28 giugno 2010

SCRIVONO I LETTORI


Scrive Sergio Pennacchietti – Ho letto l’irritata risposta di Pierfrancesco Majorino alle critiche di L.Beltrami Gadola sulla politica del PD in relazione, in particolare, alle trattative per l’approvazione del nuovo PGT. Non mi sorprende che il partito non sia (più) disponibile ad accettare critiche da sinistra, ed è anche comprensibile (combattere su due fronti in una situazione di debolezza non è facile), ma forse sarebbe meglio avere più fiducia in coloro che “criticano” da sinistra: una volta era visto come occasione di stimolo e di riflessione. Il PD a Palazzo Marino non “collabora” certo con la maggioranza; né fa accordi sottobanco; ma – anche a mio giudizio – è talmente preso dentro nel gioco da non riuscire a guardare le cose con la giusta prospettiva (si chiamano “principi o valori”) .
Che poi le cooperative spingano in una certa direzione e che il maggior partito della sinistra ne accolga le istanze (più o meno condivisibili) mi sembra inconfutabile.

Un solo esempio: la questione dei nuovi insediamenti a Milano, in Calchi Taeggi, dove sorgeranno – su una discarica non completamente bonificata, ma solo “messa in sicurezza permanente” – 1300 appartamenti, la metà assegnati in edilizia convenzionata alle cooperative. I costruttori e proprietari dell’area hanno giocato molto bene l’iniziativa, coinvolgendo appunto le cooperative (che da anni hanno avviato le prenotazioni degli appartamenti, quando ancora non c’era uno straccio di piano di bonifica!), hanno creato legami trasversali offrendo qua e là a personaggi e associazioni varie (Fondazione Don Gnocchi, Cascina Linterno, Comunità Nuova di Don Gino Rigoldi…) spazi e opportunità, che sarebbero divenute realtà solo al prezzo dell’approvazione del Piano Integrato di Intervento e della realizzazione del progetto. Hanno costruito insomma una rete nella quale – più o meno consapevolmente – è entrato anche il PD milanese.

Solo in questo modo si può spiegare perché, quando il comitato Calchi Taeggi ha denunciato la gravità di costruire appartamenti in una discarica di rifiuti, il PD non ha fatto su questo la battaglia che tutti noi ci saremmo aspettati, e, dopo un significativo voto di astensione sul PII, ha accettato senza troppi maldipancia le soluzioni proposte per questa pseudobonifica, senza ricordarsi di quanto è avvenuto e sta avvenendo, ad esempio, a Santa Giulia.

E’ sulla base di questi esempi che al PD chiediamo di stare ben attenti alle “reti”, spesso ben nascoste e a volte camuffate da “riqualificazione urbana” o “edilizia sociale”.

Scrive Giuseppe Vasta – Trovo interessante il vivace scambio di opinioni fra Pierfrancesco Majorino e Luca Beltrami Gadola sulla questione PGT apparso sull’ultimo numero di “Arcipelago”, ben rappresentativo di quella dialettica fra “apocalittici e integrati” che spesso ha dilaniato la sinistra e che, chissà, magari per una volta può invece dimostrarsi produttivo. Dal mio modesto e personale punto di vista, credo infatti che in qualche modo abbiano ragione tutti e due.

Il PGT certo è spaventoso, il peggior piano per Milano prodotto dalla peggiore cultura di destra: ma nulla, per definizione, è “inemendabile”. Pensare così è arrendersi al peggio. Se ipoteticamente tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza venissero approvati, LBG penserebbe ancora a un piano “irricevibile”? Andiamo! E bisogna dare atto del duro lavoro fatto dalla minoranza in Consiglio, in una situazione oggettivamente difficile: lunghi mesi di opposizione, su un tema complesso, poco presente nell’opinione pubblica.

Dov’è allora il punto debole? E’ che il risultato della mediazione tocca punti certo importanti, ma complessivamente non molto rilevanti. Credo che ci sia stato più che altro un problema di impostazione del problema, che di capacità e forza di mediazione: erano proprio i “punti irrinunciabili” annunciati dall’opposizione (tunnel, scalo Farini, ecc.) a cogliere poco i lati peggiori e più pericolosi del PGT: legati come sono direi a una vecchia urbanistica, fatta di luoghi particolari, più che a una lettura attenta della nuova impostazione generale. Ci sono temi, quali l’enorme volumetria concessa sulle aree libere a standard, la libertà assoluta di trasferimento dei diritti volumetrici, l’insostenibilità economica del piano, l’insufficienza della rete della mobilità, per non parlare delle dotazioni minime di servizi addirittura inferiori a quelle medie attuali (e si potrebbe continuare a lungo…) che non sono stati minimamente toccati dall’accordo, ma che non erano neanche presenti nei “punti irrinunciabili”.

Comunque l’importante è guardare avanti. La maggioranza ha i numeri per adottare il PGT, e prima o poi lo farà. Ridurre il danno è comunque un primo risultato. Se poi la riflessione continuerà e in sede di osservazioni si riuscirà a essere più incisivi, tanto meglio. In tutti i casi mi sembra si siano fatti dei passi avanti rispetto ai tempi in cui la minoranza è arrivata addirittura ad astenersi sul PII S Giulia (!!!), un incredibile regalo a Zunino che faceva acqua da tutte le parti, ma alla fine passato chissà perché.  E se oggi qualcuno mostra una certa diffidenza sul ruolo delle cooperative nelle scelte urbanistiche della sinistra… be’, credo che un minimo di riflessione sulle vicende del passato recente possa aiutare nel non sottovalutare la questione.

Cordiali saluti, e grazie a tutti per l’interessante opportunità di dibattito

Scrive Valentino Ballabio – Gent. LBG condivido pienamente la risposta a Majorino. Si potrebbe inoltre ricordargli che nella pratica del “suk” il venditore chiede 10 per ottenere 2. Se però riesce a estenuare il compratore con una lunga e defatigante trattativa può essere che concluda a 5 con piena soddisfazione del compratore convinto di aver “ridotto il danno” del 50%. In realtà il venditore lo ha incrementato (ma dal proprio punto di vista è tutto guadagno!) del 150%. Cordiali saluti e incoraggiamenti per la battaglia di Arcipelago.



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