14 settembre 2010

MILANO FILM FESTIVAL: NON SOLO CINEMA


 

Ci sono momenti in cui Milano si apre al resto del mondo. Momenti in cui la città dimentica ansie e paure e tira fuori la testa dalla sabbia per guardarsi attorno. Da quindici anni uno di questi momenti è rappresentato dal Milano Film Festival, diventato un importante evento culturale. Grazie ai ragazzi di Esterni, l’MFF rappresenta per Milano un’eccezionale occasione di aggregazione e condivisione culturale. Nei quasi dieci giorni di festival i giovani, che compongono la stragrande maggioranza del pubblico, hanno la possibilità di “vedere i film, incontrare i registi e partecipare a incontri, scambiando idee e progetti”. A dirlo è l’assessore allo sport e tempo libero Alan Rizzi, dimostrando che l’eccezionalità del Milano Film Festival sta anche nell’inusuale cooperazione tra istituzioni e organizzazione. Quest’evento, infatti, gode del contributo del Comune, della Regione e della Provincia, oltre che della sponsorizzazione di un’enorme quantità di partner importanti che vanno da Fastweb a Myspace, a Internazionale e Corriere della Sera, al Teatro Dal Verme e allo Sziget Festival di Budapest.

Anno dopo anno l’MFF si è guadagnato uno spazio significativo nel panorama internazionale. Il cuore della rassegna risiede nei due concorsi internazionali – lungometraggi e cortometraggi – con una giuria composta dallo studio di animazione Aardman, studio britannico vincitore di più premi Oscar, che ha realizzato “Galline in fuga” e “Giù per il tubo”. L’edizione 2010 del Milano Film Festival ripropone la sezione “Colpe di Stato”, una raccolta di documentari provenienti da ogni parte del mondo, che denuncia i sistemi di potere e gli interessi che li governano.

Il Milano Film Festival può essere considerato, senza dubbio, un momento importante per la città quanto la settimana del Design o la settimana della Moda. Con la grande differenza, rispetto alle altre due, che questa è una dieci giorni che coinvolge tutti. Nessuno escluso. Il messaggio più significativo che questo progetto lancia alla città è la sua totale apertura. Chiunque può partecipare, non è un festival per soli cinefili. Dopo le proiezioni, all’interno del Parco Sempione, ci sono musica e concerti, chi vuole può bersi una birra in compagnia godendosi un’atmosfera tranquilla e rilassata.

Quest’esperienza dimostra che Milano può essere una città diversa. Può essere una città tollerante, ospitale e solare. Una città che ha voglia di assorbire e fare proprio ciò che altre culture possono insegnare, una città che ha voglia di conoscere, di mostrare il proprio aspetto creativo. I giorni del Milano Film Festival vanno ben al di là della semplice rassegna cinematografica. Rappresentano una città viva che non accetta di chiudersi in se stessa. Una città giovane che ai giovani dà fiducia. Da quest’esempio è possibile ripartire per disegnare un futuro diverso, bisogna moltiplicare eventi culturali di questo tipo. Se anche con un’amministrazione comunale discutibile come la giunta Moratti, che vorrebbe chiudere tutte le periferie e spegnere le luci della città entro mezzanotte, è possibile dare spazio a un evento che fa dell’apertura a mondi diversi e dello scambio tra culture diverse la propria forza, è segno che Milano non è come le volgari politiche leghiste, di cui la nostra sindaca è succube, vorrebbero rendere. Politiche alle quali è bello rispondere con iniziative come l’Immigration Day, giunto alla terza edizione martedì 14 settembre, una giornata che i ragazzi di Esterni dedicano alla “lucida riflessione” sul fenomeno dell’immigrazione.

 

Giovanni Zanchi



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