24 maggio 2010

LA SOSTENIBILITA’ SI FA SPETTACOLO


All’interno di un parco Expo progettato e sviluppato all’insegna del motto “Better City, Better Life”, lascia un po’ perplessi il fatto che proprio il tema della sostenibilità urbana, idea fondamentale e motore della manifestazione, sia rappresentato nel sito espositivo in modo discontinuo. Nell’estesa superficie che fa da culla all’evento, i padiglioni tematici si distribuiscono a macchia di leopardo tra le variegate costruzioni in cartongesso, legno e metallo che rappresentano le nazioni partecipanti. Insomma, a Shanghai 2010 sembra talvolta mancare una più rigorosa coerenza di stili e messaggi che orienti il visitatore consapevole nel suo percorso d’esplorazione. Del resto, come poter parlare in modo convincente di sostenibilità dal cuore stesso di una megalopoli che in sessant’anni è passata da quattro a diciannove milioni di abitanti dilatandosi in modo apparentemente incontenibile?

Poiché non mi bastano gli effetti scenografici dell’immenso “non-luogo” che è l’Expo 2010 e vorrei davvero capire se, come e dove si parla di sostenibilità, mi metto alla ricerca. Spostandomi all’interno delle aree dedicate ai padiglioni degli stati di Europa, Africa, Oceania e Americhe, mi sembra evidente che la dimensione legata alla promozione dei luoghi e l’enfasi sui brand nazionali prevalga di gran lunga rispetto a un’aggiornata presentazione di proposte eco-sostenibili per la vita urbana. Comodamente seduti in poltrone reclinabili, i visitatori all’interno dei padiglioni vedono scorrere su megaschermi immagini dalle città di tutto il mondo. Roma, Londra, Mumbai, Edmonton, Rio de Janeiro, Shanghai e molte altre, ciascuna metropoli è visivamente raccontata secondo le proprie specificità e ritmi di vita. Forse più concreto e attento al tema dell’Expo cinese il contributo dell’Unione Europea, il cui padiglione sovranazionale fornisce al pubblico dati statistici, modelli e dettagli tecnici relativi ai programmi di salvaguardia ambientale e d’intervento sul clima messi in atto dai paesi del vecchio continente.

Ancor più rappresentativo del tema della sostenibilità il caso dell’area Expo dedicata alle migliori pratiche urbane (“Urban Best Practices”): indicata con la lettera “E” e collocata sulla sponda ovest del Huangpu, la zona ospita interessanti esempi d’innovazione tecnologica finalizzati alla tutela del territorio, al risparmio energetico e, più in generale, all’efficienza nell’uso e redistribuzione delle risorse. Selezionati e presentati come i più significativi progetti d’avanguardia per uno sviluppo sostenibile delle città, tra le “migliori pratiche” spiccano le proposte di grandi gruppi aziendali, asiatici e occidentali, impegnati nella ricerca di sempre nuove soluzioni nell’ambito dei trasporti, delle costruzioni e del riciclaggio dei materiali. Seducente il progetto esposto dalla China State Shipbuilding Corporation (CSSC), che presenta il modello di un’immensa nave del futuro, concepita come una vera e propria città ecologica sul mare. Per esser più precisi, questo nuovo colosso marino appare simile a un’enorme “nave fattoria” la cui superficie, dalla poppa alla prua, è interamente ricoperta di verde, prati, orti coltivabili e spazi destinati all’uso di pale eoliche per la produzione di energia rinnovabile. Molto apprezzato anche il progetto attuato dalla città di Taipei che, avendo affrontato con successo i seri problemi legati allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, causa di uno sconfortante degrado ambientale, mostra in un breve filmato il suo programma di raccolta differenziata e riciclaggio dei materiali di scarto, incuriosendo i visitatori dell’Expo 2010 con una parete interamente costituita da un incastro di lattine e chip, colorati simboli di un’iniziativa ben riuscita che si fa quasi arte.

Composto da coni in truciolato, il padiglione “2049” (lo stesso dell’iniziativa di Taipei) è senza dubbio meno appariscente della vicina megastruttura scintillante allestita dalle aziende automobilistiche General Motors (statunitense) e SAIC (cinese) per promuovere il lancio delle proprie mini-auto alimentate da energia rinnovabile. Tuttavia, proprio la presenza all’interno del parco Expo di queste proposte che si focalizzano davvero sulla sostenibilità pare il sintomo di una nuova sensibilità ecologica da parte di una Cina ancora caratterizzata da numerose contraddizioni. Si tratta a tutti gli effetti di un Paese che vive una fase di sviluppo estremamente rapida e delicata, in cui il futuro della nazione dipenderà dal complesso equilibrio tra una comprensibile volontà di crescita e un’autentica attenzione per l’ambiente. Non a caso, il nome attribuito al padiglione “2049”, con esplicito riferimento al 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare Cinese, segnala che la nuova rivoluzione, quella per uno sviluppo sostenibile, ha come suoi eroi alcune figure di ambientalisti e animalisti di cui ci viene narrato l’impegno attraverso brevi filmati di grande impatto emotivo che combinano in modo convincente sensibilizzazione e spettacolo, costruendo al contempo una nuova mitografia nazionale.

 

 

Sara Bonanomi



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