10 novembre 2010

LE PRIMARIE: UNA TAVOLA AMARA


Mi piace giocare a carte scoperte. Ho ventun anni, ho iniziato a militare a dodici nel centro sinistra, non sono un intellettuale, ho abbandonato gli studi per lavorare, domenica dovrò votare. Le ho provate tutte, cerco di inventarmi impegni, di ricordarmi male date di appuntamenti inderogabili per fine settimana prossimo. Macché. Qui sono e qui devo restare. Ho ventun anni e già cerco delle scuse per evadere l’adunata alle urne. Non uno slancio, non una spinta. Non ho voglia di andare a sentire interviste pianificate in un qualche pub dove tutti siedono per terra per mimetizzare i capelli bianchi del candidato. Non ho voglia di leggere opuscoli infiniti pieni di facce. Facce su facce. Vecchi col Loden al parco che accarezzano il proprio cane, vecchi con i nipotini in braccio, vecchi con vecchie, vecchi e slogan, slogan e giovani coi vecchi.

Abbiamo perso. Abbiamo perso ancora una volta. Ma non perché loro sono migliori di noi, no. Perché ha perso l’Italia, ha perso l’Europa, hanno perso le persone. Abbiamo perso proprio noi. Arranchiamo, fatichiamo a comunicare sui valori. L’entusiasmo per Obama in America si è già spento. Tutto finito. Ma perché abbiamo fallito noi. Sento molti entusiasmati da Vendola. Vendola è un grand’uomo, sa parlare alla gente, è brillante … ma è gay. E l’Italia non è pronta per un presidente gay. Lo sanno tutti, ma nessuno lo ammette. Non lo permetterebbe il Vaticano, non lo permetterebbe l’Italia benpensante, non gli verrebbe permesso. Per il semplice motivo che non siamo pronti neanche a un presidente etero, perché la nostra “normalità” è composta di scandali. L’Italia è a mala pena pronta per una brava persona, né gay, né etero, né comunista né fascista. Non siamo pronti.

Posso fermarmi agli stand dei candidati per le primarie e farmi spiegare quanto ognuno sia una magnifica persona, ma in cuor mio so che l’Italia non è pronta per una persona magnifica. E tanto meno Milano. Io non lo so qual è l’alternativa. Non so quale sia la risposta. So che l’Italia è Berlusconi. Ed è quello che ci meritiamo. Sono capace anch’io di commuovermi davanti a ‘Raiperunanotte’ e ‘Vieni via con me’.Anch’io mi sento meno solo per un’ora e mezza. Ma dopo cosa resta? Io mi occupo di cinema e a gennaio andrò a studiare in Francia. Lascio. Ho fatto di tutto per resistere, per non mollare mentre i miei amici abbandonavano il nostro paese per l’estero. Mi sono spaccato la schiena, ma non è servito. Questa città è corrotta alla base.

Settimana prossima voterò. Come sempre. Lo farò per quell’Italia che diede la vita per far sì che io oggi possa votare e dirmi italiano. Ma sono contento di non dover assistere l’anno venturo ai festeggiamenti per i 150 di Unità. Non voglio, non posso guardare. Gestisco una serata il mercoledì sera di spettacolo e cultura. Ho visto la migliore gioventù italiana partecipare a questo evento. Ho visto la passione, l’amore per la gente. Ora stiamo per chiudere. Milano non ha risposto e quello cui ho assisto ogni settimana è lo spreco di enormi energie. Per nulla. E questa io la ritengo una grande sconfitta per la città intera. Stasera mi hanno convinto a partecipare a un incontro con Onida. Ci andrò. Malvolentieri. Anche perché se devo votare, lo farò per Pisapia. Ma che malinconia. Abbiamo già perso, come esseri umani. O forse solo alcuni di noi, quelli che si guardano allo specchio la mattina e non vedono l’ora di andarsene, di cambiare. In Francia non sarà meglio. Non lo so. Ma credo che se avrò qualcosa da dire, qualcosa da dare, almeno là avrò l’opportunità che mi venga riconosciuta.

Vivrò con la nostalgia per questa città e questo paese, per il quale mi sono impegnato già dalla giovanissima età e l’ultimo ricordo che avrò di esso saranno queste primarie. Milano si alzerà, svogliatamente, cercherà nei suoi cassetti la tessera elettorale, berrà il suo caffè e apporrà una croce di fianco a un volto. Io non ci credo più. Mi avete illuso di sedere intorno a voi a un tavolo e che mangiassimo dallo stesso piatto lo stesso cibo, ma era un gioco truccato e ora avete perso la mia fiducia. Arriveranno tempi migliori, ma non vinceremo. Non ora. E spero che Vendola sarà ancora vivo per vedere il primo Presidente del Consiglio omosessuale salire al governo, perché vorrà dire che l’avrò visto anch’io. Per ora non mi so accontentare che il prossimo sindaco di Milano sia del PD, è più forte di me e sinceramente, mi ripeto, ci credo poco. Buona fortuna Milano, con o senza i tuoi giovani.

Giulio Rubinelli



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