19 ottobre 2010
Una battuta è efficace se dura poco. La sua attualità la esaurisce in tempi assai brevi. Il monumento Cattelan davanti alla Borsa è una battuta di marmo, ma sostanzialmente non è diversa dalle vignette di Vauro, Forattini, Bucchi, Giannelli. Anzi Giannelli e Buchi sono più sottili e più colti. Dunque anche la battuta che si pretende insolente di Cattelan è già esaurita. La sua efficacia fu nel balletto che suscitò tra sindaco, assessore alla cultura, giunta e ben pensanti prima che il monumentino fosse innalzato. Ora si può visitare la piazza con grande freddezza e guardare la mano mozza con l’indifferenza con cui i gatti romani si accoccolano nei mutili arti di marmo del colosso di Costantino in Campidoglio.
La provocazione ha sortito però un effetto salutare. Per la prima volta i Milanesi si sono accorti di possedere una piazza veramente bella, tutta disegnata come piazza e non risultato di sventramenti e bombardamenti. Isolata dal traffico, la piazza si fa osservare in tutta la sua riuscita progettualità, dalla facciata polemicamente monumentale di Paolo Mezzanotte all’edificio di fronte che oppone due archi marmorei squisitamente dechirichiani. Svaniti i fumi polemici, ci si accorge che il monumento di Cattelan riempie un vuoto e avvalora il carattere nostalgico della piazza. Anzi fa capire quanto sia nostalgica anche l’eloquenza di Paolo Mezzanotte.
Detto questo, non vorrei che nelle menti dei nostri governanti frullasse l’idea di un concorso pubblico per un nuovo monumento. Poche città come Milano sono state così sfortunate come quando, Craxi declinante, si volle dotare le sue poche e informi piazze di monumenti dedicati alle forze armate.
La mostra di Cattelan a Palazzo Reale è già stata una dura prova per le meningi e non vorremmo che faticassero troppo. E’ una mostra per inseguire la moda e farlo costi quel che costi. Non c’era davvero bisogno di dedicare il palazzo Reale all’artista più pubblicato sui rotocalchi che vi sia in questo momento.
Carlo Bertelli
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