16 novembre 2010

Scrivono Vari 16112010


Scrive Carlino Di Biase a Giulio Rubinelli

Mi hanno colpito due aspetti: l’amarezza per un progetto di lavoro o di vita fallito e la conclusione di non potersi accontentare di un sindaco PD per Milano. In merito al primo punto caro Giulio, tiri i remi in barca troppo in fretta. Sei deluso perché non sei riuscito a realizzare una tua idea a 21 anni. Alla tua età ero a metà del percorso universitario: è stata dura, ma mi sono laureato, ho perso più di un anno per il servizio civile che tu oggi non sei obbligato a fare ed ho iniziato la ricerca di un lavoro. Ti consiglio di avere più fiducia in te stesso e di credere in quello che vuoi ottenere, perché altrimenti anche cambiare nazione non servirà.

Riguardo al quadro triste e alla crisi dei valori della nostra società ti posso dare ragione, ma la società è fatta di persone e quindi spesso rispecchia i cittadini che la costituiscono. Sta a chi ha ancora dei valori e degli ideali battersi per volere una società migliore. Se si lotta, se si manifesta con il proprio agire un’alternativa diversa allo squallore generalizzato, anche la società se ne avvantaggia. Stare lì alla finestra e attendere che passi il salvatore non aiuta. Anche l’Obama che citi tu dici abbia perso lo slancio, forse lo si è mitizzato. Va bene l’entusiasmo, ma dietro ci vuole la sostanza che credo nel caso di Obama ci sia. E se gli americani hanno eletto Obama, allora anche noi potremmo eleggere Vendola.

Riguardo al secondo punto, pur condividendo che spesso si creano circuiti chiusi, che tanto più credono di aver capito il mondo che hanno intorno, tanto più se ne allontanano, non accetto questo tirare le somme in tutta fretta accusando il PD come la causa di tutti i mali tuoi, della società in cui viviamo, delle elezioni a cui partecipiamo. E’ questa la cosa che non sopporto più. Piove, è colpa del PD; c’è il sole, è colpa del PD.

Il PD appoggia un candidato e trucca le primarie. Se il PD non avesse appoggiato un candidato, giù le critiche verso il partito più grande immobile, composto di mummie che non sanno che pesci pigliare, incapace di offrire una proposta. Ormai ho capito che chi non è del PD, vive per attaccarlo e chi è nel PD, ma vede la sua linea personale in minoranza si deve ricavare a tutti i costi uno spazio che gli dia diritto di urlare, farsi notare, mettersi in vetrina sebbene relegato dietro le quinte. Basta. Boeri non è un nostro iscritto: se il PD lo appoggia avrà tutti i suoi buoni motivi, come altri partiti hanno i loro per appoggiare altri candidati.

Nessuno ha costretto Onida a candidarsi, già sapendo peraltro che il PD appoggiava Boeri. Il centrosinistra milanese è composto da otto partiti più due liste civiche. Non siamo negli Stati Uniti, patria delle primarie dove i partiti sono due e tutti i candidati alle primarie sono dello stesso partito. In Italia abbiamo la situazione opposta: più partiti possono decidere di appoggiare un candidato. A me pare semplice e lineare. Infine non sono affatto sicuro che gli altri partiti della coalizione possano rivendicare di essere più giusti o migliori del mio (ndr l’autore è Consigliere PD zona 9), anche perché, se così fosse, forse avrebbero il 30% dei consensi e non il 3%. Ognuno segua la sua linea politica, ma si smetta di attaccare quella degli altri.

Scrive Filippo Geuna ad Alberto Cingolani

Ciao Alberto, io sono un ricercatore alla Statale di Milano e ho letto questa mattina la lettera che hai voluto scrivere all’indomani delle dichiarazioni sui gay da parte di una delle più alte cariche istituzionali del nostro Paese che, assieme ai commenti di certi tuoi colleghi di corso, ti hanno giustamente toccato. Purtroppo l’Italia soffre di un clima generale di arretratezza culturale e sociale che è figlio di un pensiero “debole” che ha fatto la sua storia. Vogliamo parlare anche dei presunti diritti sociali e dei lavoratori che faticosamente sono stati conquistati dalla rivoluzione industriale in avanti in Occidente e che sembrano sistematicamente disattesi e dimenticati quando ci confrontiamo con superpotenze del calibro della Cina che sentiamo ormai tanto “vicine ed eleggiamo a partner imprescindibili della nostra nuova esistenza e cultura?

All’estero le cose vanno a volte meglio, come in tantissimi Paesi all’avanguardia nelle conquiste sociali e industriali (anche sul fronte dell’ingegneria), ma tante volte anche peggio (come in tutti quei posti dove i gay vengono esplicitamente condannati e perseguiti anche legalmente). Evidentemente in Italia siamo a metà del guado e l’unica cosa che possiamo fare è aspettarci che le nuove generazioni si liberino definitivamente di questo pesante fardello. Certo è che fa strano vedere proprio nei giovani, quelli cioè da cui ci si aspetta un cambiamento, il permanere e a volte la difesa di posizioni evidentemente incomprensibili e anacronistiche. Pochi minuti dopo avere letto la tua lettera mi è venuta in mente l’immagine di quel Leonardo da Vinci, uno dei geni più grandi che l’umanità abbia conosciuto, che era omosessuale e che, per ironia della sorte, viene preso come simbolo universale e modello dell’ingegneria e in particolare presso il Politecnico di Milano…

Scrive Teresa Resegalli ad Alberto Cingolani

Condivido tutte le riflessioni da te fatte nell’articolo e sono contenta che tra i futuri ingegneri ci siano persone come te. Penso che darai un buon contributo alla nostra società se continuerai così senza arrenderti mai. Grazie.

Scrive Tiziana Gatti ad Alberto Cingolani

Volevo fare i complimenti ad Alberto Cingolani per la bellissima lettera ‘Gay o dell’ingegnere a una dimensione’. Purtroppo arrivano all’Università con un vissuto razzista che è presente già alle superiori se non addirittura alla scuola media: conosco le discriminazioni non solo verso i gay perchè provate sulla pelle di mio figlio; il bullismo non è solo “manuale” ma, anche “verbale”, crescendo si trasforma in ignoranza. Essere all’Università non vuol dire essere superiori se poi si cade su queste infamie da berlusconismo. Di nuovo BRAVO ALBERTO!

Scrive Carlo Bertelli

Caro Arcipelago, bene un numero non esultante. I primaristi hanno suggerito un’idea di che cosa pensano che sarà Milano nel 2021? Dal 2013 -2015 sarà efficiente il traforo del San Gottardo, e Zurigo si avvicinerà a Milano. La distanza sarà di due ore. Un corridoio ferroviario attraverserà l’Europa da Genova a Rotterdam passando per Milano. Abbiamo bisogno di un sindaco che metta Milano al centro della rete europea, capace di interloquire con il governo nazionale e con altri governi europei, capace di affrontare il problema dei parcheggi delle merci che le ferrovie porteranno alle porte della città, capace di veder i vantaggi che vi saranno per una forma nuova di città industriale… Milano ha bisogno di uscire dall’ottica condominiale e assumersi le responsabilità europee. O sbaglio?



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