5 ottobre 2010

CLAPIS. STORIA DI UN GIOVANE MILANESE


 

Quando incontro Federico Clapis è aprile, il giorno dopo il suo ventitreesimo compleanno. Succede il primo giorno sul set della puntata pilota per una sit-com da lui prodotta che lo vede anche come attore. Basterà quel primo incontro per convincermi a iniziare un percorso lavorativo insieme a lui e il suo team. Sicuro di sé, il sorriso impavido stampato in volto, mi ha dato l’impressione di un uomo in carriera. Una di quelle persone che sanno sempre cosa fare, cosa dire, a loro agio nel mondo, insofferenti a ciò che vedono e vivono. Gli stringo la mano e gli dico: “Ciao Federico, finalmente!”, ride della mia formalità e risponde dandomi una pacca sulla spalla: “Alla grande!” E subito, in quel preciso istante, si scioglie un muro, in quelle due semplici parole.

Allora comincio a osservarlo meglio. Sotto quell’ampia fronte e le sopracciglia corrucciate, due occhi di ragazzo, sognanti, sensibili e attenti. Una risata sincera, dei movimenti impacciati e insicuri. Lo voglio conoscere meglio. Mi viene offerta l’opportunità di lavorare insieme a lui come sceneggiatore per la sit-com. Accetto e ben presto mi ritrovo in casa sua, dove sempre si è premurato di cucinare per me e di farmi sentire a mio agio. Ora quell’appartamento è la mia seconda residenza. Quando lavoriamo nulla ci distoglie da ciò che stiamo facendo e le nostre discussioni continuano anche mentre si fa la doccia, urlando, mentre io sto seduto per terra fuori dalla porta a prendere appunti. Scopro che in un attimo mi da fiducia e diventa un torrente in piena, un laboratorio instancabile di progetti e idee talvolta brillanti. Bellissime intuizioni.

Capisce la gente. E mi ricorda un po’ il Novecento di Baricco, che racconta dei profumi e dei colori di posti lontani senza essere mai sceso dalla nave sulla quale è nato e cresciuto. Sa come parlare alle persone, ne intuisce le difficoltà, gli stati d’animo, la forza e le debolezze e così scrivere sceneggiature per il loro intrattenimento diventa un gioco. E ben presto imparo la sua sensibilità per ciò che è bello. Per l’innovazione verso ciò che è sano e incontaminato. Diventiamo amici grazie a quelle lunghe giornate trascorse insieme a scrivere e lentamente anche il suo passato mi si palesa di fronte in tutta la sua straordinarietà. Parlarne è difficile, non avendo a che fare una persona vanitosa, ma al contrario molto riservata. Tuttavia, con pazienza e dedizione, comincio a comporre un puzzle dettagliato di ciò che fu. Scopro che verso la fine delle medie inizia a sentire uno slancio, una spinta verso qualcosa di nuovo, al di fuori dei canoni generalmente concepiti per la sua età. Si sente ingabbiato, non riesce a dar sfogo al suo bisogno di creatività.

Per non disattendere le aspettative sceglie il liceo scientifico invece che un istituto professionale. Continua tuttavia a percepire quel desiderio di affiancare alle nozioni teoriche le sue nascenti abilità pratiche. Si guarda intorno. Osserva le vite dei suoi coetanei. Cosa fanno? Dove vanno? In discoteca? Ed ecco che il giovane Clapis si ritrova nelle pubbliche relazioni dei centri nevralgici dell’intrattenimento giovanile milanese. E così comincia il botto. A quindici anni detiene già il monopolio milanese del sabato pomeriggio in discoteca con l’appuntamento settimanale al Casablanca Cafè dove la vena creativa sapientemente intrecciata con la capacità di coinvolgere migliaia di teenagers permette di dar vita per quattro anni a un fenomeno senza precedenti nel mondo degli eventi e del divertimento denominato dai giovani “la Clapis revolution”. Diventa l’icona della sua generazione, parla la loro lingua e il passo verso l’innovazione diventa breve. Oggi, quando gli chiedo cosa lo avesse spinto verso quel mondo, mi risponde con la cadenza ironica: “Non l’ho scelto io. I ragazzi andavano in discoteca. Se avessero letto libri sarei diventato un editore.” E ride. Inizia così il suo percorso giovanissimo nell’ambito dell’intrattenimento. Nascono marchi artistici come “Ipiragna” e successivamente “Wonderland”.

