2 novembre 2010

HINTERLAND, MAFIA E MATTONE


Sono passati due anni dall’esplosione della crisi economica e finanziaria e pare non sia cambiato nulla nel modo di trattare il territorio. Non solo si è persa un’occasione per avviare una politica sociale più equa, approfittando della congiuntura favorevole creatasi a seguito della flessione dei valori immobiliari. Ma la politica nazionale e milanese non è stata nemmeno in grado di modificare l’approccio, di cogliere la lezione.

“Il mattone risale”. È una buona notizia per gli immobiliaristi, per le banche e per la ‘ndrangheta. Un po’ meno per chi la casa non ce l’ha e per i comuni intenzionati a promuovere una politica degli affitti e della casa a costi accessibili. Robert Shiller ci ha spiegato, come già aveva fatto Keynes, che nella crisi bisogna considerare separatamente il breve e il lungo periodo: nell’immediato la contrazione dei consumi deprime ancora più l’economia, ma a lungo andare crea risorse che potranno essere investite nel futuro. Cogliere questo nesso è compito della politica. Noi stiamo invece rilanciando il mattone, attraverso piani urbanistici sconsiderati come quello milanese che creerà le condizioni per un’eccezionale seconda accumulazione originaria, di cui beneficeranno i rentiers, le banche, che potranno ripulire momentaneamente i bilanci con nuovi asset (volumetrie edificabili) capaci di coprire i vecchi buchi (iniziative immobiliari fallite e crediti incagliati) e così creare le condizioni per una crisi ancora più grave, e la criminalità.

L’agenzia di rating Moody’s ci informa che le previsioni per il sistema bancario nazionale sono negative, perché la qualità degli attivi potrà subire un ulteriore deterioramento. Il grosso dell’attivo bancario, in Italia, è costituito da quasi 1.500 miliardi di crediti alla clientela. Tra questi c’è la massa dei crediti deteriorati, che ha sfiorato a fine 2009 gli 85 miliardi. Dal 2008 al 2009 la massa dei crediti deteriorati, circa il sei per cento dei crediti alla clientela, è raddoppiata, evidenziando una tendenza tutt’altro che virtuosa. Il 44% di quest’importo, 37 miliardi, è costituito da incagli, cioè crediti il cui rimborso è temporaneamente sospeso per difficoltà del prenditore. Quasi la metà dell’ammontare dei crediti deteriorati non è assistito da garanzie. Il sistema finanziario, come negli anni ’90, ha ancora una gran fame di asset. E non va tanto per il sottile, come dimostrano le ristrutturazioni dei debiti di Ligresti (per il quale il rifinanziamento di 130 milioni è garantito da un’ipoteca sull’area Cerba), Risanamento (dove le banche stanno cercando di trasformare acrobaticamente gli incagli in azioni) e via dicendo.

Se preoccupa la presenza della criminalità organizzata nelle opere pubbliche, ancora di più ci deve preoccupare questo buco nero che sta per essere messo a disposizione del capitalismo criminale. Il rapporto tra i due ambiti è lo stesso che c’è tra la micro e la macro economia. Ma tra questi c’è anche contiguità e continuità, spesso gli operatori sono gli stessi. L’operazione Cerberus ha messo in evidenza che il clan guidato dalle famiglie Barbaro-Papalia negli ultimi vent’anni ha gestito e controllato il mercato del movimento terra e quello immobiliare di Milano e dell’hinterland, a Corsico, a Buccinasco, a Cesano Boscone e che il clan Iamonte a Desio gestisce un impero grazie agli appalti e alle collusioni con gli ambienti della politica. Gli appalti fanno entrare in cassa soldi puliti che permettono la circolazione di quelli sporchi, fanno lavorare le imprese in odore di mafia, che con le cave e la movimentazione della terra possono fare dei bei soldi. Ma dove gli appalti si saldano con la borsa immobiliare si può fare molto di più, come testimoniano anche gli arresti che riguardano l’operazione di Santa Giulia dove il clan dei Mazzaferro aveva in mano l’impresa che gestiva direttamente la bonifica del terreno, con i bei risultati che abbiamo visto. Entrando nel giro delle speculazioni immobiliari infatti i vantaggi per la criminalità aumentano: i soldi sporchi non solo vengono ripuliti, ma vengono moltiplicati attraverso il sistema delle plusvalenze, della leva creditizia e i mille trucchi della creatività finanziaria.

 

Mario De Gaspari – Gaetano Nicosia



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