31 agosto 2010

LA FAMIGLIA ITALIANA? UNA FAMIGLIA STRESSATA.


 

Piuttosto che chiederci dove sta andando la famiglia, chiediamoci quali sono le politiche familiari per sostenerla. Diversi politici riconoscono che la famiglia italiana è il primo e più efficace ammortizzatore sociale del Paese in questi anni di crisi. Lo è per i giovani che restano senza reddito, tra un contratto a progetto e l’altro; lo è per, i più piccoli visto che in Italia il 50% dei bambini fra gli 0 e i 3 anni è curato dai nonni; lo è per la fondamentale opera di cura verso anziani, ammalati, disabili, handicappati, ecc…

Tale valutazione viene confermata da Giuseppe de Rita in un’intervista su “Conquiste del Lavoro” (quotidiano della Cisl) in cui afferma: “…nell’ultima crisi economica la famiglia è stata il soggetto economico che ha garantito una tenuta perché c’era il risparmio familiare, la casa in proprietà, le risorse per sostenere la precarietà del lavoro dei figli…E il fatto di essere diventato un grande soggetto economico del Paese è stata in fondo, la vera grande epopea della famiglia italiana negli ultimi decenni.”. Un soggetto economico sul quale per decenni si sono scaricate le inefficienze, se non la mancanza di specifiche politiche economiche, fiscali, amministrative, sanitarie, del lavoro e dell’istruzione alle quali vanno aggiunti i comportamenti predatori tipici della finanza speculativa che ne hanno dissanguato i risparmi (vedi Parmalat, Cirio e Bond Argentini).

Dopo decenni di sottovalutazione se non di abbandono, con la crisi economica in atto, la famiglia italiana è stressata, da sola non c’è la fa più! Non c’è la può più fare! Oggi più di prima le povertà e le diseguaglianze passano attraverso la famiglia, le difficoltà economiche, la carenza dei servizi, il costo delle case e degli affitti, il lavoro precario e nero sono questioni che incidono pesantemente sul “fare famiglia” Ci vuole una svolta nelle scelte politiche che devono mettere al centro il sostegno alla famiglia, vista non più come soggetto di consumo di beni e servizi, bensì come produttore di ricchezza e potenzialità sociale, come sopra testimoniato e constatato.

In un’intervista sul settimanale “Vita”, Francesco Belletti, presidente del “Forum delle Famiglie”, che con la collaborazione di rappresentanti delle diverse Associazioni Familiari sta organizzando la “Conferenza nazionale sulla Famiglia” a Milano dall’8 al 10 novembre prossimo, dichiara: “Chiediamo un segnale, un Piano nazionale di politiche che inserisca la famiglia come punto di vista strutturale nelle politiche fiscali; quello che non ci soddisferà è un’ulteriore una tantum o un provvedimento tampone o solo per alcune tipologie di famiglie. Siamo sempre stati propositivi e lo saremo sempre di più. Ad esempio la richiesta del Forum, purtroppo non accolta in finanziaria 2010, era quella di usare la stessa cifra del bonus famiglia, 2,4 milioni di euro, per avere una deduzione fiscale di 3.200 euro a figlio, un’impostazione che avrebbe introdotto una modifica strutturale nel sistema fiscale.

Il nostro modello è quello della no tax area familiare per arrivare gradualmente a una deduzione annua di 7.000 euro per figlio, lo consideriamo più equo rispetto al quoziente familiare o a un modello orientato su assegni o detrazioni. A parte il fatto che ogni sistema e meccanismo può avere dei correttivi, l’importante è che gli interventi siano consistenti, permanenti e universali.”

Occorrono finalmente normative organiche per la famiglia considerata come soggetto sociale da sostenere con politiche che promuovano e accompagnino ogni suo sviluppo, dalla nascita alla crescita dei bambini, degli adolescenti e dei giovani (consultori, assistenti di maternità per le mamme in gravi difficoltà, asili nido, salute, scuola, formazione, ecc…). Normative che abbiano uno sguardo al lavoro dei coniugi con l’introduzione di flessibilità per la cura familiare; al reimpiego dei giovani, alle tutele universalistiche come gli ammortizzatori sociali, all’istruzione dei figli, attraverso il sostegno al reddito con politiche fiscali e tariffarie adeguati. Non si dimentichi infine una politica degli affitti ispirati all’equità e dell’accompagnamento in tutte le necessità legate alla cura parentale (handicappati, disabile, malati, malati terminali, ecc.) che le famiglie svolgono da sempre e sempre più sole.

Inoltre a mio avviso occorre:

– passare dall’attuale fiscalità, che interessa il singolo individuo anche all’interno della famiglia, a una fiscalità che prenda in considerazione la famiglia nella sua globalità, unica via per una vera equità fiscale;

– cambiare la mentalità comune per cui i servizi di welfare sono considerati consumi e spese da finanziare quando c’è ricchezza, invece che investimenti sociali che danno ricchezza futura;

– accelerare il federalismo fiscale che, con la distribuzione delle responsabilità, avvicina le scelte politiche (specialmente quelle comunali) alla realtà economica e alle esigenze sociali del territorio facilitando gli interventi a favore delle famiglie (vedi esperienza di Parma sulla modifica delle aliquote ISEE per l’erogazione dei servizi che premia le famiglie con figli);

– intervenire affinché sia superato il primato negativo italiano a livello europeo che vede meno donne occupate nel lavoro e minor natalità;

– coinvolgere nel servizio di assistenza al singolo utente tutto il nucleo familiare di appartenenza.

Ogni progetto politico parte dai propri ideali e si confronta e coniuga nella seria lettura della realtà in continua evoluzione, dopo il “pensare” che contiene in embrione metodi e proposte di intervento viene il “fare” concreto. Le proposte sopra elencate sono tantissime e con un unico obiettivo: investire sulla famiglia utilizzando un programma globale e unico, utilizzando a questo fine come base iniziale tutti i fondi nazionali, regionali e comunali che, come dice Francesco Belletti del “Forum delle Famiglie”, sono stati gestiti in modo frammentario e discontinuo.

Per finire desidero superare la valutazione troppo spesso esclusivamente economicistica della famiglia, rilevandone la sua ricchezza naturale e più profonda che è quella relazionale. A conforto di questo pensiero riporto alcune considerazioni di Adriano Fabris professore di Filosofia Morale all’Università di Pisa, che afferma:”Possiamo dire che il senso della famiglia consiste nel promuovere e nel mantenere un contesto di relazioni – all’interno e all’esterno del nucleo famigliare – capaci di coinvolgere. Di più: il senso della famiglia sta nel fatto che queste relazioni possono coinvolgere proprio perché sono feconde: perché risultano in grado di produrre altre relazioni. In una parola: la famiglia risulta essenzialmente un tramite relazionale. In ciò consiste la sua funzione di base. In ciò risiede il suo valore qualunque forma essa venga ad assumere. Ed è per questo che è ben lungi dall’essere superata.”

 

Giovanni Agnesi



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