21 giugno 2010

LETTERA APERTA A LUCA BELTRAMI GADOLA e risposta


 

Caro LBG, vincendo il mio carattere ho deciso di scriverti questa lettera certo che troverà pubblicazione su Arcipelago, “luogo” di discussione assai ricco che come sai frequento spesso.

Mi rivolgo a te per una questione banalissima: non condivido minimamente i tuoi interventi (in particolare quelli su “la Repubblica”) relativi al confronto sul PGT o meglio al ruolo delle opposizioni sul Piano di Governo del Territorio. Non li condivido per due ragioni.

La prima è semplice: sostieni che avremmo “calato le braghe” perché funzionali ad interessi privati a noi vicini (leggi: cooperative edificatrici) ben felici di vedere approvato il Piano.

Si tratta di un argomento infamante. Una sorta di piccola idiozia utile ai tempi che corrono che si nutrono dell’antipolitica, che da una persona come te proprio non mi aspettavo. Mi lascia a bocca aperta e non la commento ulteriormente.

Vengo dunque alla seconda ragione, ben più spessa, per cui non comprendo le tue riflessioni (e di altri, anche se magari non dell’intero “popolo della sinistra” come hai bizzarramente scritto …) in relazione alla gestione della discussione sul “Piano”. Hai definito il PGT medesimo “inemendabile”. Prendendoti alla lettera direi che se lo si riteneva inemendabile non lo si doveva emendare. Così il PGT passava nel gennaio scorso (magari a fronte della nostra e tua indignazione). Invece, per l’appunto, le opposizioni (tutte e convintamente insieme, quelle più moderate e quelle più “radicali”) hanno deciso di seguire un’altra strada. Nella distrazione generale sono stati presentati centinaia di emendamenti e si è dato vita ad un lungo – e attualmente non esaurito – conflitto in aula.

Sei mesi di ostruzionismo non si vedono dalle parti di nessuna delle istituzioni di questi tempi: sconcerta che non vi sia stato nessun riconoscimento del lavoro fatto. Quella battaglia d’opposizione, dunque, ha portato ad alcune limitazioni del danno: la sostanziale rimozione del tunnel Rho-Linate, il raddoppio della programmazione del verde negli Ambiti di Trasformazione (caserme, scali etc.), il rafforzamento del vincolo per Ferrovie dello Stato di investimento dei proventi derivanti dagli scali verso le infrastrutture del trasporto pubblico, l’obbligatorietà nella realizzazione di housing sociale (secondo il testo dell’emendamento: dalle case popolari all’affitto con patto di futura vendita) e così via. Insomma si è migliorato un Piano che comunque rimane spesso estremamente criticabile. Per farlo si è dovuto, ovviamente, essendo ventiquattro consiglieri su sessantuno, “trattare”. E si sono lasciate sul terreno alcune centinaia di emendamenti, garantendo, nei fatti, tempi di adozione più brevi di qualche settimana di quelli altrimenti ipotizzabili.

Dopo l’adozione – quando se ne concluderà l’iter – sarà il tempo delle osservazioni dei cittadini.

E poi il “tutto” tornerà in consiglio per l’approvazione. Nel frattempo, nei prossimi mesi, dovranno contestualmente essere risolte alcune pericolose ambiguità presenti nel PGT: innanzitutto la modalità di applicazione e gestione della perequazione e le scelte sul Parco Sud. Decideremo come comportarci nella “seconda lettura” in consiglio in base alla qualità delle risposte date ai cittadini sulle osservazioni (che saranno materiale nuovamente “emendabile”) e relativamente ai nodi sopra citati.

Ecco quindi che siamo solo all’inizio. Invece di aiutare le opposizioni a far crescere in città consapevolezza circa la posta in gioco e i risultati sin qui portati a casa una parte del mondo del centrosinistra ha preso l’altra strada (ahimè tipica e consolidata): quella del fuoco amico utile a spiegare come si sia “ceduto” in relazione ad una partita che oltre a non essere chiusa varrebbe la pena di far diventare davvero “comune”, costruendo tutti insieme una mobilitazione civica per non perdere l’occasione delle “osservazioni”. Una mobilitazione civica che può essere l’occasione per ricostruire tra tutti noi una relazione guardando alla sfida più importante, quella della costruzione in vista del 2011, di un programma ambizioso e condiviso per il governo della trasformazione urbana.

Perché, invece di impartirci lezioni, non ci proviamo?

 

Pierfrancesco Majorino, capogruppo PD

 

 

Caro Majorino, mi è difficile rispondere anche perché fai riferimento ai miei articoli su Repubblica e non posso dare per scontato che tutti i lettori di Arcipelagomilano li conoscano. Ma veniamo ai punti dolenti: la contiguità del PD con gruppi di interessi immobiliari, accusa che tu ritieni infamante (lo dici tu). C’è, è inutile negarlo, ti ricordo soltanto che io non ho parlato esplicitamente di cooperative edificatrici perché ritengo che ci sia anche altro. D’altra parte, giacché nemmeno i partiti vivono di sola aria, che una parte della sinistra sia tenera verso certi interessi fa parte della sua storia. Che questo sia inevitabile non so, che sia moralmente approvabile non credo ma forse sono un vecchio manicheo. Quanto alla “piccola idiozia” puoi tenertela per te, perché non sono certo io che alimento l’antipolitica, dico solo che i partiti, e il PD milanese in particolare, non sanno più fare politica.

Quanto al PGT non posso qui ripetere quello che ho detto su Repubblica nei miei ultimi “Controcanto” (8 e 15 giugno che ci sono ovviamente nell’archivio online di quel giornale), la differenza di opinioni tra te e me sta nella strategia adottata in questa circostanza che non approvo assolutamente, visti i modesti risultati portati a casa. Temo che il futuro mi darà ragione soprattutto quando sostengo che questo PGT, rispetto agli obbiettivi che vi si dichiarano, non sarà efficace.

Quanto allo scarso rilievo che la stampa ha dato agli sforzi dell’opposizione, temo si possa dire che l’opposizione non ha ancora trovato gli strumenti e gli argomenti per la sua visibilità ma certo il mio non è fuoco amico che fa fuori – in questo caso fortunatamente in senso metaforico – i propri commilitoni (anche se talvolta la tentazione sarebbe forte), ma il disperato tentativo di incidere su di una politica della sinistra (della quale da circa 50 anni faccio parte) che oggi ritengo perdente.

Le lezioni poi non le impartisco a nessuno, perché non ho ancora finito di imparare.

 

L.B.G.



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