26 ottobre 2010

MILANO E IL PIANO PARCHEGGI: UN’OCCASIONE PERSA?


Il Comune di Milano attraverso la Ripartizione Traffico e Viabilità sta portando avanti il Piano dei Parcheggi con l’obiettivo positivo di aumentare i posti auto nel sottosuolo, provocando, di fatto, una ristrutturazione degli spazi pubblici della città; infatti più di cento siti, slarghi, piazze, aree verdi cambieranno o potrebbero cambiare il loro aspetto superficiale e quindi il loro rapporto con l’ambiente circostante.
Questo piano è inevitabile per compensare le carenze di posti macchina formatisi a causa di una visione ristretta della necessità di posti auto previsti dalle Norme Tecniche di Attuazione del PRG/80, ma anche per una gestione ancor più restrittiva dell’applicazione di queste norme, già insufficienti.
Ricorderemo, a proposito, che per anni il quinto della SLP a parcheggi previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione per la destinazione residenziale è stato considerato un massimo e, per di più, ottenuto calcolando come parcheggi anche le superfici delle rampe e dei corselli, che non sono superfici dove posteggiare.
Ora, però, il Piano dei Parcheggi rischia di passare sulla città coinvolgendo enormi risorse private senza lasciare traccia se non quella di aumentare la quantità di auto presenti sul territorio, sopra e sotto il suolo, e con il semplice ridisegno della parte superficiale del parcheggio.
L’ottica di questo piano si rivela quindi miope se il solo obiettivo è quello di creare ulteriori posti auto e rinnovare l’arredo superficiale.
In realtà, approfittando del coinvolgimento delle risorse private, il Comune doveva perseguire due altri obiettivi, il primo di “costume” per cambiare l’esagerato rapporto auto-abitanti esistente, ed il secondo per attuare una vera e propria ristrutturazione degli spazi cittadini a “quota zero” aumentando la quota delle zone pedonalizzate.
In relazione all’obiettivo del “costume”, è necessario fermare il continuo incremento del numero di autovetture all’interno della città, perché questa ha raggiunto il livello più alto del mondo nel rapporto cittadini/automobili, un rapporto che ormai si dimostra ogni giorno di più incompatibile con la vita di città, provocandone un degrado accelerato.
Eppure Milano è una città di pianura, abbastanza compatta, dotata di servizi pubblici sotterranei efficienti, ma anche di una rete di servizi di superficie che potrebbero diventare anche loro efficienti se si potesse farli correre al di fuori del traffico privato.
Ma fino ad oggi il piano dei parcheggi ha provocato e continua a prevedere, tra sopra e sotto, solo un aumento dei posti auto presenti sul territorio.
Già nel ’92, come membro della Commissione Edilizia cittadina, all’esame del primo piano dei parcheggi espressi il concetto del contenimento generale della disponibilità di automobili per i cittadini milanesi.
Con uno slogan molto semplice: Tanti posti auto si fanno nel sottosuolo, tanti se ne levano in superficie, riconquistando così lo spazio a “quota zero” alla disponibilità dei cittadini.
Il suggerimento fu respinto soprattutto dalla struttura tecnica comunale, forse preoccupata dal grosso lavoro di riprogettazione della città, che ne sarebbe conseguito.
Ma i risultati del primo piano parcheggi, per le parti realizzate, sono lì da vedere: spazi superficiali del parcheggio ridisegnati e arredati, ma intorno è tutto come prima, auto su due file, parcheggi sui marciapiedi e via così.
Oggi tutte le municipalità con tessuto storico inadeguato all’uso dell’auto devono cominciare a pensare quale possa essere il numero massimo di auto compatibile con una vita urbana decente.
In pratica i Milanesi non hanno messo la loro auto nel sottosuolo, o, se l’hanno fatto, comperando un box, hanno rioccupato lo spazio libero in superficie acquistando altre auto.
Oggi sul territorio attorno ai parcheggi realizzati Tommaseo, Tullio Ostilio, Cesariano etc. sono presenti complessivamente, tra sopra e sotto, un numero maggiore di auto che prima, e in superficie, tranne che per l’arredo dei giardinetti, non si è potuto avere un avvertibile miglioramento della gradevolezza dell’abitare nella zona…
Il secondo obiettivo che il piano dei parcheggi deve perseguire è di attuare, contemporaneamente alla costruzione dei parcheggi, una vera e propria ristrutturazione della “quota zero” della città.
Infatti, in relazione alla cancellazione di altrettanti posti auto in superficie di quelli realizzati nel parcheggio, si verrebbe ad acquisire attorno al parcheggio sotterraneo la possibilità di una ristrutturazione urbanistica più ampia.
Lo spazio lasciato libero dalle auto che utilizzeranno il parcheggio non deve essere lasciato occupare da altre auto, ma utilizzato con una strategia variabile da zona a zona come aumento delle zone pedonali, come liberazione nelle strade di viabilità primaria dalla sosta parassitaria a favore delle corsie di scorrimento o come recupero di sedi proprie per i mezzi pubblici, ma anche per realizzare piste ciclabili dalle dimensioni ottimali.
Tenuto conto del numero dei parcheggi previsti e dell’utilizzo di finanziamenti privati, dovrebbe essere interesse dell’Amministrazione approfittare di questi interventi in modo da creare una città più vivibile.
In molte città Europee, dove la densità di auto è minore che a Milano, grazie anche a una minore densità dei volumi costruiti, questa ristrutturazione urbanistica si sta attuando da tempo, e i risultati si vedono; le città tornano piacevoli da vedere o da percorrere, le costruzioni non emergono più da un tappeto di lamiere, gli spazi piacevoli che si ottengono tornano a essere vissuti dai cittadini.

Gianni Zenoni



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