26 luglio 2010

SCRIVONO I LETTORI


 
 

Scrive – Marco Ponti – Dissento radicalmente dalle opinioni espresse dall’opinione espressa da Massimo Ferrari: non mi dilungherò, come è buona norma per i commenti agli articoli; procedo per punti, e lascio i dettagli tecnici agli eventuali interessati.

1. Sono stato tra gli autori “iniziali” della legge di finanziamento dei “sistemi a guida vincolata”, voluta fortemente dai costruttori di tram: io avevo proposto la finanziabilità anche dei sistemi ecologici su gomma (ne esistono nel mondo un’infinità). Ma i costruttori vinsero a mani basse. 2. Molti enti locali amano il tram perché, dopo quella sciagurata legge, è più facile aver soldi da Roma (per gli autobus è più difficile); recentemente, anche come “compensazione” (?!) per l’Alta Velocità.

3. Gli autobus ecologici costano una frazione dei tram (anche tenendo conto della maggior durata), e soprattutto sono un sistema completo: possono viaggiare in sede riservata dove serve, e poi portare a casa la gente in periferia. I tram richiedono un sistema di autobus che li alimenti, il che è anche scomodo per gli utenti (cambio di mezzo).

4. Gli autobus sono flessibili nello spazio e nel tempo, i tram no, e la domanda cambia, eccome.

5. Tutte le analisi comparative dei costi e dei benefici sociali (ambiente compreso) da me fatte vedono il tram nettamente soccombere. 6. Se i tram sono frequenti, creano una barriera urbana notevole (Firenze ci rinuncia per questo). Se passano di rado, servono poco.

7. I minibus, per definizione, per garantire la stessa offerta devono essere molto numerosi e frequenti, e dati gli alti costi del lavoro nel settore in Italia, il costo complessivo risulta in genere proibitivo, purtroppo. Se ci potessero lavorare extracomunitari, come in tutti gli altri settori, il quadro cambierebbe. La frequenza e la capillarità del servizio sono fattori essenziale per attirare la gente sui mezzi pubblici.

8. Mi risulta davvero che molte città hanno scelto il tram, ma date le sue caratteristiche economiche, dubito che queste amministrazioni avessero scarsità di risorse quando li decisero….

9. Gli autobus sono molto più apribili alla concorrenza “per” il mercato (quella, per intenderci, che si può fare anche per servizi gratuiti). Non così i tram, date le “barriere all’ingresso”.

10. Infine, muoio dalla voglia di sapere chi è il professore thatcheriano….

 

 

Scrive – Cesare Serratto – Sono un ciclista abituale, uso normalmente la bici come mezzo di trasporto a Milano. È di questi giorni un pensiero che mi venuto in sella: la bicicletta non usa più, non interessa, è uno stile di vita fatto di rispetto dell’ambiente, mitezza e austerità, valori distanti dai modelli correnti. Per rispondere alla domanda se la bicicletta a Milano possa essere considerata “una componente della mobilità quotidiana” basta vedere lo stato delle strade, in particolare di quelle a lastroni di pietra o percorse da binari del tram, senza nessuna eccezione, da via Torino, a corso di Porta Romana, a via Broletto, corso Genova, via Pontaccio, ecc., strade davvero pericolose. Anche piazza Duomo è dissestata: rifatta da pochi anni, molte lastre della pavimentazione sono rotte, mobili o sconnesse; quando mai si troveranno i soldi e il tempo per rimettere a posto tutto?

Oppure i citati “incomprensibili” interventi tipo tunnel di Porta Nuova o le fermate dei tram in via Cesare Correnti, per esempio, che riducono lo spazio tra la banchina e il temuto binario a pochi dissestati centimetri, o ancora la mancanza pressoché totale di parcheggi per biciclette, per cui si va alla ricerca e ci si contende un palo. Credo che le politiche delle piste ciclabili siano fallite, e forse già l’idea di pista ciclabile non regge più. Bisogna difendere la transitabilità delle strade in bicicletta, battersi per la manutenzione, per la rimozione dei pericoli, per le aree di parcheggio, contro quei progetti, tipo il tunnel o le fermate del tram, che rendono ancora più pericoloso l’uso della bicicletta a Milano; ricorrendo ad azioni legali, denunce, e con un accurato, puntuale censimento delle situazioni di maggior pericolo. Si può fare.

 

 


 



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