19 luglio 2010

MM1: C’ERA UNA VOLTA UN ESEMPIO


 

Quando nel 1964 fu inaugurata la metropolitana di Milano, pochi avrebbero immaginato che pochi anni dopo le città di New York e di San Paolo si sarebbero rifatte proprio a questo progetto per creare la loro nuova segnaletica. Perché dietro a quegli elementi, per i tempi già così moderni, la pavimentazione di gomma nera a bolli, le panchine arrotondate di serizzo grigio, i pannelli di pietra artificiale (silipol) il corrimano arancio o la segnaletica, i diagrammi con il percorso dei treni o quelle lettere bianche su fondo rosso/arancione, c’erano le menti e la creatività di tre personaggi eccellenti: Giuseppe Ciribini, professore cibernetico incaricato di dare volto e forma alla prima linea sotterranea scelse infatti lo studio Albini /Helg/Piva per la progettazione e Bob Noorda/unimark International per l’immagine. La metropolitana milanese era dunque un modello cui ispirarsi. A quarant’anni di distanza le cose sono profondamente cambiate, lasciandosi alle spalle uno dei più importanti esempi di Architettura Contemporanea del nostro paese.

L’Azienda dei trasporti milanese (ATM), ha motivato la propria scelta di cambiamento affermando che la linea rossa della metropolitana era obsoleta e fuori contesto per poter stare al passo con la città. La decisione è stata univoca: cambiare totalmente l’estetica della linea rossa intervenendo con una rimozione incrementale. Partendo prima con la sostituzione della pavimentazione di gomma nera, poi con i pannelli di pietra artificiale (silipol), successivamente con l’uso di colori pessimi per tonalità e tecnica che ben poco hanno a che fare con quello che era il progetto originale di Albini, dove l’uso di un tono quasi nero annullava le geometrie della metrò progettata in precedenza.

L’austerità voluta che dava un tono sobrio alle stazioni, viene contrastata pesantemente da un susseguirsi di cartelloni pubblicitari che ormai occupano quasi tutti i muri della linea e che non fanno trasparire il suo vero aspetto. Una pubblicità invasiva che risuona dagli altoparlanti delle stazioni, proiettata sui muri non da tregua al lento deperimento di questo magnifico progetto, invade, cerca di rompere tutti quegli schemi distributivi progettati con cura e giudizio. Successivamente l’amministrazione affermerà che questo intervento serve ad abbassare i costi dei biglietti e a dare un aspetto più gradevole alla linea che necessità di una messa a punto radicale anche in vista dell’Expo 2015.

Il cambiamento voluto sia dall’amministrazione ATM che dalla giunta comunale viene visto come un intervento positivo e di vitale importanza per una città come Milano che sta subendo una metamorfosi senza pari, la necessità di dover cambiare totalmente un’opera di architettura di tale spessore invece non ha senso, visto che è ormai da cinquant’anni che vantiamo la qualità del nostro made in Italy come parte integrante della nostra cultura.

 

Marco Menghi



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