2 novembre 2010

MANIFESTO DI OTTOBRE


Caro Direttore, ti mando compia del Manifesto di Ottobre che ho promosso insieme a persone provenienti tanto da esperienze di “destra” che di “sinistra”. Il manifesto si rivolge a tutti quegli intellettuali e professionisti che, a fronte della deriva populista da Grande Fratello che sta sfaldando la nostra democrazia repubblicana e parlamentare, non si rassegnano a fare da spettatori. Nuovi problemi arrivano nelle case dei cittadini dagli schermi televisivi e richiedono una riflessione adeguata per affrontarli, cosa che non è possibile fare nella semplificazione dei programmi televisivi ma che è necessaria per l’efficacia delle decisioni che il Parlamento deve assumere. Il caso di Eluana Englaro è stato, in questo senso, esemplare.

Ognuno ha assistito alla cronaca della sua tragedia e alla dignità espressa da suo papà. Le riflessioni sulla dignità della persona e sul diritto al testamento biologico in TV sono state semplificate da battute e prese di posizione che dovevano stare nei tempi televisivi e, spesso, nelle loro logiche strumentali che vogliono lo scontro tra opposte posizioni invece del confronto intorno a problemi nuovi.

La volontà degli estensori del Manifesto di ottobre è quella di dare vita a una serie di incontri e confronti che consentano una riflessione profonda, affinché le proposte conseguenti possano avere la forza della verità quando si traducono nella concretezza della comunicazione diretta e semplificata con i cittadini. Perchè semplicità non equivalga a superficialità e simulazione.

Fiorello Cortiana

 

Manifesto di Ottobre

“passione del presente: per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale”

 

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.

Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere.

La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà. È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante cliché di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.

Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo. Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudini usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.

Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale. Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale. Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla”(Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei).

La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida “divisione del lavoro” tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche. La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.

Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei ‘senza parte’. Rappresentare gli ‘invisibili’, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti ‘clandestini della politica’, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.

Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro.

Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini. È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.

 

L’email a cui indirizzare altre adesioni è: manifestodiottobre@hetairia.org

 

Hanno sino ad ora sottoscritto:

