse Tung dei murales del realismo socialista cinese. Che dire della mediocre meschinità di fissare la famosa convention lo stesso giorno delle primarie: che cosa ne può guadagnare la destra? Non ci sarà stato uno dei votanti alle primarie indotto ad andare al Nuovo invece che a votare. E’ pura tigna, di quella tigna carognosa che ormai caratterizza ampiamente l’immagine della destra, magnificamente rappresentata dalla faccia e dall’eloquio di Sallusti: un physique du rôle veramente insuperabile. Ma il particolare più agghiacciante della sinistra pagliacciata andata in scena al Nuovo, è che il momento clou della serata non viene, tutti lì a pendere dalle labbra dell’oracolo lontano che non si risparmia lo sberleffo finale: il famoso endorsement (siamo sempre in USA-Bovisa) non arriva. Cioè arriva solo indirettamente e tardivamente con uno stitico, “in bocca al lupo”, uno schiaffo per chiunque non abbia una faccia indurita dall’averne perse molte.

Ci vuole Podestà che, come la Pizia, spiega al popolo morattofilo che, sì, quella frase vuol proprio dire che Berlusconi (il dio Silvio) appoggia la Letizia, la quale ritenta la sceneggiata da Cappuccetto Rosso delle precedenti elezioni. “Ahh, io non sapevo! Ohi ohi, che sorpresa!” Lacrimuccia e poi, dopo un’ora, è partita una campagna preparata da mesi nei più minuti particolari come quelle scene dei documentari sull’invasione della Polonia da parte della Wehrmacht. Invece le primarie del Centro Sinistra hanno dimostrato in primo luogo che è possibile un’altra politica. Sì, è vero, ci sono stati scontri su questioni di metodo e procedure e c’è sempre qualcuno che non può rinunciare alle furbizie degli apparati, ma siamo nella assoluta normalità di una competizione elettorale, e sopratutto tutti e quattro i candidati ci hanno regalato una immagine di serietà e integrità con il risultato (per quel che mi riguarda, ma non sono solo) che oggi io non so se sono più contento perché ha vinto il mio candidato, o dispiaciuto per gli amici che hanno perso.

Non voglio commentare nel merito i singoli candidati: è acqua passata. La dirigenza del PD ha fatto un errore che molti avevano segnalato, spero che serva a far ragionare e non a incarognire: se si rimedia con onestà e senza troppe storie all’errore, questo sarà presto dimenticato. Altrimenti diventerà un altro tormentone tafazziano di cui non abbiamo proprio bisogno. Lasciamo perdere il balletto delle dimissioni, rimboccatevi le maniche e cominciate a preparare la battaglia, umilmente e senza fare casino: ci vuole una assemblea cittadina in cui i militanti, senza fretta e senza discorsi di prammatica, vengano a dire la loro.

Voi state ad ascoltare e poi fate la vostra proposta politica condivisa per Milano da finalizzare con Pisapia. Spero che abbiate capito che, voi dirigenti, avete un dannato bisogno di noi militanti, e noi abbiamo bisogno di voi perché nessuno, a cominciare da me e da molti altri compagni critici, vi vuole rubare il mestiere. Però dovete ascoltarci perché si è anche capito che da soli (vale per il PD ma anche per gli altri) non ce la fate. Se lo scopo è di cacciare questa classe dirigente avida e corrotta, si può fare: se invece per qualcuno dei tanti von Clausewitz, gli scopi sono quelli di riorganizzare della sinistra dentro e fuori il PD, o magari far votare Albertini da Bersani, mancheremo l’obiettivo che, questa volta, è raggiungibile. Però la volta prossima sarete così soli che non vi resterà che guardare la pioggia dal finestrino.

Guido Martinotti



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