12 luglio 2010

GIULIANO PISAPIA AL VIA


 

Poco più di un mese fa scrivevo: si vota per il Sindaco e per il Consiglio comunale, quindi la prima cosa da fare è quella di trovare un candidato evitando il consueto inutile balletto sul “metodo” (primarie strette, larghe, bislunghe), sul programma e altre intempestive questioni quali il profilo politico preventivo del candidato (cattolico, no laico liberale, no di sinistra Vera). Il consiglio non è stato ovviamente recepito dai partiti o dalle parodie di partito che albergano nella sinistra milanese i quali, intimiditi forse dalla situazione, hanno prodotto in misura tutto sommato ridotta il vortice di dichiarazioni del tipo “bene tale, ma meglio tal altra che potrebbe scendere in campo” oppure ” primarie sì, ma prima di partito oppure no” etc. oppure si sono persi a vagheggiare, come gli amici di “le ragioni.it” il profilo di un candidato ideale che pesca voti a destra così ben fatto da somigliare in maniera inquietante al precedente sindaco di destra Gabriele Albertini.

Il solo segnale concreto ed effettivo, fra Pomodoro non raccolto, Ambrosoli non disponibile e De Bortoli aleggiante è stata la chiara disponibilità di Giuliano Pisapia. Il fuocherello di fila immediato tendente a identificarlo come il candidato della sinistra “radicale” utilizzabile come inutilissima bandierina pare non decollato, soprattutto perché lo stesso Pisapia si è detto chiaramente indisponibile a giocare un ruolo predeterminato in commedia, come quello di Fo alle ultime comunali o quello di Bertinotti alle altrettanto famose e deleterie “primarie” dell’ultimo Prodi. Il candidato Pisapia è entrato in campo con il piede giusto, specificando di essere candidato a sindaco e non ad altro ruolo politico quali il segretario o il “federatore” della sinistra ovvero al beneficiario di un’Opa ostile su quel che resta del Pd milanese; di essere pronto a misurarsi con altri candidati antimorattiani in eventuali primarie; soprattutto di aver iniziato una corsa che ha come obiettivo unico Palazzo Marino come Sindaco o come capo dell’opposizione e non ha interesse alle subordinate che hanno ammorbidito in termini molto personali la sconfitta degli ultimi candidati; infine, si è detto cosciente della necessità di costruire una proposta, più che una coalizione, che possa interessare quelle aree politiche, culturali e sociali diverse dalla sua di origine, quali quella laico, socialista, cattolica liberale che a Milano hanno dato vita a una maggioranza e a un progetto di città prima che a delle giunte che i meno giovani (vale a dire la maggioranza dei votanti a Milano…) ricordano con rimpianto crescente, magari salutando ancora Carlo Tognoli come ” sindaco ” incontrandolo per le vie della città.

In partenza si tratta indubbiamente di un buon candidato: un uomo di sinistra, con una storia politica, culturale e familiare saldamente “milanese”, definita e non dissimulata, una stagione da protagonista come operatore della giustizia sia nelle aule dei Tribunali che in quelle parlamentari nella quale ha mostrato fermezza ed equilibrio di posizione anche quando era lo spirito della “notte di san Bartolomeo” a prevalere e l'”inquisiteli tutti, Dio- Giudice riconoscerà i suoi” non era solo il motto del legato “papaldipietrista” Travaglio.

La parte più difficile del compito è già cominciata: il candidato Pisapia deve mettere in piedi il proprio staff di riferimento, cominciando a chiarire con la scelta dei collaboratori il suo programma e progetto; deve evitare come le pozzanghere sia l’assorbimento sia la contrapposizione con organizzazioni e disorganizzazioni piccole e grandi, siano esse il Pd o più ristretti circoli e gruppi, peggio se composti da “amici”, perché la logica della candidatura monocratica, ancor di più se dovesse passare dal confronto “amico” della selezione primaria, è molto diversa da quella del partito o della lista e se non si “bilanciano” attentamente la sconfitta è praticamente certa; deve iniziare una trasparente ma decisa raccolta di fondi, dal cui buon esito dipende gran parte del risultato.

La corsa è iniziata, spettatori e commentatori della sinistra stile Ernesto Calindri (“Dura minga, dura no, non può durare”) entrino in campo, annuncino che si candidano loro o che hanno la disponibilità con nome e cognome e non con identikit di un altro/a candidata, altrimenti vadano al bar a ordinare un Cynar .

 

Franco D’Alfonso



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