Legato a ciò, Clapis sviluppa anche la prima società di promozione e vendita di abbigliamento per le principali firme del mondo della moda destinata ai giovani, dando vita in seguito alla “Jimmy Jump”, la propria linea di abbigliamento che prende spunto dalle stravaganti gesta del personaggio spagnolo, noto in tutto il mondo per le invasioni di campo durante varie competizioni sportive internazionali, egli stesso socio del progetto.

In seguito a questa prima esperienza strettamente di marketing, numerose aziende di svariati settori come abbigliamento, accessori, bevande, prodotti alimentari e gruppi musicali esordienti, si rivolgono a lui e alla sua capacità di condizionare il mercato per l’affidamento delle loro campagne pubblicitarie, dopo aver percepito la grande influenza che Clapis riscuoteva su un pubblico attento ed esigente come quello degli adolescenti milanesi. La stagione 2007/2008 è segnata dal trionfo della serata “Upper Class – Electro Elegant Night”, ambientata all’interno del sabato sera dello storico Old Fashion, di cui assume la gestione e direzione artistica.

E’ in questo periodo che hanno luogo iniziative come l’Associazione “Ipiragna for people”, legata alla lotta all’assunzione di sostanze stupefacenti tra i giovani, in stretta collaborazione con enti pubblici, istituzioni e associazioni no profit. [ndr. da “Quando la comunicazione scorre nel sangue” di Marco de Rossi]

Quando sono venuto a conoscenza di questi fatti, ammetto di essermi spaventato. Non riuscivo a capacitarmi che quella persona fosse il Clapis che sbraitava d’incomunicabilità tra i giovani e di lotta al consumo sfrenato dalla sua doccia. Capii che il suo era stato un modo come un altro di cavalcare l’onda, per dare sfogo alla sua necessità di esprimersi e divincolarsi dalle regole impostigli da una società che non ha riguardo per i bisogni effettivi dei giovani. Nel corso dell’ultima stagione da vita al primo servizio di spazi pubblicitari in movimento (Pubblibici.eu) basato sulla circolazione di veicoli pubblicitari ecologici all’interno di parchi, centri storici e aree pedonali delle principali città italiane, nel totale rispetto dell’ambiente, delle persone e del decoro urbano.

Ed è mediante questa idea che Clapis riesce ad allargare i propri orizzonti in ambito promozionale rivolgendosi a un pubblico decisamente più vasto e diversificato. Poco dopo si trasferisce in Francia per dedicarsi ai suoi investimenti e meditare sulla vita sino ad allora trascorsa a Milano. Al suo ritorno vende le quote della Cubescom s.r.l, società detentrice del servizio Pubblibici, che nel frattempo ha riscosso un ampio successo nel campo delle affissioni pubblicitarie.

Hanno presto inizio una serie di piccole esperienze con il mondo della televisione, contatti acquisiti tramite le pubbliche relazioni, all’interno delle quali Federico recita per un video musicale su MTV, partecipa a Talent1 e collabora a livello autorale e recitativo con il programma “le Iene”. E così che scopre l’America. La sua America. S’illumina e comincia subito a lavorare a un nuovo progetto. Sortisce così definitivamente dal business della notte rimanendo osservatore e consulente dell’operato di Valentino Bonomi, socio e amico con il quale intraprenderà i progetti a venire. All’età di ventun’anni prende quindi coscienza del personaggio che aveva creato attraverso gli anni per fare breccia nel settore del divertimento giovanile e decide di tramutarlo in un personaggio di puro intrattenimento, insomma- ci mette il marchio di fabbrica.

