7 settembre 2010

SU CHI PUO’ CONTARE BOERI?


 

Quando si parla di nuove classi dirigenti in particolare a Milano, si parla di nuovo personale politico che il centrosinistra deve saper coinvolgere per potersi radicare nella società. Rispetto a questo, c’è una generazione che ha le caratteristiche per essere ancora soggetto del cambiamento. E’ quella dei poco più che cinquantenni che potrebbe essere di nuovo coinvolta, che si è già impegnata in politica negli anni 70, verso la fine dell’esperienza del 68, in uno dei momenti più difficili nel paese con, da una parte, l’inizio della fine del modello fordista in fabbrica e nella società e dall’altra l’esplosione del terrorismo.

Si è misurata nelle sfide del mondo del lavoro, in particolare negli anni 80 con lo sviluppo della finanza, con il boom della Borsa dell’85 e con la rivoluzione informatica, con l’apparire di nuove dinamiche nel mondo del lavoro, cioè il lavoro per obiettivi e la performance, mutuate dalla politica. Pertanto è una generazione che ha vissuto la politica come impegno e partecipazione, che ne conosce anche i meccanismi di autorappresentazione, e inoltre, non è stata condizionata dall’antipolitica degli anni 90. Nello stesso tempo, per essersi cimentata in un mondo del lavoro ingessato, dove le novità erano diventate necessarie, non solo per cambiarne l’impostazione, ma anche la stessa qualità della vita, ha sviluppato notevoli aperture mentali e grande capacità di adattamento alle numerose novità che stavano avanzando. Pensiamo a rivoluzioni lavorative, come l’imprenditoria diffusa, e sociali come l’organizzazione familiare e il tempo libero.

Inoltre, la diffusa crisi economica, che mette in discussione molte conquiste e molti diritti che si credevano acquisiti, in particolare la prospettiva d’instabilità lavorativa per i figli, l’innovazione nel mondo del lavoro e nella vita politica, rendono questi cinquantenni, per la prima volta, non più biologicamente vecchi, desiderosi di esprimere una soggettività politica consapevole e decisa. La politica diventa cosi una risorsa per gestire l’esistente, e la mancanza di una classe dirigente un’opportunità.

Non è escluso che questa generazione, che potremmo chiamare del cambiamento, alla quale possono fare riferimento molte persone non necessariamente vincolate da un’età anagrafica potrebbe fare la differenza alle prossime elezioni per il sindaco di Milano. Chiaramente, essendo questo un gruppo che esprime competenze e professionalità, è disposta a impegnarsi di nuovo attivamente in politica, a condizione di contare e di essere protagonista e una personalità come Stefano Boeri ne potrebbe essere il naturale riferimento. Finora il PD in particolare sì è dimenticato di queste persone, probabilmente perché troppo “libere” e liberali in una logica ancora vecchia della rappresentanza politica, speriamo che le prossime scadenze elettorali portino a un’inversione di rotta, anche perché il tempo passa e finire all’opposizione per altri cinque anni può essere l’ultima occasione per il centrosinistra a Milano.

 

 

 

Massimo Cingolani



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