31 agosto 2010

MARIA ANTONIETTA, IL SINDACO D’AGOSTO E LO SCERIFFO


 

Se il clima dell’agosto milanese ha avuto poco a che vedere con l’estate, a riscaldare l’atmosfera ci ha pensato una giunta di centrodestra scatenata. La maggioranza è stata generosa e non è stata priva di iniziative o avara di dichiarazioni a effetto. La discesa tra i cittadini del sindaco, i proclami dell’assessore Terzi – il sindaco d’agosto – i continui provvedimenti-coprifuoco dello sceriffo De Corato. A legare tra loro le uscite degli esponenti di Palazzo Marino, una curiosità: la costante e puntuale smentita dei sogni di gloria di Giovanni Terzi.

All’assessore alle Attività produttive che annunciava entusiasta di lavorare per una città che arrivi “preparata all’appuntamento con l’Expo 2015, internazionale e aperta sette giorni su sette e 24 ore su 24”, rispondeva De Corato con le celeberrime ordinanze “anti-degrado”. Dopo via Paolo Sarpi, via Padova e il Corvetto, nella seconda metà di agosto il coprifuoco è stato esteso a via Fabio Massimo e Corso Lodi. Sorpreso dall’originalità del provvedimento, il vice sindaco ha già annunciato che la prossima zona che godrà di questo trattamento sarà quella di Piazzale Maciachini e via Imbonati. In barba alla città aperta 24 ore su 24 e, soprattutto, agli accorati appelli dei sacerdoti del Corvetto e dell’Unione commercianti di valutare altre soluzioni.

Smentito dal suo collega di giunta, Terzi cambiava argomento e tentava di arginare il fenomeno della saracinesca selvaggia dando ai negozianti l’opportunità di tenere aperto nel giorno di Ferragosto. Questa volta, a eludere il tentativo di darla a bere ai milanesi costretti in città, ci pensava il presidente dell’Osservatorio di Milano, Massimo Todisco, facendo notare che “I 500 mila rimasti a Milano per il Ferragosto, di cui 280.000 che non faranno nemmeno un giorno di ferie, non solo trovano tutti i negozi chiusi in periferia, ma subiscono gravi disagi dei lavori in corso in città. Chi non è riuscito a partire, infatti, non poteva fare a meno di notare il moltiplicarsi di cantieri ovunque. È vero che agosto è il mese giusto per fare i lavori, ma sarebbe gradito che si pensasse anche a percorsi alternativi praticabili, specialmente nelle vie adiacenti agli ospedali.

L’ultima stoccata è stata data al desiderio dell’assessore di consegnare ai milanesi una città internazionale “al cento per cento”. In quest’occasione non è stato un compagno di giunta, ma comunque un alleato. Davide Boni, presidente del consiglio regionale, senza badare all’auspicabile progetto di Terzi, si è sentito in dovere di lanciare la sua proposta: imporre ai negozi stranieri l’insegna solo in lingua italiana.

Mentre la maggioranza faceva il bello e il cattivo tempo, in città veniva denunciata la chiusura di più di 800 negozi negli ultimi dodici mesi, un pugile ucraino scaricato dalla fidanzata ammazzava a pugni la prima sfortunata passante, nei luoghi del coprifuoco un gruppo di ragazzi italiani pestava a sangue un vigile urbano. E se il cardinale Tettamanzi si spendeva contro “l’egoismo della politica” invitandola alla “costruzione del bene comune”, evitando di soddisfare esclusivamente gli interessi personali, il sindaco Moratti proponeva le espulsioni anche dei cittadini comunitari.

Dopo aver visto la sua popolarità scendere al ventitré per cento, il sindaco ha deciso di sposare su tutta la linea le posizioni della Lega. Lo sforzo per recuperare il consenso perduto ha raggiunto l’apice a Ferragosto. Giorno in cui Letizia Moratti ha smesso la fascia tricolore e indossato la corona da regina. Scesa in piazza del Cannone tra i suoi sudditi distribuiva panettoni. Come dire: “Se non hanno pane, che mangino brioches”. Letizia Moratti da sindaco a novella Maria Antonietta del Corvetto.

 

Giovanni Zanchi



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