8 giugno 2010

SINDACO, PER IL PD UN PASSO INDIETRO E UNO AVANTI


Ha fatto bene Luca Beltrami Gadola con il suo editoriale di arcipelago (“Un sindaco della città, non dei salotti”) ad aprire il dibattito pubblico sul candidato sindaco di centrosinistra per le votazioni della primavera 2011. Il sindaco è una figura storicamente “cara” ai milanesi. E ha fatto bene pure il “Manifesto per Milano” di Scaparro, Schiavi e Vitale, pubblicato dal Corriere della Sera, a evidenziare la “crisi” di identità e orgoglio di Milano. Semmai il problema del Manifesto civico è proprio quello di guardare “indietro” a una Milano che si rimpiange e parlare poco di futuro. Il tema è semplice: è possibile trovare un candidato sindaco che immagini di dare risposte ai problemi che tutti i milanesi riconoscono (crisi economica e del lavoro, integrazione, sicurezza, inquinamento, carenza di verde, servizi per donne e bimbi, …) con un”frame”, una cornice culturale diversa da quella individualista, autoritaria e contemporaneamente “lassista” che ci ha governato in questi 17 anni?

I partiti politici di centrosinistra sembrano francamente molto indietro. Un po’ per la scarsa credibilità in genere de “la casta” politica. Un po’ perché non si rinuncia né a bagagli ideologici sepolti dalla storia, né al riflesso condizionato di dire sempre no prima di aver ragionato, spesso dando l’idea di un’opposizione pregiudiziale e allo stesso tempo poco efficace e convinta. Infine gran parte del tempo del ceto politico di centrosinistra (mancando l’impegno di governo) è dedicato a un agone interna autoreferenziale, una sorta di congressopoli infinita, che lo tiene piuttosto lontano dalla Milano reale.

Vorrei (idealmente) rivolgermi a due soggetti: al partito “di maggioranza relativa” nel centro sinistra (il Partito Democratico) e al “candidato sindaco che verrà”. Al gruppo dirigente del PD milanese voglio dire: è inutile fare congressi per dirsi che siamo bravi e che ce la possiamo fare (“perché Milano è più contendibile della Regione”). La cruda verità è che il PD continua a perdere e non può “dettare legge” dall’alto delle sue percentuali di voto. A mio avviso occorre più umiltà e più attenzione alla città reale.

Come? Chiederei due fatti concreti. Il primo è che le primarie, previste da statuto nazionale e regionale salvo che ci sia un candidato unico oppure che la “coalizione” chieda diversamente, non devono essere una spada brandita minacciosamente per allontanare dall’agone chiunque non conosca il campo di gioco, non abbia già sponsor autorevoli o una squadra che lo sostiene. Dunque lo sforzo del PD oggi non deve essere metodologico (primarie, alleanze, programmi…) ma deve essere concentrato sulla ricerca di un candidato unitario.

Secondo. Visto che il PD continua a perdere e ad affogare con sé candidati vari…Bisogna lavorare a un candidato sindaco dietro cui si faccia una lista innovativa e rappresentativa della “grande” Milano democratica (e per “grande” non intendo altolocata ma soprattutto diffusa…). Quindi il PD dichiari già ora che per un processo innovativo è disposto a rinunciare al simbolo e a presentare proprie liste. Questo corrisponderebbe allo spirito “originario” delle primarie, unitario e innovativo, che ha coinvolto tanta gente…e non una conta interna tra correnti e piccoli o grandi comandanti.

Per ultimo mi rivolgo “al sindaco che verrà”.

Mi rivolgo cioè a quella donna (mi piace pensarla così) di buona volontà, ancora giovane (quarantenne?), che “intrigata” da questa città, voglia rischiare di mettere a repentaglio la propria carriera, simbolicamente la propria vita, per provare a proporre ai milanesi un altro linguaggio da quello della “sciura Moratti”. Se questa donna di buona volontà scendesse in campo ora dichiarando di volerci provare avrebbe molti vantaggi. Spiazzerebbe la scena politica, non avrebbe in partenza patron a cui dover rispondere, avrebbe più tempo per raccogliere le risorse necessarie, tempo per affinare una strategia comunicativa. Ma soprattutto incontrerebbe l’entusiasmo di tanti milanesi che hanno sempre risposto (vedi Fuorisalone, vedi Casa della Carità, …) quando gli si è proposto qualcosa di sensato, credibile e…anche un po’ visionario e “oltre l’ostacolo”…

Candidato sindaco, se ci sei, batti un colpo!

E voglio dire a quei “professionisti” di certa politica che stanno pensando “nessuno uscirà, lasciamo che si agitino, poi arriverà ottobre e alle primarie ce la giocheremo tra i pochi Curiazi rimasti…”.

Se la partita si giocherà tra pochi “chierici” della politica, non illudetevi: o aumenterà l’astensionismo a sinistra, o si aprirà lo spazio per un terzo candidato che contribuirà ulteriormente alla vostra sconfitta.

 

Pier Vito Antoniazzi



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