Lirio Abbate, scrittore

Gino Agnese, storico dell’arte, presidente Quadriennale Roma

Giampiera Arrigoni, storica delle religioni, docente Università di Milano

Salvo Ando’, giurista, docente e rettore Università Kore

Emanuela Andreoni, latinista, docente Università Roma Tre

Antonio Arena, funzionario parlamento europeo

Luca Barbareschi, deputato

Giuseppe Barbera, agronomo, docente Università di Palermo

Sergio Bertelli, storico, Università di Firenze

Piermario Biava, oncologo

Gianluca Bocchi, Filosofo della scienza, docente Università di Bergamo

Piercarlo Borgogelli Ottaviani, artista pubblicitario

Vito Bruno, scrittore

Maurizio Calvesi, storico dell’arte

Omar Camiletti, islamista

Alessandro Campi, politologo, docente Università di Perugia

Franco Cardini, storico, docente SUM-Italia

Alfio Caruso, scrittore

Giancarlo Cauteruccio, regista

Giuseppe Cecere, islamista, ricercatore IFAO Cairo

Monica Centanni, grecista, docente Università IUAV Venezia

Mauro Ceruti, senatore

Gioachino Chiarini, latinista, docente Università di Siena

Michele Ciacciofera, artista

Luca Ciancabilla, storico dell’arte, ricercatore precario Università di Bologna

Arnaldo Colasanti, scrittore, critico letterario

Giuliano Compagno, filosofo, scrittore

Paola Concia, deputato

Fiorello Cortiana, fondatore Verdi italiani

Luigi Crespi, direttore Crespi Ricerche

Giampaolo Cugno, regista

Paolo D’Angelo, filosofo, docente Università di Roma Tre

Roberto De Gaetano, storico del cinema, docente Università della Calabria

Benedetto Della Vedova, deputato

Fernanda De Maio, architetto, docente Università IUAV Venezia

Luigi Di Gregorio, politologo, docente Università della Tuscia

Bruno Di Marino, storico del cinema, docente UTIU

Massimo Donà, filosofo, docente Università San Raffaele

Maria Laura D’Onofrio, Institute of Studies for the Mediterranean and the East

Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di Milano

Piercamillo Falasca, Fondazione Libertiamo

Michele Fasolo, archeologo, ricercatore

Mauro Federico, fisico, ricercatore, Università di Messina

Alberto Ferlenga, architetto, docente Università IUAV Venezia

Franco Fortunati, socio-economista, ricercatore precario Università di Bologna

Nadia Fusini, anglista, docente SUM- Italia

Paolo Gentiloni, deputato

Manuel Giliberti, regista

Giulio Giorello, filosofo, docente Università Statale di Milano

Giuseppe Giulietti, deputato

Adriano Guarnieri, musicista

Fabio Granata, deputato

Piero Guccione, artista

Franco La Cecla, antropologo

Luciano Lanna, scrittore

Linda Lanzillotta, deputato

Giuseppe Leonelli, italianista, docente Università Roma 3

Arnaldo Lombardi, editore

Sebastiano Lo Monaco, attore

Gianfranco Macrì, storico delle istituzioni, docente Università di Salerno

Maurizio Makovec, scrittore

Giacomo Marramao, filosofo, docente Università di Roma Tre

Paolo Martino, linguista, docente LUMSA

Luca Meldolesi, economista

Angelo Mellone, politologo, dirigente RAI

Costanza Messina, Direttore artistico Festival del Paesaggio

Massimo Morigi, storico, ricercatore precario Università di Coimbra

Marco Mueller, Direttore settore Cinema, Biennale di Venezia

Peppe Nanni, coordinatore Forum delle Idee

Paolo Nifosì, storico dell’arte

Carmelo Palma, direttore Libertiamo

Antonio Paruzzolo, ingegnere Thetis- Arsenale Venezia

Flavia Perina, deputato

Ivelise Perniola, storico del cinema, docente Università Roma Tre

Sergio Claudio Perroni, scrittore

Vincenzo Pirrotta, attore e regista

Ermete Realacci, deputato

Bruno Roberti, storico del cinema, docente DAMS Università della Calabria

Sergio Roda, storico romano, docente e prorettore Università degli Studi di Torino

Luca Ronconi, regista

Filippo Rossi, scrittore, Festival Caffeina

Francesco Rovella, gallerista

Alberto Russo, giurista, docente Università di Messina

Gianluca Sadun Bordoni, filosofo del diritto, docente Università di Teramo

Marina Salomon, imprenditrice

Daniela Santus, storica e geografa, docente Università di Torino

Andrea Sarubbi, deputato

Sergio Scalpelli, presidente Pierlombardo Culture

Spiro Scimone, regista

Sergio Sconocchia, latinista, docente Università di Trieste

Mirella Serri, storica, docente Università La Sapienza

Francesco Sframeli, attore

Umberto Silvestri, fondatore Maratona di Roma

Bruno Socillo, direttore RAI

Luciano Sovena, Cinecittà-LUCE

Nicoletta Stame, politologo, docente Università La Sapienza

Annalisa Terranova, scrittrice

Roberta Torre, regista

Fulvia Toscano, antichista, direttore artistico Festival Extramoenia

Daniele Tranchida, storico, docente Università di Messina

Ermanno Tritto, Teatro Franco Parenti Milano

Carlo Truppi, architetto, docente, preside Facoltà di Archiettura Siracusa, Università di Catania

Gabriele Vacis, regista

Giuseppe Valditara, senatore

Sofia Ventura, politologo, docente Università di Bologna

Massimo Venturi Ferriolo, filosofo, Politecnico di Milano

Alessandro Visca, Forum delle idee

Marco Vitale, economista

Elena Zaniboni, musicista



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