5 ottobre 2010

SU MICHELE SACERDOTI CANDIDATO


 

“Queste buffe primarie”, scrive Marco Vitale nella lettera a Onida. Buffe perché inficiate dall’indicazione esclusiva di un candidato da parte del partito forte, il Partito democratico. Non solo buffe, però, ma anche spiazzanti per l’ultimo candidato, Michele Sacerdoti: il meno sospettabile di aver dietro di sé, se non un partito, quantomeno forze altamente organizzate. Ecco l’Outsider, si è detto. Bene augurante, l’attributo, giacché secondo il dizionario delle parole straniere nella lingua italiana di Tullio de Mauro il termine designa chi in campo politico, professionale, ecc. riesce a imporsi pur partendo da posizioni di scarso potere.

Pochi, nell’ambito della cultura urbana, possono vantare la competenza di Sacerdoti sulle cose milanesi. Quali altri sono riusciti a esprimere, come lui, una critica stringente sulle amministrazioni di Albertini e della Moratti? Sul disastro dovuto alla trasformazione radicale da una “nostra” città funzionante e affabile in un’altra irriconoscibile, caotica, brutta e socialmente ingiusta? Michele, da sempre impegnato a denunciare le malefatte urbanistiche e sociali delle giunte che si sono susseguite, fornisce a tutti noi milanesi una base di conoscenza e di valutazione su cui si può fondare una seria ipotesi di rovesciamento del recente passato e del presente in un avvenire schiarito.

Milano, in tempi lontani ma per così dire moderni, esibiva due classi fondamentali, la borghesia produttiva e la classe operaia. Dal confronto scontro fra di esse, entrambe rappresentative di interessi più larghi e attente al bene intero della città, derivavano le buone dotazioni tecniche e sociali e il razionale funzionamento (dei trasporti, delle case popolari, delle scuole, dei servizi). Oggi l’azione degli amministratori di destra e dei loro alleati finanzieri, immobiliaristi, grandi e medi commerciati, padroni della moda ha prodotto la città invivibile che siamo costretti a subire tutti i giorni. Sacerdoti ha saputo entrare anche negli anfratti più oscuri delle operazioni, ai milanesi dannose, in cui quest’alleanza è maestra. Ha disvelato la realtà della gigantesca speculazione che sta dietro, anzi davanti alle grandi opere edilizie, la loro estraneità a una ragionevole pianificazione. È sceso nei dettagli più indecenti, dal punto di vista urbanistico, degli affari come quelli di Fiera, Varesine, Garibaldi-Repubblica, contestandone dati alla mano le altissime densità fondiarie di fabbricazione, proponendone il superamento mediante dimostrazioni progettuali alternative. Si è preoccupato di verificare a fondo l’andamento dell’affarismo immobiliare nella città interna, nel suo cuore: in primis la doppia vergogna dei parcheggi sotterranei distruttivi di spazi pubblici storici e del falso riutilizzo dei sottotetti, diventati orribili sopralzi di palazzi dell’Ottocento e del Novecento. È stato il primo, forse l’unico, ad accorgersi di certi capziosi impieghi e modifiche dei regolamenti edilizi esaminando le pratiche dei progetti presso gli uffici comunali.

Infine ha denunciato con chiare motivazioni gli errori e, è bene dirlo, le follie delle previsioni dell’assessore Masseroli: prima l’assurda città dei due milioni di abitanti e dei settanta milioni di metri cubi edilizi aggiuntivi, poi il Piano di governo del territorio che, secondo le medesime concezioni, sceglie il partito della cementificazione sottraendo alla comunità gli spazi liberi destinabili subito a ciò che manca davvero a Milano rispetto alle altre grandi città europee: parchi e attrezzature sociali non invasive.

Insomma Michele Sacerdoti saprebbe bene, da sindaco, come “salvare” la città e proiettarla in una nuova vita perseguendo di nuovo la funzionalità, l’affabilità, la bellezza.

 

Lodovico Meneghetti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti