3 maggio 2010

ZONA TORTONA. PICCOLA SALA GRANDI FILM


Botteghe storiche sostituite da megastore, piccole librerie che danno l’addio ai centri cittadini, sale cinematografiche monoschermo soppiantate da multisala e multiplex: questo sembra il destino ineludibile in un contesto sociale che risponde alle leggi del mercato e dei grandi numeri. Ma non sempre, per fortuna, è così.

In una situazione certamente non priva di difficoltà, ma con l’orgoglio di salvaguardare la tradizione di una sala cinematografica che si propone come veicolo d’idee e punto di riferimento non solo nel quartiere di Zona Tortona, ma nel territorio milanese, il Cinema Mexico continua a offrire una programmazione d’impegno sociale e di alto valore artistico, al di fuori del circuito dei grandi giri di distribuzione. Bene ci spiega cosa significa oggi dirigere una piccola sala cittadina indipendente Antonio Sancassani, che dal 1975 gestisce con passione e coraggio il Cinema Mexico in via Savona 57, che sente un po’ come una sua creatura: ‘Innanzitutto ci vuole passione e io di passione in questo mestiere ne ho messa davvero tanta. Quando ho assunto la gestione del cinema Mexico, oltre trent’anni fa, la sala era in cattive acque e a rischio di chiusura: mi sono inventato una nuova programmazione (film musicali, film in lingua originale, film di nicchia) per mantenere vivo in una zona periferica un punto di aggregazione importante per giovani e meno giovani. Ho avuto il coraggio di rischiare in prima persona per inseguire un sogno e il tempo mi ha dato ragione, anche se oggi i monoschermi sono molto penalizzati dalla concorrenza spietata delle multisala’.

La cifra della programmazione sta tutta nella ricerca di un prodotto di qualità, che incontri il gusto e la sensibilità di un pubblico impegnato e di estrazione culturale medio-alta.

Il fiuto di Sancassani come talent scout ha fatto sì che il Mexico sia diventato un vero polo di attrazione per giovani autori: un centinaio di giovani film maker negli ultimi due anni gli ha sottoposto i propri lavori, che il ‘vecchio indipendente’ – come lui stesso si definisce – visiona con pazienza e competenza e seleziona per la rassegna del lunedì, dedicata appunto ai film di giovani autori indipendenti.

Ha dato fiducia a ‘Il vento fa il suo giro’ l’opera prima autoprodotta da Giorgio Diritti, cresciuto alla scuola di Ermanno Olmi, diventato un vero caso cinematografico del passaparola con il record nazionale di due interi anni di programmazione e 60.000 spettatori. Film pluripremiato, ma che stentava a trovare attenzione: Sancassani se ne è innamorato e gli ha regalato visibilità, come ha riconosciuto lo stesso regista dedicando all’amico gestore del Mexico una parte degli applausi che hanno accompagnato i titoli di coda della prima de ‘L’uomo che verrà’, il suo nuovo film che ricostruisce l’orrore della strage di Marzabotto, una delle pagine più drammatiche della resistenza.

E con ‘L’uomo che verrà’ Diritti è tornato al Mexico, impegnandosi in prima persona a portare il suo secondo capolavoro anche nella sala che ne aveva fatto conoscere il primo, per quanto secondo le logiche di programmazione vigenti non fosse affatto scontato.

Qual è l’asso nella manica di Sancassani per i mesi a venire? ‘Ci sono cose che si muovono’ – confida non senza soddisfazione e orgoglio, ma anche con una punta di rammarico per non aver fatto in tempo a rendere partecipe il padre dei successi di questo suo cinema paradiso, voluti tenacemente da lui che non viene da una dinastia del cinema. Per ora, comunque, è felice di aver dedicato a suo padre la prima de ‘L’uomo che verrà’ e raccomanda agli spettatori di godersi queste pagine di storia e poesia, già al terzo mese di programmazione.

Rita Bramante




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