2 agosto 2010

FINI, MILANO E IL “TOTOSINDACO”


 

Quale sarà l’effetto sulla politica italiana della rottura tra Fini e Berlusconi? E’ presto per dirlo. Come in un castello di carte quando si toglie quella sbagliata crollerà tutta l’impalcatura, lentamente ma inesorabilmente? Dopo quella del PDL assisteremo alla deflagrazione del bipolarismo? La crisi del PDL porterà con se la crisi (finale) del PD ? Torneremo a coalizioni e addirittura al proporzionale “puro”? Francamente non si vede perché la destra dovrebbe consentire una riforma elettorale al centro e alla sinistra (sempre che si trovino d’accordo su un sistema…). Ma quale potrebbe essere l'”effetto Fini” su Milano?

I numeri dei seguaci non paiono consistenti come in altri territori. Qui La Russa presidia l’ex AN… Non c’è dunque un rischio di maggioranze in difficoltà numerica nelle istituzioni come altrove (del resto le elezioni sono già alle porte…). Il rischio è “politico”. Si sta praticando la ribellione al “dominus” assoluto del partito unico di centrodestra, quello che risolve le liti tra i suoi vassalli a casa sua (a proposito…ma resta a lui o va a Veronica?) ad Arcore. Inoltre ci sono spazi politici notevoli. Il tema della legalità rimane di grande attualità a Milano con tutte le indagini e i processi aperti su ‘ndrangheta, mafia, ecc. La poca credibilità “di governo” della sinistra che a Milano non governa dal 93 e che in Lombardia governa i soli capoluoghi di Sondrio, Lecco e Lodi (più per le divisioni nel fronte avversario che per proprio radicamento) apre uno spazio al centro. Se per esempio Albertini (magari anche solo per ripicca verso la Moratti…) decidesse di scendere in campo troverebbe questa volta inattesi alleati in Udc, Api e Fini stesso. Senza parlare della Lega che in una lite interna al centrodestra giocherebbe con determinazione la sua “golden share”.

E a sinistra? Come si dice “se Atene piange, Sparta non ride…”. Volendo richiamare la mitica schedina abbiamo almeno tre strade (1-2-X). Se volete fare un gioco estivo puntate su una di queste e a ottobre forse saprete già se avete indovinato la strada (che poi sia vincente elettoralmente è, ovviamente, tutto da vedere…).

Ipotesi 1. CANDIDATO LAICO E “CIVILE”. Sostenuta da Cacciari, formalmente da Penati, ma soprattutto dal segretario provinciale del PD Roberto Cornelli che nell’editoriale della news letter ufficiale del PD scrive “Siamo tanti e ben organizzati. I nostri circoli sono centri civici prima che sedi di partito. (Ma davvero??-nota di redazione) Il civismo come asse portante di un programma di governo del PD”. Dunque ricerca del candidato che (come dice Cacciari) “Deve rappresentare l’imprenditoria, la borghesia, le categorie professionali. Non essere “centrista” ma “centrale”, in quanto autorevole e riconoscibile.”

Ma questo candidato ancora non s’è visto. Lo indicheranno i 90 di Sarfatti (speriamo non uno della loro generazione vista l’età media)? Lo inventerà il nazionale? Dirà di si a settembre uno dei nomi che circola e che finora ha detto no? Dunque l’ipotesi, uno, preferita dal principale partito di centrosinistra, non è detto che trovi la sua strada.

Ipotesi 2. PRIMARIE TRA PISAPIA E UN POLITICO PD. Sostenuta nelle retrovie da alcuni dirigenti PD senza uscire per ora allo scoperto. Forse perché sperano di essere loro candidati, forse perché preferiscono Pisapia a un loro concorrente, forse perché la coalizione con Vendola è importante e se il candidato a Milano è “vendoliano” è più facile la convergenza a Torino, Napoli, ecc. Naturalmente Pisapia è sostenuto (come candidato che potrebbe “unire” a sinistra) anche da una parte di personalità della sinistra (ultimo in ordine di arrivo Gad Lerner su repubblica del 31 luglio). Francamente se il duellante di Pisapia fosse troppo targato PD rischierebbe una sconfitta. In ogni caso la sfida “primarie” fatta in fretta e furia (ottobre/novembre) semplificherebbe il dibattito a più a sinistra/meno a sinistra, più di partito/meno di partito, più innovatore/meno innovatore con il risultato di fornire argomenti agli avversari e dividere (tanto per cambiare) il centrosinistra.

Ipotesi X.CANDIDATO CIVICO/DI PARTITO. E’ questa l’ipotesi su cui potrebbe convergere il PD saltando la prima ipotesi e anche la seconda. In questo caso il nome d’obbligo è Davide Corritore. Strano percorso il suo. Candidato indipendente con Lista Ferrante nel 2006 è tra i consiglieri comunali quello che più si è fatto notare per battaglie vincenti (derivati, internet, …). Recentemente ha scelto di lavorare a una piattaforma di contenuti innovativi (“CHANGE MILANO”) ma lo ha fatto scegliendo il PD come strumento. Nel momento in cui il PD cerca il candidato “civico” lui fa l’uomo di partito… A occhio sembra un autogoal clamoroso. Ma ai posteri l’ardua sentenza… Può essere che alla fine “contro” Pisapia il PD debba scegliere un candidato più civico, più innovativo e che comunque abbia avuto un’esperienza istituzionale (che Gad Lerner pretende dal candidato….).A questo punto Corritore sarebbe in campo, con quali chances si vedrà.

In fine, fuori dal coro, permettetemi di ricordare quello che proposi su Arcipelagomilano due mesi fa: perché il PD non rinuncia al simbolo e non si fa, una volta scelto il sindaco, una bella lista unitaria civica con dentro varie anime e rappresentanze della Milano democratica?

 

Pier Vito Antoniazzi



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