Decide in pratica di investire le sue innate capacità recitative fino ad allora utilizzate a scopo lavorativo, in un progetto che le impieghi per la loro reale essenza e che gli permettano di liberarsi da quell’immagine, diventata per lui ormai fastidiosa, una volta per tutte. Ganasa, come si dice a Milano, con la parlata tipica del capoluogo lombardo e dalle gestualità esagerate, il personaggio Clapis ora necessita dell’opportunità di venir testato su schermo. Al contempo ha quindi l’opportunità di cimentarsi in una creatività autorale fino ad allora repressa. In breve partorisce un nuovo progetto: la creazione di una casa di produzione televisiva e cinematografica. Questa avrebbe dovuto essere in grado di realizzare prodotti comici come al tempo stesso drammatici seguendo permanentemente una ricerca e un successivo lancio di nuovi talenti tecnici e artistici.

Dopo un anno di approfondimento e di studio della nuova materia nasce finalmente L.a.m.p. (Light And Motion Pictures). È qui che ci siamo conosciuti. All’interno della casa di produzione Clapis ricopre molteplici ruoli che vanno dal produttore all’attore passando per la sceneggiatura e la direzione artistica. Il progetto acquista presto credibilità e sviluppa produzioni di vario genere, tendenti però sempre all’ambito comico, a ritmi serrati. Si crea un’importante intesa con canali di SKY e del Digitale Terrestre.

Nell’estate 2010 Clapis partorisce un importante progetto umanitario che lo vedrà impegnato in Africa nel dicembre di quest’anno, con l’obbiettivo preciso di contribuire a uno sviluppo economico dei villaggi del terzo mondo utilizzando le attuali tecnologie digitali di registrazione, come semplici fotocamere o telefoni cellulari, per realizzare produzioni video comiche che esaltino il profondo humour di queste popolazioni. Prodotti d’intrattenimento televisivo i cui ricavati siano interamente destinati agli stessi interpreti africani. Anche attraverso il supporto tecnico d’importanti industrie tecnologiche, il progetto ” Terzo Show ” vuole far divenire l’ironia e la positività di questa nazione patrimonio produttivo e visibile al mondo.

E adesso? Quanto manca Fede al grande salto? Quanto manca a tutto? Fede ride sempre quando gli faccio queste domande. Non ha la forza di sbuffare delle mie perplessità. Mi da fiducia e si limita a rispondermi: “Pazienza Rubinelli, pazienza.” Tempo qualche minuto ed io mi metto il cuore in pace. D’altronde la sua storia parla da sé. Mi rilasso sul suo divano, riprendo in mano i miei appunti e ricominciamo a darci da fare. Sacrifichiamo molto tempo al lavoro. Non ci permettiamo il lusso di grandi divagazioni e svaghi. Forse qualche volta un film, una chiacchierata e qualche foto su Facebook. Perché io gliela leggo negli occhi, la percepisco ogni vota che ci parlo quella sua ambizione, quella fiducia in se stesso e nel prossimo che è dote innata e rara.

E forse tutto è più vicino di quanto sembri. Intanto cerchiamo di ridare un tocco di arte, di bellezza a una comunicazione sempre più banalmente commerciale. Cerchiamo di rendere le nostre creazioni uniche e innovative. Ma sempre grazie a quello slancio che Clapis insegna a tutti noi. Uno slancio giovane, a volte ingenuo, ma sempre vero e genuino. E forse Fede ha trovato una sua dimensione di tranquillità, ha imparato a stare al mondo e a non lasciarsi intimorire dalle prime difficoltà, ricercare sempre in ognuno il meglio della propria personalità, perché come dice lui:

“La pozzanghera non è che un mare più timido”.

 

Giulio Rubinelli


 



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