5 luglio 2010

IL CONTRATTO: SPATUZZA, ARCORE E DINTORNI


 

Nelle storie criminali il “contratto” è lo strumento che regola l’assassinio di un uomo. L’abbiamo visto nei film, forse abbiamo letto qualcosa su libri e giornali. L’essenziale non muta mai: da una parte il mandante, dall’altra l’esecutore, in mezzo il bersaglio, sul tavolo i soldi. Anche se il dilagare della droga e della manovalanza criminale ha abbassato il prezzo del Contratto, tuttavia non si discute che quello che si paga è sempre il prezzo della vita di un uomo. Le modalità, le forme, con cui il bersaglio viene centrato e tolto di mezzo è del tutto indifferente al mandante, agendo l’esecutore in totale autonomia di modi, tempi e strumenti: insomma una prestazione COCOPRO come ce ne sono tante.

Tra persone per bene non si fanno Contratti e chi fa Contratti non è, non può essere, una persona per bene. Almeno così credevamo, fino a mercoledì 16 giugno 2010, fino a quando abbiamo appreso che qualcuno, che si credeva perbene, ha fatto un Contratto sulla testa di Giuseppe Spatuzza. Un bel Contratto ma di tipo nuovo. Chi sia Giuseppe Spatuzza si sa, si sa cioè che non è uno stinco di santo, si sa che ha taglieggiato, ucciso, ferito, rubato, mentito, insomma un soggetto altamente qualificato a rappresentare la compagine criminale chiamata mafia. Il fatto però è che questo Spatuzza non si è limitato a rappresentarla nel solo modo in cui i suoi codici d’onore lo consentono, cioè un silenzio riottoso a ogni sollecitazione, ma si è infine deciso a raccontarla, sia pure per quel che ritiene opportuno di dire e non dire.

E dice e non dice sulle vicende personali dell’onorevole Berlusconi e dei suoi uomini più vicini, a partire dall’altrettanto onorevole Marcello Dell’Utri, appassionato bibliofilo e quindi, come tale, certamente persona per bene. Ecco che allora lo Spatuzza non è più un onorevole rappresentante della Mafia spa, ma diviene un bersaglio che deve essere messo nelle condizioni di non nuocere. Ma come farlo, come ucciderlo senza ucciderlo effettivamente? Come impedirgli di parlare, senza versare, per ora, il suo sangue? Come farne uno zombie circolante come premorto anziché postmortem, senza colpirlo fisicamente? E’ semplice, basta innovare lo strumento del Contratto, basta importare anche nelle logiche criminali quella fantasia degli strumenti e dei metodi che tanta buona prova di sé sta dando nella gestione della finanza, dell’economia e della società.

Così, quasi fosse un derivato, qualcuno ha ben pensato di mettere a punto una sorta di Contratto che opera non con un’azione ma con un’omissione, un Contratto a contenuto assicurativo contro eventi esterni indesiderati. Per uccidere un uomo come Spatuzza non è necessario sparargli in testa, basta togliergli la protezione, basta omettere un provvedimento essenziale per la sua sopravvivenza fisica. Per farlo tacere pensiamo quindi noi, del Viminale, che al resto poi qualcuno provvederà. Così a Giuseppe Spatuzza viene negata, per la prima volta in Italia in casi simili, l’accesso al Programma Protezione e che questo avvenga a seguito del suo dire e non dire circa le oscure origini Berlusconi non appare una pura consecutio temporum.

Togliere la protezione a uno come Spatuzza, depositario di segreti e di informazioni le più pericolose e intime sull’intreccio tra politica e mafia e soprattutto disposto a parlarne, equivale alla firma di una messa a morte, ad un contratto tra criminali. La carica intimidatoria di un atto di questo genere è pari solo al suo contenuto sovversivo delle regole, dell’interesse e dell’etica dello Stato. E non stupisce allora che dell’operazione si sia fatta carico, con piena responsabilità politica e morale, l’uomo della Lega al Viminale, il garante della Sicurezza dei bravi cittadini del Nord. Non stupisce perché nel perverso patto sempre più stretto tra Berlusconi e Bossi, la salvezza dell’uno è sempre più la salvezza dell’altro, e d’altra parte cosa sarà mai la vita di uno Spatuzza di fronte al sole radioso della Padania libera?

Ed ecco allora che il Contratto, un Contratto che uccide la Verità prima ancora che la Vita, è pronto ed è firmato da tutti gli interessati. Ecco pronto il Contratto che non toglie la vita, ma semplicemente, come dire, la sospende cautelativamente. Son chiari i mandanti, è chiara la vittima, è chiaro il prezzo posto sul tavolo.

Manca solo il tempo e l’occasione, ma non preoccupiamoci che son dettagli, che anzi i nostri neanche vogliono sapere, che son persone perbene, loro.

Non sappiamo se questi siano gli ultimi anni o mesi del potere di Berlusconi, certo è che dal suo lento tramonto proviene un tanfo insopportabile di marciume personale, morale, materiale, politico, generato da un verminaio in cui delirio di personalità, connivenze criminali, sexual addiction, favori omertosi, si intrecciano a livelli sempre più insostenibili non per la morale della persona per bene, ma per il mantenimento dei requisiti minimi del funzionamento dello Stato e della Società. Cosa ha da dire su questo la classe dirigente? Silenzi, qualche imbarazzo, risatina e risatone alle barzellette nei convegni, e dietro alle quinte un gran fervore per spartire la gran torta dei privilegi e del business.

Cos’hanno da dire le Associazioni Imprenditoriali che impongono addirittura ai propri associati, a rischio della loro pelle, degli associati s’intende, di denunciare qualsiasi tentativo di estorsione e d’intromissione mafiosa? Silenzio. Tra persone perbene non si fanno contratti, né attivi né omissivi.

Le Associazioni, le Camere di Commercio, le Fondazioni bancarie, sono fatte di persone perbene, lo dobbiamo e lo vogliamo credere. Vorremo anche poterlo credere. Se una persona perbene non tollera più il comportamento di un mascalzone, normalmente gli toglie il saluto, o almeno manifesta freddezza formale.

Se una comunità toglie il saluto, quell’uomo è finito, per quanto potere abbia. E allora, coraggio, togliete il saluto a Silvio Berlusconi, negate la riverenza a quell’uomo di cui tanto sparlate in privato, siate persone perbene, o almeno non ridete alle sue barzellette che sono la forma specificamente volgare con cui l’uomo del malaffare chiede a tutti tacita e compromissoria complicità.

Un momento dopo il vostro silenzio, un istante dopo il vostro ritegno al saluto, il Re sarà irreparabilmente nudo e solo, senza più il potere di firmare Contratti contro Spatuzza e contro di noi.

 

Giuseppe Ucciero



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