31 agosto 2010

DOMANDE SULLE ELEZIONI MILANESI.


 

La sinistra sta perdendo tempo pensando alle primarie invece che dedicarsi alla campagna elettorale? No. La maggioranza dei milanesi non sa quando ci saranno le elezioni; la maggioranza dei cittadini sa già quale schieramento votare (del resto si vota mediamente una volta l’anno); la maggioranza dei milanesi vota per il candidato a sindaco più che per le liste ed entra in clima elettorale solo negli ultimi 2 mesi, per non dire settimane; ergo partire prima non costituisce necessariamente un vantaggio

Le primarie sono evitabili?

No. Il sistema politico partitico milanese è troppo debole per gestire un’elezione senza ricorrere a un purificatore bagno di folla. Non è questione di statuti o di principi è che non esiste nessun luogo o leader locale che possa imporre un candidato. Neanche se questi fosse quella specie di demiurgo, un mix tra Eco, Veronesi, Albertini, Tognoli, Fo, Sant’Ambrogio, Porfirio Rubirosa e Zanetti che astuti spin doctor disegnano. Le primarie si possono evitare solo se una parte dello schieramento di opposizione decidesse di non volere una coalizione, privilegiando l’identità e la coerenza del programma. Evidentemente una scelta di questo tipo gioca tutto sulla possibilità di andare al secondo turno, ma tornando al punto di partenza una scelta di questo tipo richiede una forte leadership e una forte volontà identitaria, chi ce l’ha? L’alleanza con il centro è possibile?

Sì. I casiniani si divideranno come sempre tra quelli che vogliono restare nelle giunte di cd e gli altri (in genere quelli che nelle giunte non sono). Idem avverrà per i finiani, i rutelliani sono condimento. La lega farà il possibile per tenerli fuori. I respinti dal cd saranno disponibili ad allearsi al cs, tanto più che il numero dei consiglieri comunali si riduce.

L’alleanza con il centro è indispensabile?

Sì. Ma non necessariamente con una lista. Una lista infatti con qualche buon Tabacci di sostegno a un sindaco di cs può essere utile ma sarebbe meglio un candidato autonomo dei centristi che garantisca di andare al secondo turno. Più che alleanza esplicita un’alleanza implicita. Poi c’è sempre la possibilità dell’apparentamento al secondo turno. Anche se poi in genere gli elettori centristi preferiscono o non votare o votare cd. Qui entra in gioco la capacità del candidato di cs di essere attraente.

Albertini potrebbe essere un candidato antimoratti appoggiato dal cs? Se Ibrahimovic può fare il milanista anche Albertini può fare l’opposizione, resta il problema dei tifosi e del consenso, convincere contemporaneamente l’elettore di cd che non si tratta di un voltagabbana e l’elettore di cs che non si tratta di una scelta masochista appare piuttosto impegnativo. Tanto più che si potrebbero comodamente vincere le elezioni appoggiando direttamente la Moratti.

Meglio una lista sola o più liste? Più liste. Premesso che giudico del tutto irrealistico pensare che si possa presentare una sola lista in genere i candidati fanno campagna elettorale per essere eletti (anche quando ai più appare ipotesi assurda) ergo più liste ci sono, più “volontari” che fanno campagna elettorale ci sono. Inoltre ve le immaginate le interminabili risse per stabilire chi si e chi no?

Meglio la lista del sindaco o no? Meglio la lista. In genere nella lista del candidato entrano i trombati delle liste dei partiti e qualche indipendente dal cognome altisonante che però nella lista dei partiti verrebbe trombato. Tuttavia questo gli elettori non lo sanno e pensano che sia una lista di fiducia del candidato quindi la votano. I voti sono pochi se il candidato è un leader di partito (fessi si ma non esageriamo, vero Penati) di più se si configura come leader autonomo. In genere in realtà dove il gap è minimo, e Milano è tra queste, sono determinanti, per vincere, tanto dopo le elezioni gli eletti confluiscono e i trombati protestano (ma il trombato protesta sempre e comunque).

Meglio liste civiche o liste di partito? Le liste civiche sono una vecchia invenzione dei partiti o delle loro correnti. Nenni e Togliatti se la inventarono per le ed elezioni del 1953 a Roma, candidato a sindaco Francesco Saverio Nitti, la destra DC alle stesse elezioni favorì la lista civica di Lauro a Napoli. Considerando che la loro presentazione è costosissima, si tratta infatti di inventare da zero simboli, strutture etc hanno senso se coinvolgono opinion leader ben identificabili elettoralmente, rappresentano organizzazioni preesistenti, lobby, e soprattutto hanno danari. Dopo le elezioni, salvo qualche eccezione, si comportano come la lista del sindaco.

I partiti minori contano? Sì. Premesso che di partiti maggiori ormai ne esistono 2 (pdl, pd) e che almeno un quarto degli elettori alle precedenti comunali votò per liste con meno del 5% è evidente che giocandosi la vittoria sul filo dei 20/30000 voti nulla si può buttare. Ovviamente sono tanto più rilevanti i partiti con una forte identità e capacità di mobilitazione a prescindere dalla loro legittimazione benpensante. Così ad esempio farei l’impossibile se fossi un candidato del centro sinistra per coinvolgere i radicali ma non disdegnerei i pensionati. L’unico pericolo è di confondere gli elettori con le micro caste dei dirigenti. Così ad esempio che esista una percentuale significativa di elettorato di sinistra a Milano è certo che i segretari dei partitini lo rappresentino è dubbio.

La lista Grillo può modificare il quadro? Sì. Un candidato a sindaco grillino, renderebbe forse inutili le primarie di coalizione, favorirebbe la presentazione di più candidati del cs con opzione principale quella di giocarsi la partita al secondo turno. In pratica il grillino affosserebbe Pisapia favorendo chi nel pd vuole andare da solo sperando nelle divisioni del centro e del centrodestra.

Ci sarà una candidatura di disturbo interna al cd?

Sì. Come ci sarà interna al cs e durerà fino a pochi giorni dalla presentazione delle liste e si concluderà con la presentazione delle liste…della spesa o dei desiderata.

Si vince convincendo gli astensionisti? No. O non necessariamente. Si può vincere anche favorendo l’astensionismo in elettori berlusconiani delusi che mai voterebbero a sinistra. La tesi che la maggioranza dell’astensione sia di potenziali elettori di cs è antica (risale almeno al mitico libro di Vigorelli “L’italiano è socialistaa ma non lo sa”) ma indimostrabile.

 

Carneade

 

 

 


 



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