24 maggio 2010

CHOPIN A 4 MANI


Forse nessuna corrente artistica e di pensiero è stata tanto vittima di malintesi e stereotipi quanto quella romantica; e, come spesso accade, malintesi e stereotipi producono nel tempo false aspettative e delusioni. Tra le vittime illustri (oltre ad un Leopardi dipinto talora come maniaco depressivo, tacendone il desiderio d’infinito, profonda origine del suo disagio) anche Frédéric Chopin, le cui opere sono talvolta percepite unicamente come composizioni ‘leggere’, dal carattere languido e tormentato. Con ciò viene dimenticato il ruolo fondamentale del compositore non solo nell’evoluzione della tecnica pianistica, ma sopratutto nell’esplorazione delle possibilità timbriche dello strumento, contributo determinante all’uso sempre più ‘intensivo’ del pianoforte nel corso dell’Ottocento e oltre.

Le iniziative che si moltiplicano in occasione del bicentenario della nascita rappresentano perciò un’occasione preziosa per ridisegnare il profilo del grande compositore romantico (*). Anche l’Italia propone un omaggio a Chopin con una formula inconsueta ed efficacemente divulgativa: ‘Raccontare Chopin’, il racconto della musica a teatro, con la regia di Felice Cappa. Chopin, il poeta del pianoforte, raccontato con maestria a 4 mani da Corrado Augias, voce narrante, e dal pianista bolognese Giuseppe Modugno al teatro Franco Parenti a Milano (e poi in tournée in Italia e a Parigi), un incontro a metà tra lezione concerto e momento teatrale.

Il pubblico è accompagnato con la musica e la parola a visitare i luoghi della vita di Chopin: la campagna polacca, la Francia in bilico tra monarchia e repubblica, le residenze in Scozia e a Palma di Majorca, sempre più lontano dalla terra natia, la Polonia un po’ periferica che lascia giovanissimo per non farvi mai più ritorno. Trasferitosi nella Parigi di Victor Hugo, passa nel giro di pochi anni dall’indigenza a una relativa agiatezza grazie alla frequentazione dei salotti che contano, dalle esibizioni in contesti ridotti alle sale di prestigio, dove accorre ad ascoltarlo il grande pubblico della borghesia e dell’aristocrazia parigina: una vita sempre travagliatissima, segnata dalla passione tormentata per la Sand e minata dalla depressione e dalla tubercolosi che divora e annichilisce pian piano le risorse fisiche del compositore.

Le due voci narranti – quella del grande giornalista e sagace affabulatore e quella del pianista che contrappunta la narrazione con un’antologia di brani, che illuminano di volta in volta dettagli di forma e armonia, preziosi per meglio intendere la vita di Chopin – toccano i passaggi più significativi e gli aspetti più intimi della breve biografia dell’artista, gli intrecci tra vicende private e Storia, facendo rivivere gli spartiti dei brani più e meno celebri. Mentre parole e note disegnano questo percorso di vita breve e intenso con i ritmi e i toni di una piacevole conversazione, sullo sfondo scorrono proiettate su un grande schermo le immagini ricavate da un’efficace ricerca iconografica tra stampe e dipinti della prima metà dell’Ottocento e balzano in primo piano le dita del maestro Modugno che scorrono sulla tastiera.

Ne esce così un ritratto equilibrato e credibile: una vita difficile sostenuta dalla leggerezza e dalla profondità della musica. Due qualità, queste ultime, proprie anche di un coetaneo di Chopin, di un altro gigante della musica come Schumann, anch’egli nato nel 1810.

C’è da augurarsi che anche a lui venga riservato lo stesso trattamento.

 

Rita Bramante e Andrea Vanzo



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti