9 novembre 2010

LA FILIERA DELLE COSTRUZIONI: TUTTO DA RIPENSARE


Ideare, progettare e costruire mantenendo coerenza nel processo e garantendo fattibilità tecnica ed economica al prodotto sono obiettivi che talvolta sfumano nella nostra filiera. Non possiamo negare che negli anni lo spezzettamento del settore delle costruzioni ha comportato una diffusa perdita di qualità e che oggi è assolutamente necessario recuperare quel legame virtuoso tra committenti, progettisti, imprese. Le stagioni dei concorsi di progettazione e degli appalti concorso, anche per la confusione legislativa di questi ultimi anni, non hanno generato un sistema innovativo e selettivo,e la nostra filiera non è cresciuta in maniera sufficientemente integrata.

Con il varo del nuovo Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti pubblici le stazioni appaltanti avranno finalmente la possibilità di ricorrere senza particolari limitazioni all’appalto integrato “complesso” che sostituisce, di fatto ricalcandone le linee essenziali, il vecchio appalto concorso. Finalmente si aprono spiragli per il superamento della rigida separazione tra attività di progettazione e attività di esecuzione. Nel vecchio regime il ricorso all’appalto concorso era possibile solo nei casi previsti dalla legge; la nuova normativa, invece, consentirà per tutti gli appalti pubblici di affidare la progettazione al concorrente che partecipa alla gara, purché l’amministrazione appaltante motivi le esigenze tecniche, organizzative ed economiche della scelta.

Un percorso dettato dalla necessità di ottenere realizzazioni in tempi e con costi certi, una novità che avvicinerà la nostra legislazione a quella europea se, ovviamente, risolveremo le questioni che ancora oggi ne sospendono l’attuazione concreta. Il Regolamento che dovrebbe declinare nel dettaglio le procedure per questo particolare tipo di gara è fermo in attesa di raggiungere un consenso che superi le nostre paure di sistema. Da un lato l’ostruzionismo dei progettisti, preoccupati da una possibile erosione del proprio mercato e dall’altro la diffidenza delle imprese verso forme di affidamento dei lavori che consentono alle pubbliche amministrazioni ampi margini di discrezionalità. L’auspicio è che si arrivi a un Regolamento in grado di fornire gli strumenti tecnici e giuridici per ricorrere all’appalto integrato complesso ben consapevoli che, se vogliamo che questo strumento decolli, è necessario un cambio di mentalità da parte di tutti gli operatori.

Occorre imboccare un percorso virtuoso che ci permetta di cogliere le opportunità offerte dai numerosi elementi positivi collegati a questa figura d’appalto. In primo luogo, i tempi. L’analisi delle fasi di affidamento di un’opera pubblica mette in evidenza la patologica lunghezza dei tempi della progettazione. Nell’appalto integrato i ritmi della progettazione vengono scanditi dai tempi di gara ed è vero che sono serrati per gli operatori, ma con l’effetto di un recupero di efficienza. In secondo luogo, un maggior coinvolgimento degli appaltatori nella fase progettuale consente di ridurre il contenzioso nella fase di esecuzione del contratto. Oltre ai tempi e ai costi va rimarcato l’effetto positivo che l’appalto integrato complesso può produrre in termini di qualità della progettazione e dell’opera. Occorre interpretare questa modalità d’appalto non come un ring in cui gli operatori della filiera, in primis progettisti e appaltatori, si scontrano e si controllano ma, al contrario, un ambito di collaborazione e di stretta sinergia. Un rapporto organico tra progetto ed esecuzione è garanzia di maggiore qualità sia del progettato che del costruito.

Bisogna però ammettere che serve una nuova figura di concorrente che partecipi alla gara, un soggetto che sappia superare l’idea di sola impresa esecutrice che si avvale della mera collaborazione dei progettisti. L’appalto integrato complesso per offrire i suoi migliori frutti deve porsi innanzitutto come il laboratorio di una nuova strategia di settore, deve indurre l’affermarsi di una politica industriale caratterizzata dalla commistione tra tecnologia, tutela ambientale e nuove modalità costruttive. Proprio in considerazione di ciò, è evidente la necessità di una sinergia tra i vari attori del processo: progettisti, costruttori, impiantisti, fornitori di materiali, ecc… L’appalto integrato complesso, così come avviene in altri Paesi, induce nuove e più ampie forme di aggregazione imprenditoriale, che ben al di là delle associazioni temporanee di imprese riunisce soggetti con competenze e specializzazioni differenti, chiamati unitariamente e con pari dignità al risultato della progettazione prima e della commessa poi. Sappiamo tutti che non sarà facile e che i rischi imprenditoriali in questa prima fase aumenteranno, ma sappiamo anche che la conservazione del vecchio modello non è più sostenibile.

 

Gloria Domenighini*

 

 

*Direttore Assimpredil Ance



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti