19 ottobre 2010

INQUINAMENTO ED ALLAGAMENTO: STESSO EFFETTO IMBUTO


 

Mentre la bussola del futuro oscilla verso incerte rotte tra mutamenti climatici e dissesti ambientali, il barometro del presente alterna secco-inquinato e umido-alluvionato. Normali emergenze si succedono, anche nel cortile di casa nostra, con impressionante regolarità. Una settimana consecutiva di bel tempo basta per superare le soglie di respirabilità dell’aria; tre giorni di pioggia più intensa ed è pronta l’esondazione del Seveso piuttosto che del Lambro. Gli effetti si pagano a Niguarda o a Lambrate ma le cause si riscontrano entrambe nella crescente cementificazione della già verde Brianza e dintorni. Giù per li rami.

E’ una bella giornata limpida e soleggiata? File di automobili mono-occupate discendono quotidianamente da villette e palazzine “immerse nel verde” verso il centro metropolitano trascinando una scia di polveri sottili, fino a confluire nell’Autolaghi/Comasina/Valassina in piena. E’ “allarme inquinamento”. Se invece cambia il tempo? Finalmente si respira: un acquazzone prolungato abbatte le polveri e ripulisce per qualche giorno l’atmosfera. Tuttavia rogge e fossi insignificanti, normalmente secchi e intasati di sterpaglie e rifiuti, grazie ai pendii sempre più impermeabilizzati si rigonfiano affluendo di colpo nella portata dell’Olona/Seveso/Lambro. Ed è “emergenza alluvione”.

Deregulation di vasta area e dispersione a macchia d’olio di insediamenti residenziali, produttivi e commerciali – quasi tutti irraggiungibili dal mezzo pubblico hanno finalmente raggiunto un duplice perverso scopo: l’effetto “imbuto” che convoglia vuoi l’inquinamento vuoi l’allagamento dentro gli anacronistici confini della città centrale che si crede il vertice della piramide ed invece si ritrova ricettacolo di aria inquinata (e indisciplinata: non rispetta le barriere dell’ecopass!) nonché, all’occasione, di esondazioni e fango. Da centro del mondo a buco del “cielo”, diciamo così, attraverso cui passa di tutto.

Per converso le già amene colline e fertili pianure circostanti tendono a un desolante degrado: paesaggio agricolo scaduto nella monocultura e sky-line di capannoni-parallelepipedo, cantieri semi-abbandonati, residenze blindate, centri commerciali ingorgati, il tutto soffocato dentro una ragnatela di traffico unimodale e incessante. E’ il risultato di poteri locali polverizzati in piccoli comuni impegnati ad accaparrarsi gli introiti di costruzione e però scaricarsi a vicenda il traffico mediante le tangenzialine e, laddove esiste una storica stazione ferroviaria, a scoraggiare i parcheggi di corrispondenza per i non residenti che si preferiscono multare, tanto non votano lì.

Tutto questo è dovuto ad un’ineluttabile disposizione del destino o ad un’incauta imprevidenza umana? Direi la seconda, posto che quando si era ancora in tempo e allorché sussistevano condizioni politiche e normative favorevoli si è stoltamente omesso di coordinare la pianificazione territoriale di vasta area e di attuare le leggi di riordino istituzionale. Dalla mancata approvazione dei PTC da parte della Provincia (prima la Giunta Tamberi poi recidiva la Giunta Penati) alla costante elusione delle leggi istitutive la Città metropolitana, che temo proseguirà ancora a lungo a giudicare dall’approssimazione e superficialità con cui l’argomento viene trattato dai più accreditati candidati alle attuali primarie (fa eccezione l’outsider ma capita che chi ha il brevetto non ha i capitali e chi ha i capitali non ha il fiuto per investire: il business non si fa).

Per non parlare dell’atto di esplicita contro-riforma costituito dalla separazione della nuova provincia, improvvida non solo per i monzasco-brianzoli che si sono tagliati fuori da soli bensì soprattutto per i milanesi, compresi quelli “ariosi” dell’hinterland. Infatti mentre l’area a valle di Milano risulta meno problematica e ancora relativamente protetta dal Parco Sud la criticità vera riguarda il nord da dove provengono gli effetti più perversi di un’urbanizzazione sparpagliata a raffica, frutto di un prolungato non-governo e matrice di pesanti effetti collaterali che sono al fondo la causa dell’immobilità e tendenziale decadenza del sistema Milano, che difficilmente si riuscirà a mascherare con gli “effetti speciali” dell’Expo prossima ventura se mai verrà.

 

Valentino Ballabio



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